EFSA fa chiarezza sulle microplastiche: la revisione che mette in discussione la narrativa allarmistica

Negli ultimi anni, l’attenzione su microplastiche e nanoplastiche nei cibi e negli imballaggi è cresciuta esponenzialmente, spesso alimentata dai titoli allarmistici dei media. Ma cosa dice davvero la scienza? Un’importante revisione pubblicata dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha acceso i riflettori su come la maggior parte delle ricerche in questo campo sia metodologicamente debole o addirittura inaffidabile.

Cosa ha analizzato EFSA

Nel 2025 EFSA ha pubblicato una review su 122 studi selezionati tra oltre 1700 pubblicati dal 2015 in poi, focalizzati sulle micro e nanoplastiche che possono migrare dai materiali a contatto con alimenti (FCM) nei cibi. La maggior parte degli studi analizzati riguarda le microplastiche, mentre i dati sulle nanoplastiche risultano quasi assenti.

I principali problemi riscontrati

Il verdetto degli esperti EFSA è stato netto: quasi tutti gli studi che rilevano la presenza di micro e nanoplastiche nei cibi sono carenti, inaffidabili o distorti. Le principali criticità riscontrate riguardano:

  • Metodologie deboli: molti studi si basano su protocolli non standardizzati e strumenti di analisi poco precisi.
  • Errori di identificazione: frequenti casi di errata identificazione e conteggio delle particelle.
  • Contaminazioni di background: spesso i risultati sono influenzati da contaminazioni durante l’analisi, o da sostanze che imitano le microplastiche.
  • Analisi strumentale inadeguata: perfino i metodi più avanzati, come la spettroscopia Raman, possono confondere le plastiche con altre sostanze presenti nei campioni.
  • Mancanza di dati sui rischi: nessuno degli studi offre una stima affidabile dell’esposizione reale tramite alimenti, né tantomeno dimostra rischi concreti per la salute.

Secondo EFSA, “non esistono basi sufficienti, allo stato attuale, per stimare l’esposizione a micro e nanoplastiche dagli imballaggi alimentari”.

Raccomandazioni EFSA

La revisione si chiude con sei raccomandazioni per migliorare la ricerca, tra cui:

  1. Validare i protocolli di test e standard di riferimento.
  2. Sviluppare metodi affidabili per individuare nano e microplastiche, anche di dimensioni inferiori al micron.
  3. Identificare composizione, dimensione e quantità delle particelle rilevate.
  4. Testare i materiali a contatto con cibi reali, non solo acqua.
  5. Considerare possibili sostanze che imitano le microplastiche.
  6. Contestualizzare i dati: bisogna confrontare l’esposizione a microplastiche con quella ad altri potenziali contaminanti, spesso ben più rilevanti.

Il rischio della disinformazione

Un punto cruciale sollevato dalla review (e ripreso dall’approfondimento di The Firebreak) riguarda il ruolo dei media e delle campagne anti-plastica: spesso i risultati di questi studi vengono amplificati senza un vero controllo scientifico, generando allarmismo e distorcendo la percezione pubblica.

EFSA invita quindi a non sostituire la ricerca rigorosa con la paura e a promuovere una comunicazione basata su dati solidi, trasparenza e responsabilità.

Prospettive future e importanza della trasparenza

Il tema delle microplastiche resta comunque di grande attualità, anche sul piano della ricerca internazionale. EFSA sottolinea la necessità di investire in tecnologie più sofisticate e in studi multidisciplinari, coinvolgendo laboratori indipendenti e promuovendo la condivisione di dati verificabili. Solo così sarà possibile ottenere risposte affidabili per la salute pubblica e per l’ambiente.

Per i cittadini e i consumatori è fondamentale imparare a distinguere tra dati scientifici validi e narrazioni sensazionalistiche. Un approccio critico e informato è il primo passo per affrontare con serietà la sfida delle microplastiche e per supportare scelte sostenibili e consapevoli.

Conclusioni

La revisione EFSA rappresenta un importante passo avanti per ristabilire un dibattito oggettivo e scientifico sulle microplastiche negli alimenti.
Servono più ricerca, protocolli condivisi e meno sensazionalismo: solo così si potrà tutelare davvero la salute pubblica e l’ambiente, senza cedere a narrazioni fuorvianti.

La Plastica è cambiata è un progetto supportato da ALPLA, leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di soluzioni di imballaggio innovative in plastica.

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