Il sistema di deposito cauzionale (DRS): una possibile soluzione per l’Italia?
Il sistema di deposito cauzionale (DRS): una possibile soluzione per l’Italia?
Negli ultimi anni, il dibattito sull’introduzione di un sistema di deposito cauzionale (DRS) per i contenitori di bevande in Italia si è intensificato. Questo sistema, già adottato in molti Paesi europei, viene spesso indicato come una soluzione efficace per migliorare il riciclo, ridurre l’inquinamento e raggiungere gli obiettivi ambientali stabiliti dall’Unione Europea. Secondo uno studio realizzato dalla società Eunomia per la campagna “A Buon Rendere”, il DRS potrebbe portare benefici significativi, ma non mancano criticità e interrogativi sulla sua applicazione nel contesto italiano.
Quali sono i benefici ipotizzati dal DRS?
Lo studio di Eunomia presenta diversi vantaggi che il DRS potrebbe garantire, tra cui:
- Miglioramento dei tassi di riciclo: il sistema permetterebbe di raggiungere un tasso di raccolta e riciclo del 90% per le bottiglie in plastica (PET) entro il 2029, in linea con gli obiettivi europei. Si stima un aumento del tasso di riciclo del PET di oltre il 32%.
- Riduzione del littering: il DRS potrebbe ridurre l’abbandono di rifiuti nell’ambiente fino al 95%, con benefici tangibili per le città, il territorio e il turismo.
- Risparmi economici: un maggiore riciclo della plastica consentirebbe all’Italia di risparmiare oltre 100 milioni di euro all’anno sulla Plastic Tax europea, che viene applicata ai materiali non riciclati.
- Riduzione delle emissioni di CO2: il miglioramento del riciclo ridurrebbe le emissioni di gas serra di oltre 600.000 tonnellate all’anno, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico.
- Riciclo di qualità: il DRS favorirebbe un riciclo “closed loop” (da bottiglia a bottiglia), migliorando la circolarità dei materiali e riducendo la dipendenza dalle materie prime vergini.
Questi risultati, uniti al fatto che il DRS è già operativo o in fase di implementazione in 22 Paesi europei entro il 2026, lo rendono uno strumento interessante per migliorare la gestione dei rifiuti in Italia.
Le criticità da considerare
Nonostante i vantaggi ipotizzati, non tutti concordano sull’introduzione del DRS in Italia. Diverse criticità emergono dal confronto tra i sostenitori e i critici del sistema:
- L’eccellenza del riciclo italiano: molti sottolineano che l’Italia è già tra i leader europei per il riciclo complessivo dei rifiuti, grazie a un sistema di raccolta differenziata consolidato. Per alcuni, l’aggiunta del DRS potrebbe risultare ridondante e costosa.
- Costi di implementazione: lo studio stima un costo annuo di 640 milioni di euro per il DRS. Sebbene gran parte di questi costi sarebbe coperta dalla vendita dei materiali raccolti e dai depositi non riscossi, resterebbe un margine di circa 80 milioni di euro da finanziare tramite i contributi EPR. Questo potrebbe avere un impatto, seppur marginale, sui consumatori e sui produttori.
- Compatibilità con i sistemi attuali: una delle principali preoccupazioni riguarda l’integrazione del DRS con la raccolta differenziata esistente. C’è il rischio che i due sistemi si sovrappongano, generando inefficienze o costi aggiuntivi per i comuni.
Un’opportunità strategica, ma da valutare con attenzione
L’introduzione del DRS in Italia potrebbe rappresentare un passo importante verso una gestione più sostenibile dei rifiuti, contribuendo a ridurre l’inquinamento e a migliorare la qualità del riciclo. Tuttavia, è fondamentale valutare attentamente i costi e le modalità di implementazione, soprattutto in un contesto già caratterizzato da alti tassi di riciclo.
Lo studio di Eunomia offre una base solida per iniziare il dibattito, ma il tema resta aperto: come integrare il DRS nel sistema italiano senza comprometterne l’efficienza? La risposta richiederà un confronto approfondito tra istituzioni, produttori e cittadini, per garantire che la scelta finale sia realmente vantaggiosa per l’ambiente e sostenibile per il Paese.