Una certa parte dell’opinione pubblica vede gli imballaggi in plastica come meno sostenibili rispetto a materiali alternativi e auspica spesso un ritorno all’utilizzo di vetro e carta. In questi casi è sempre però bene che le nostre opinioni e le nostre scelte di acquisto siano maturate su dati e fatti scientifici, perché basarci su sensazioni e credenze, potrebbe addirittura essere controproducente.
Finalmente, una ricerca del Politecnico di Milano, ci aiuta a fare chiarezza in ambito sostenibilità degli imballaggi. Vediamo insieme come.
Introduzione
La ricerca pubblicata di recente da un team di ricercatori del Politecnico di Milano, guidato dai professori Giovanni Dolci, Stefano Puricelli, Giuseppe Cecere, Camilla Tua, Floriana Fava, Lucia Rigamonti e Mario Grosso, analizza in modo approfondito il confronto tra la plastica e i materiali alternativi utilizzati nel settore degli imballaggi. Questo studio, intitolato “How does plastic compare with alternative materials in the packaging sector? A systematic review of LCA studies”, è stato pubblicato sulla rivista Waste Management & Research nel 2024.
L’obiettivo della ricerca è stato quello di comprendere lo stato dell’arte delle analisi del ciclo di vita (LCA) sugli impatti ambientali degli imballaggi, concentrandosi sul confronto tra la plastica e i materiali alternativi. Lo studio ha analizzato 53 articoli scientifici pubblicati negli anni 2019-2023, esaminando le percezioni dei consumatori e i risultati delle valutazioni LCA.
Percezioni dei consumatori e risultati LCA a confronto
I ricercatori hanno riscontrato che le percezioni dei consumatori sulla sostenibilità dei materiali di imballaggio spesso differiscono dai risultati delle analisi LCA. Infatti, frequentemente la plastica convenzionale, a un’analisi scientifica, non risulta essere la scelta meno sostenibile dal punto di vista ambientale.
Ad esempio, le bioplastiche mostrano vantaggi solo nelle categorie di impatto del cambiamento climatico. Questo perché i processi di produzione di questi materiali possono ancora avere un impatto significativo in altre categorie ambientali.
Per quanto riguarda il vetro, il suo elevato peso risulta influenzare negativamente le sue prestazioni ambientali rispetto alla leggerezza della plastica. Tuttavia, la strategia del riutilizzo si è dimostrata essenziale per ridurre gli oneri ambientali associati al vetro.
Il confronto tra plastica e metalli risulta più equilibrato, con una leggera preferenza per la plastica per gli imballaggi alimentari. Allo stesso modo, la carta è spesso risultata preferibile rispetto alla plastica, sebbene non sia adatta al confezionamento di diversi prodotti.
Per gli altri materiali, come il legno e i tessuti, il quadro è più variabile. Per essere competitivi con la plastica, i materiali alternativi richiedono miglioramenti come l’ottimizzazione dei processi produttivi, il riutilizzo e opzioni di fine vita più efficaci.
Allo stesso tempo, i polimeri riciclati potrebbero migliorare le prestazioni ambientali della plastica vergine.
Implicazioni e prospettive future
Questa ricerca evidenzia come le percezioni di sostenibilità dei consumatori non sempre corrispondano ai risultati scientifici delle analisi del ciclo di vita. Ciò significa che è fondamentale basarsi su valutazioni LCA approfondite per comprendere realmente gli impatti ambientali dei diversi materiali da imballaggio.
I risultati suggeriscono che, per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi, è necessario un approccio olistico che consideri l’intero ciclo di vita dei materiali. Ciò include l’ottimizzazione dei processi produttivi, il miglioramento delle opzioni di riutilizzo e riciclo, nonché lo sviluppo di nuove soluzioni più sostenibili.
Inoltre, i ricercatori sottolineano l’importanza di comunicare in modo chiaro e trasparente i risultati delle analisi LCA, in modo da informare adeguatamente i consumatori e le aziende sulle reali prestazioni ambientali dei diversi materiali da imballaggio.
Mario Grosso, docente di Gestione e Trattamento Rifiuti al Politecnico di Milano afferma che la plastica si conferma un materiale dalle ottime prestazioni ambientali, se usato correttamente; questo grazie alla sua leggerezza, che ne consente un utilizzo minimo per ciascun imballaggio, e all’ottimizzazione dei processi produttivi rispetto a materiali più giovani, come ad esempio le bioplastiche. Tuttavia, non bisogna dimenticare le due criticità principali, che sono la produzione a partire da risorse fossili e soprattutto l’elevata propensione all’abbandono nell’ambiente, dove richiede tempi lunghissimi per la degradazione. Abitudine che va contrastata il più possibile con attività di informazione e sensibilizzazione.
In conclusione, questa ricerca del Politecnico di Milano rappresenta un importante contributo alla comprensione della reale sostenibilità degli imballaggi. Fornisce anche preziose indicazioni per guidare le scelte future, in modo da favorire una transizione verso un modello di economia circolare nel settore degli imballaggi.