Abbiamo deciso di affrontare il tema legato ai materiali sostitutivi della plastica perché, leggendo i commenti che riceviamo online, crediamo che molte persone pensino che materiali come il vetro o la carta siano più sostenibili della plastica. 

Il consumatore, in alcuni casi, sembra auspicare a un ritorno a un passato, pensando che sia più salutare, dove al posto dei contenitori in plastica veniva usato il vetro e la carta. 

Spesso, infatti, si pensa che questi materiali siano meno responsabili dell’inquinamento ambientale e impattino in misura minore sul Pianeta.

Ma è davvero così o è uno di quei falsi miti che noi fortemente ci impegniamo a confutare?

Questa volta vi presentiamo una ricerca condotta da McKinsey & Company, “Climate impact of plastics” che si è dedicata all’analisi delle emissioni di gas serra prodotte dalla plastica e dai materiali considerati sue alternative.

Partiamo con la premessa, più che condivisibile, che non esiste il materiale perfetto, tutti hanno i loro punti di forza, ma anche di debolezza in termini di sostenibilità. Ma è altrettanto importante avere un quadro più corretto possibile sull’impatto dei prodotti che acquistiamo e adoperiamo, per poterci permettere di fare scelte consapevoli.

Perché la ricerca di McKinsey si concentra principalmente sulle emissioni di gas serra prodotte dai diversi materiali durante il loro intero ciclo di vita?

Perché le emissioni di gas serra sono direttamente responsabili del cambiamento climatico che stiamo vivendo, è infatti per questo motivo che diversi Paesi si sono dati il comune obiettivo di raggiungere entro il 2050 la carbon neutrality, ovvero di non emettere più emissioni di CO2 di quelle che possono essere riassorbite e/o compensate.

Alla luce di questo è importante conoscere quali sono i materiali meno impattanti a livello di emissioni e considerare anche questo fattore quando si analizza la sostenibilità ambientale di un prodotto.

La ricerca di MCKinsey è stata condotta sui cinque settori con il più alto consumo di plastica: imballaggio, edilizia e costruzioni, beni di consumo durevoli, automotive e tessile.

All’interno di queste categorie sono state esaminate 14 applicazioni che prevedono l’impiego di plastica, e per le quali è possibile utilizzare anche materiali non plastici come il vetro, l’alluminio, la carta.

L’analisi in questo modo ha preso in esame prodotti e utilizzi che impiegano circa il 90% del volume globale di plastica, in modo da avere uno sguardo ampio e importante sulla tematica.

Il risultato emerso è che in 13 su 14 applicazioni la plastica produce minori emissioni dal 10% al 90% inferiori rispetto ai materiali alternativi.

La ricerca infatti prende in considerazione l’intero ciclo di vita di un prodotto, così come anche gli impatti indiretti sulla catena del valore, che significa considerare anche, ad esempio, la riduzione dello spreco alimentare quando si utilizzano imballaggi in plastica, la maggiore efficienza delle auto più leggere per l’impiego della plastica, il minor consumo energetico nelle case isolate con il poliuretano.

Ma anche non considerando questi impatti indiretti e prendendo in esame solamente le emissioni generate in fase di produzione, trasporto, utilizzo e smaltimento del prodotto a fine vita, la plastica ha comunque l’impatto più basso di gas serra in 9 delle 14 applicazioni.

Questo risultato è dovuto principalmente a due fattori:

1) la plastica richiede un minor consumo di energia, rispetto alle sue alternative, per essere prodotta;

2) la plastica, essendo leggera, mette in atto una serie di efficientamenti in fase di trasporto e stoccaggio, che i suoi ‘concorrenti’ non riescono a effettuare.

La ricerca mostra chiaramente i diversi materiali a confronto per ogni applicazione, con le relative emissioni di CO2.

Crediamo, come sempre, che uno approccio scientifico a questo argomento aiuti i consumatori ad essere informati per fare scelte davvero sostenibili. A volte ci troviamo di fronte a campagne di comunicazione che cercano di spingerci verso un materiale piuttosto che un altro e conoscere i dati scientifici ci consente di avere uno sguardo informato e autonomo sul tema.