I vantaggi del Riciclo della Plastica nel 2021 in Italia
Ogni anno Corepla, il principale consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, racconta nel suo Report di Sostenibilità i risultati raggiunti l’anno precedente.
Come era già stato anticipato, la raccolta differenziata continua a crescere, sia come Comuni serviti, che come quantità di prodotto conferita da ogni cittadino.
Vediamo anche che il riciclo diventa sempre più funzionale, infatti lo scorso anno è cresciuta sensibilmente la quota di plastica destinata al riciclo, rispetto a quella conferita a recupero energetico. Nel 2021, la raccolta degli imballaggi in plastica totali, quantificati in 1.475.747 tonnellate, con un aumento del 3% rispetto al 2020, ha visto 1.020.000 tonnellate di plastica riciclata, 314.964 tonnellate destinate al recupero energetico e il restante 14,2% presso termovalorizzatori efficienti.
Questi numeri, che già a prima vista ci dicono che stiamo raggiungendo ottimi risultati nel riciclo della plastica, a livello nazionale, ma anche nel panorama europeo, ci raccontano ancora di più se letti attraverso i benefici concreti generati in ambito ambientale ed energetico.
Il riciclo di oltre 1 tonnellata di materie plastica, ci ha consentito di:

Risparmiare sulle materie prime vergini necessarie a produrre nuova plastica
Nel 2021 la materia prima vergine risparmiata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 520.000 t. Pari a 11 miliardi di flaconi in PET per detersivi da 1 l.

Risparmiare energia
Il processo di riciclo della plastica è meno energivoro di quello per la produzione di plastica vergine, di conseguenza il risparmio energetico nel 2021 è stato stimato a circa 10.867 GWh. Pari al 2,5% della produzione annua di energia primaria in Italia.

Risparmio di spazio in discarica
Nel 2021 abbiamo evitato di occupare 34.572.733 di m3 di discarica.
Pari a circa 29 discariche di media dimensione, pari a 36 volte il volume del Colosseo.

Riduzione di emissioni di CO2
Il minore impiego di energia per la produzione di nuova plastica vergine, determina anche minori emissioni di gas climalteranti in atmosfera: nel 2021 la CO2eq evitata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 879.000 t. Pari alle emissioni prodotte da 1.017 voli A/R Roma – Tokyo.

Produzione energetica
Nel 2021, la plastica non riciclabile e destinata al recupero energetico ha prodotto nuova energia per 42 GWh, pari al consumo annuo di energia elettrica di circa 15.555 famiglie italiane.
E 86 GWh di energia termica, pari al consumo annuo di gas naturale di circa 5.823 famiglie.
Ecco come il nostro impegno quotidiano nel gestire i rifiuti in modo corretto, viene ripagato con la produzione di nuovo materiale riciclato, con il risparmio di risorse naturali, di energia e di emissioni di CO2 e con la produzione di nuovo calore e fonti energetiche.
In un’ottica più allargata e di più ampio respiro temporale, il nostro comportamento garantirà a noi e alle generazioni future di poter vivere in un pianeta più in salute, senza dover rinunciare alle comodità e al progresso portato dalla plastica.
Riduzione della Plastica: quando pochi grammi fanno la differenza
Nel mondo degli imballaggi si compiono costantemente passi in avanti nella ricerca di prodotti a minor impatto ambientale. Ma spesse volte queste novità non arrivano nemmeno alla conoscenza dei consumatori.
Oppure, se i media ne parlano, sono progressi che sono difficili da comunicare, perché è complicato far comprendere l’ampia portata di questi cambiamenti.

Un esempio chiarificatore di questa situazione è la diminuzione della plastica negli imballaggi.
Da diversi anni a questa parte, le aziende stanno adottando politiche di riduzione del peso dei packaging, sia eliminando parti superflue, sia abbassando la grammatura della plastica.
Parliamo di pochi grammi a oggetto, differenze che sono praticamente impossibili da percepire da parte del consumatore.
Eppure queste riduzioni hanno un impatto molto importante nell’ambito della sostenibilità ambientale.
È una strategia di prevenzione che consente di risparmiare tonnellate di plastica vergine, con una serie di ricadute positive su tutto il ciclo di produzione.
Il primo beneficio, come abbiamo visto, è quello di salvaguardare materia prima: la mancata produzione di plastica nuova ci permette di risparmiare le relative risorse naturali, non rinnovabili, che vengono impiegate per produrla.
Meno plastica in partenza, vuol dire anche un minor dispendio di energia, con un conseguente abbattimento dell’impronta di CO2, che sarebbe stata emessa in fase di produzione.
Confezioni più piccole o più leggere comportano anche un’ottimizzazione in fase di trasporto e una minore necessità di carburante, con un’ulteriore diminuzione di emissioni di CO2.
E sempre facendo riferimento a imballaggi più piccoli, pensiamo anche allo spazio risparmiato nelle nostre case, nei nostri bidoni, negli impianti di smaltimento e nelle discariche.
In conclusione, quei pochi grammi di plastica risparmiata a confezione senza che ce ne accorgiamo, hanno su ampia scala benefici davvero molto importanti per l’ambiente.
Vediamo alcuni esempi nel concreto.
- Le buste dei surgelati, 25 anni fa, pesavano 12,7 grammi.
Oggi pesano 7,5 grammi.
Il risparmio è del 37,5% di plastica.
5,2 grammi in meno a confezione, che su scala globale e nell’utilizzo nel corso di anni, ha portato a un risparmio di migliaia di tonnellate di plastica vergine.
Dati Corepla
- Un vasetto di yogurt, 25 anni fa, pesava 5,8 grammi.
Oggi pesa 4,8 grammi.
Il risparmio di plastica è del 17%
Dati Corepla
- Le bottiglie da mezzo litro in PET, dal 2000 al 2011, sono passate da un peso di 16,9 grammi a 9,89 grammi.
Il risparmio di plastica è pari al 47,7%.
Questo processo di alleggerimento delle bottiglie ha permesso di risparmiare circa 1,5 miliardi di kg di plastica.
Dati International Bottled Water Association (Ibwa)
- L’azienda Henkel ha deciso di ridurre il peso dei flaconi utilizzati dell’11%.
Il risparmio annuo stimato è di 480 tonnellate di plastica e 800 tonnellate di CO2 equivalente.
A questo va aggiunto che il trasporto del nuovo packaging più leggero, sarà ottimizzato con un ulteriore risparmio di emissioni di CO2.
(fonte: https://www.logisticamente.it/Articoli/13444/packaging-sostenibile-in-aumento-luso-di-plastica-da-riciclo/)
Questi che abbiamo citato sono solo alcuni esempi, per mostrarvi quanto la plastica è cambiata e sta continuando a cambiare. Anche se a volte non ce ne accorgiamo.
Speriamo con i nostri approfondimenti di farvi conoscere le novità e i progressi che migliorano ogni giorno l’impatto ambientale della plastica e che consentono a noi consumatori di beneficiare della caratteristiche di questo importante materiale, guardando anche alla salute del nostro pianeta.
I giovani e il futuro della plastica
Oggi i temi ambientali sono al centro delle agende politiche e dell’attenzione mediatica.
Ma dobbiamo ammettere che non è sempre stato così.
Le generazioni più anziane, che sono cresciute durante gli anni ’60 e ’70, sono state travolte da una rivoluzione dei consumi quasi inaspettata, che si è sviluppata in modo molto rapido e che ha visto l’entrata sul mercato di moltissimi prodotti fatti in plastica.
La sorpresa e l’entusiasmo per un benessere fino a quel momento sconosciuto, hanno sicuramente offuscato l’attenzione sulle ricadute negative di un utilizzo indiscriminato della plastica sul Pianeta.
Ed è anche per questo motivo che l’arrivo di questo nuovo materiale sul mercato di massa non è stato accompagnato da una corretta educazione alla sua gestione e da politiche adeguate in termini di impiego e di riciclo.
Oggi quelle generazioni, rappresentate dai nostri genitori o dai nostri nonni, sono quelle che più faticosamente si sono dovute impegnare nell’adattarsi a nuovi modelli di comportamento, più attenti all’impatto della plastica sull’ambiente.
La generazione dei giovani adulti invece si è formata con queste tematiche, e possiamo dire che ha ben adattato la propria vita a un utilizzo più consapevole della plastica.
È proprio questa generazione che ha portato in primo piano la necessità di creare comunità più sostenibili e che si sta impegnando, nei diversi settori chiave, per progredire nella ricerca, per creare innovazione, per strutturare processi migliori e meno impattanti sul Pianeta.

Ma è sotto gli occhi di tutti che è sicuramente la Generazione Z, quella più coinvolta dai temi di eco-sostenibilità.
Ne fanno parte il popolo di Greta Thunberg e dei FridaysForFuture, sono ragazzi preoccupati per l’esaurirsi delle risorse del Pianeta e per i cambiamenti climatici.
Sono attenti alle energie rinnovabili, alla salvaguardia degli ecosistemi e sono guidati da modelli di consumo rispettosi dei mondi animale e vegetale.
Hanno interiorizzato comportamenti virtuosi, come il riciclo, la riduzione di ciò che è superfluo, l’importanza dell’economia circolare, e sono valori che non solo portano avanti in prima persona, ma che ricercano anche nelle loro figure di riferimento e nei brand che seguono.
La Generazione Z dà un grande valore all’impegno attivo dei marchi in tema di sostenibilità ambientale, di impiego di materie prime riciclate e di riduzione di emissione di CO2.
E questo prospetta su tutti un futuro più roseo, garantendo che rimarrà alta la soglia di attenzione all’ambiente e costante la ricerca in tale senso.
Ma possiamo ritenerci soddisfatti?
È bene puntare sempre più avanti, e per quanto le generazioni dei giovani oggi si dimostrino così consapevoli e attente in termini di sostenibilità, non dimentichiamoci di coloro i quali saranno i ‘prossimi’ giovani, e quindi i bambini!

I bambini rappresentano sempre il nostro futuro perché saranno i responsabili del mondo di domani.
È per questo che è necessario educare, giocando, fin dalla primissima età, alla gestione consapevole della plastica.
L’esempio più grande viene sempre dai comportamenti che si vedono messi in atto in famiglia, per cui se un bambino osserva i genitori che svolgono una corretta raccolta differenziata, si impegnano a riciclare, privilegiano scelte rispettose, queste pratiche verranno interiorizzate fino dall’infanzia.
Ma anche la scuola ha un ruolo importante nell’informazione e nella formazione di giovanissimi individui.
È per questo che ALPLA promuove nelle scuole laboratori specifici, che educano i bambini su cosa sia la plastica e su come vada trattata, per far sì che diventi una risorsa utile per noi e per il Pianeta.
Il futuro della plastica e il futuro del Pianeta sono nelle loro mani.
I comportamenti virtuosi per gestire la plastica al meglio!
Sicuramente negli ultimi anni è cresciuta, per nostra fortuna, l’attenzione verso tematiche ambientali, che riguardano lo stato di salute del nostro pianeta, e affrontano temi fondamentali, come il cambiamento climatico e l’inquinamento.

La risonanza mediatica di questi argomenti ha reso noi consumatori più informati e sensibili, dandoci coscienza del fatto che per preservare la terra, per il nostro presente e per le generazioni future, è necessario agire adesso.
Abbassare le emissioni di CO2, ridurre i rifiuti, contenere le microplastiche, sono obiettivi che vanno affrontati a livello internazionale, coinvolgendo soprattutto quei paesi non ancora avviati al riciclo e a una gestione corretta degli scarti.
Sono sfide che vedono diversi attori coinvolti, dai governi, alle industrie, agli utilizzatori finali.
Per quanto riguarda i materiali plastici, le nostre normative nazionali, e quelle dell’Unione Europea, vanno sempre più nella direzione di regolamentare un consumo più consapevole e una corretta differenziazione della plastica da avviare al riciclo.
Allo stesso modo le aziende produttrici sono sempre più attente a progettare imballaggi più leggeri, prodotti con materiale riciclato, e quanto più possibile performanti in fase di riciclo.
Ora l’ultimo miglio spetta a noi consumatori, che con i nostri comportamenti virtuosi possiamo massimizzare gli sforzi di tutti e ridurre l’impatto ambientale della plastica.
La plastica è un materiale prezioso, impiegato in moltissimi settori e che ancora oggi è fondamentale per diverse produzioni, in campo alimentare, medicale, della componentistica per la mobilità e l’elettronica di consumo. Eliminarla è impensabile, perché non esiste, in molti casi, un materiale sostitutivo migliore, che abbia le stesse caratteristiche tecniche e che sia più vantaggioso dal punto di vista del profilo ambientale.
Ma non è l’eliminazione quello che l’ambiente ci chiede.
Sappiamo oramai che la plastica, se correttamente differenziata, può avere molte vite, riducendo così notevolmente la quantità di rifiuti, ma anche permettendo di risparmiare l’estrazione di materie prime, e l’energia e le emissioni di CO2 necessarie per la produzione di materiale vergine.
La plastica è una risorsa importante se inserita all’interno di un’economia circolare, ovvero un processo di produzione che si autoalimenta, riducendo gli sprechi e con grandi vantaggi per l’ambiente.
In questo percorso, noi consumatori abbiamo un ruolo fondamentale, proprio perché siamo l’anello che consente alla plastica di arrivare alla destinazione dove può essere riciclata.
In quest’ottica svolgere una buona differenziazione dei rifiuti è alla base del processo di riciclo.

Conoscere come funziona la raccolta differenziata nel nostro Comune, sapere dove vanno conferiti i diversi oggetti, non abbandonare i rifiuti nell’ambiente, sono doveri civili che ci coinvolgono, e che servono a garantirci salute e benessere.
Il riciclo delle materie plastiche è sicuramente importantissimo, ma non è l’unico comportamento virtuoso che noi consumatori possiamo adottare.

Con le nostre scelte d’acquisto possiamo privilegiare quelle aziende impegnate nell’utilizzo di plastica riciclata per i packaging dei loro prodotti, e che riducono il peso delle loro confezioni.
Possiamo scegliere le ricariche o i detersivi concentrati, perché quelli che possono sembrare pochi grammi di plastica in meno a imballaggio, su scala globale si traducono in tonnellate di rifiuti risparmiati.

Inoltre, i nostri comportamenti quotidiani, possono diventare delle buone abitudini con benefici importanti per il pianeta.
Possiamo imparare a riutilizzare i contenitori in plastica prima di destinarli alla spazzatura, in tanti modi.
I pack dei detersivi possono essere riempiti nuovamente con le ricariche di prodotto, ma non solo: bottiglie e contenitori vuoti possono trasformarsi in annaffiatoi, portapenne, vasi, decorazioni, e tanto altro, bastano un po’ di fantasia e manualità.

Ancora, una tendenza che ci arriva dai paesi del nord, ma che sta velocemente prendendo piede anche da noi, è quella di approcciare il mondo del ‘second hand’, soprattutto per gli oggetti in plastica non riciclabili.
Gesti semplici e piccole accortezze possono fare la differenza.
A volte pensiamo che alcune situazioni siano fuori dalla nostra portata e che le nostre scelte siano ininfluenti, invece dobbiamo comprendere che le nostre azioni non hanno un riscontro solo sulla nostra vita, ma insieme a quelle di tutti gli altri, hanno il potere di cambiare l’impatto della plastica sul pianeta.
La plastica e i suoi falsi miti
Le materie plastiche sono cambiate molto in questi ultimi anni, e così è mutata la consapevolezza di aziende produttrici e dei consumatori, sul loro impatto ambientale.
Questo ha innescato dei nuovi processi che ci vedono tutti coinvolti in ottica di riduzione, riutilizzo e riciclo della plastica.
La plastica rimane un materiale chiave per molti ambiti, dove alternative non sarebbero altrettanto funzionali sotto diversi aspetti.
Abbiamo imparato che se viene impiegata in modo responsabile e se viene riciclata il più spesso possibile dopo l’uso, è un materiale sostenibile per il nostro pianeta.
Nonostante ciò, vediamo circolare ancora molti pregiudizi o mezze verità sulla plastica, che vorremmo analizzare insieme.

1) La plastica costituisce la parte più grande dei rifiuti da imballaggio.
La realtà è che: gli imballaggi di plastica costituiscono solo una piccola parte dei rifiuti da imballaggio.
› In tutta Europa, gli imballaggi di plastica sono responsabili solo del 19% circa di tutti i nostri rifiuti da imballaggio.
› Carta e cartone contribuiscono in misura decisamente superiore rispetto alle materie plastiche alla quantità totale di rifiuti da imballaggio, aumentata solo leggermente dal 2007.

2) Vetro, carta e metallo sono più ecologici della plastica.
La realtà è che: Il PET è un materiale da imballaggio sostenibile.
› Se si confrontano i bilanci ecologici di diversi materiali da imballaggio, la plastica risulta spesso migliore di vetro o metallo.
› Nella produzione delle bottiglie per bevande di PET (alla luce del minor fabbisogno energetico), viene emessa una minore quantità di CO2 rispetto a quanto avviene nella produzione delle bottiglie di vetro.
› La plastica è molto leggera e, rispetto ad altri materiali da imballaggio, causa l’emissione di una minore quantità di CO2 durante il trasporto.
› Un grande vantaggio del PET è che è riciclabile molto bene e con un basso consumo di risorse. Nel bilancio ecologico, le bottiglie con un’alta quota di materiale riciclato sono decisamente in vantaggio.

3) L’industria non fa nulla per ridurre il consumo di plastica.
La realtà è che: Grazie alle ottimizzazioni, nell’Europa Occidentale si risparmiano ogni anno quasi 6,2 milioni di tonnellate di plastica.
› Dal 1991, gli imballaggi di plastica sono diventati mediamente più leggeri del 25% ad esempio grazie alle caratteristiche migliorate dei materiali, ai progressi nella tecnica produttiva e al design. Nella sola Europa occidentale, questo produce un risparmio di quasi 6,2 milioni di tonnellate di plastica all’anno.
› Nonostante la riduzione di peso, tutti gli imballaggi di plastica soddisfano senza eccezioni tutti i requisiti funzionali, ad esempio in fatto di igiene o di sicurezza del trasporto.
Attualmente, questo non è possibile con nessun altro materiale di imballaggio.

4) Gli imballaggi di plastica ci impediscono di raggiungere gli obiettivi relativi alla co2.
La realtà è che: Gli imballaggi in plastica sono responsabili solo di una piccola parte dell’impronta di co2 di una persona.
› Nell’UE, ogni persona è responsabile di circa 8,4 tonnellate di CO2. Rispetto al traffico, all’energia e all’alimentazione, gli imballaggi sono responsabili solo di una quota minima – pari allo 0,6%!
› Un volo di andata e ritorno da Vienna a Maiorca causa il rilascio di una quantità di CO2 pari a quella rilasciata dall’uso degli imballaggi di plastica per 11 anni circa!

5) Il consumo di petrolio per gli imballaggi di plastica è elevatissimo.
La realtà è che: Solo l’1,5% del petrolio estratto nel mondo è utilizzato per la produzione di imballaggi di plastica.
› La produzione di materie plastiche consuma molte meno risorse fossili di quanto si creda.
› Inoltre, le materie plastiche usate – contrariamente ai combustibili «consumati» – possono essere rilavorate più volte, consentendo di risparmiare le risorse.
› Con le materie plastiche a base biologica, prodotte a partire da materie prime rinnovabili, esistono inoltre delle alternative adatte alle sfide future.

6) Gli imballaggi di plastica europei inquinano i mari.
La realtà è che: L’inquinamento degli oceani è un problema strutturale, non un problema legato alle materie plastiche.
› La plastica smaltita correttamente in Paesi con sistemi di smaltimento efficienti non finisce nel mare. L’80% dei rifiuti presenti nei mari del mondo proviene dalla terraferma, soprattutto da Paesi in via di sviluppo che non dispongono di un sistema di raccolta dei rifiuti capillare.
› Per questo motivo, ALPLA è impegnata attivamente in questi Paesi per:
- lo sviluppo della consapevolezza che la plastica non è un rifiuto, bensì una preziosa materia prima
- il supporto di iniziative contro l’inquinamento dei mari
- la creazione di infrastrutture per la raccolta, la differenziazione e il riciclaggio delle materie plastiche

7) Gli imballaggi di plastica finiscono comunque in discarica.
La realtà è che: Sempre meno plastica finisce in discarica.
› In tutta Europa sono raccolti sempre più imballaggi di plastica usati.
› Solo una piccola parte di essi finisce in discarica – e la tendenza è in costante calo. Allo stesso tempo, aumentano le quote di rifiuti di plastica riciclati e termo-valorizzati.
› Con la termovalorizzazione viene sfruttata l’energia contenuta nella materie plastiche. Per le materie plastiche non più riciclabili, la termovalorizzazione deve essere preferita al conferimento in discarica.

8) Gli imballaggi di plastica sono la causa della microplastica.
La realtà è che: La fonte principale è rappresentata dai tessuti sintetici e dall’attrito degli pneumatici automobilistici.
Fonti della microplastica primaria (Fonte: IUCN 2017):
› Gli imballaggi di plastica non contribuiscono all’apporto di microplastica primaria nei mari.
› La quota di microplastica secondaria è inversamente proporzionale alla quota di imballaggi di plastica smaltiti e riciclati correttamente. Ciò che viene reintrodotto nel ciclo dei materiali non può giungere nella natura e decomporsi formando la microplastica.

9) Gli imballaggi di plastica sono pericolosi per la salute.
La realtà è che: Gli imballaggi di plastica possono addirittura proteggere la salute.
› La plastica può essere addirittura benefica per la salute: l’acqua sporca, ad esempio, può essere disinfettata con i raggi UV se imbottigliata nelle bottiglie di PET trasparenti. Questa semplice soluzione può aiutare le persone nelle regioni in cui non è garantito l’accesso all’acqua potabile pulita.
› I plastificanti, come ad esempio il bisfenolo A (BPA), sono stati identificati come nocivi. Tali sostanze non sono utilizzate né nelle bottiglie per bevande di PET né nei tappi o negli imballaggi di plastica dei prodotti per il corpo o per la casa.
› L’acetaldeide è contenuto in quantità molto ridotte nelle bottiglie di PET. Questa sostanza naturale si trova anche negli alimenti ed è generata quale prodotto intermedio del metabolismo umano.
Fonti: Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio: Domande e risposte selezionate sulle bottiglie di PET, 2015; AGPU 201, IK 2017, UBA 2013
Naturalmente la plastica, perché sia più sostenibile, non deve essere smaltita nell’ambiente, e deve essere inserita all’interno di un processo circolare di riciclo.
Così facendo la plastica diventa una risorsa, dalle numerose vite. E permette a noi di continuare a beneficiare delle sue funzionalità e caratteristiche, applicate ai più vasti settori, difficilmente sostituibili con altri materiali.
Cambia idea sulla plastica, perché lei è cambiata.
Il riciclo della plastica quanta CO2 ci fa risparmiare?
I benefici ambientali, diretti e indiretti che derivano dal recupero della plastica sono numerosi.
Vogliamo oggi concentrarci solo su un aspetto, e osservare, nello specifico, come la plastica impatta sul clima, se il riciclo della plastica può contribuire al miglioramento delle condizioni climatiche, e in che modo.
Spesso si pensa che eliminare gli imballaggi in plastica possa aiutare a proteggere il clima, vediamo insieme se è corretto o se è una credenza erronea.
Iniziamo con il dire che gli imballaggi in plastica sono responsabili solo di una piccola parte dell’impronta di CO2 di una persona.
Nell’UE, ogni persona è responsabile di circa 8,4 tonnellate di CO2. Rispetto al traffico, all’energia e all’alimentazione, gli imballaggi sono responsabili solo di una quota minima – pari allo 0,6%.
Un volo di andata e ritorno da Vienna a Maiorca causa il rilascio di una quantità di CO2 pari a quella rilasciata dall’uso degli imballaggi di plastica per 11 anni circa!
Fonti: Agenzia europea dell’ambiente, 2017; CO2 equivalente, calcolatore myclimate, 2.900 km in classe Economy, andata e ritorno, 1 persona
Gli imballaggi di plastica, inoltre, hanno nella maggior parte dei casi un bilancio di CO2 migliore rispetto alle alternative in vetro o metallo.
Grazie al peso ridotto, la plastica causa l’emissione di meno CO2 nell’intero ciclo di vita rispetto ad altri materiali da imballaggio:
– Meno CO2 rispetto agli altri materiali di imballaggio nel trasporto
– Meno CO2 rispetto agli altri materiali di imballaggio nella produzione. Ad esempio, una bottiglia di aranciata PET da 0,5 litri produce ad esempio circa 80 g di CO2 nella produzione, mentre una bottiglia di aranciata di vetro da 0,5 litri produce circa 274 g di CO2.
Le bottiglie di vetro a perdere producono addirittura 10 volte più gas serra, rispetto alle bottiglie in PET riutilizzabili. Questo perché per produrre il vetro è necessario un grande dispendio di energia, visto che il vetro fonde a una temperatura superiore al 1000°C. Ed è necessario anche il 40% di carburante in più per trasportare bottiglie in vetro, anziché in plastica.
Se poi proseguiamo nell’analisi, e ragioniamo in termini di plastica riciclata, che è l’obiettivo verso cui tutti tendiamo, i dati sono ancora migliori.
Teniamo in considerazione che durante la produzione del PET riciclato, per intenderci quello delle bottiglie per le bevande, viene generato solo un decimo delle emissioni di gas serra rispetto a quanto accade con il materiale vergine.
Il riciclo della plastica ci permette di risparmiare 1,535 kg di CO2 per kg di prodotto, contribuendo così a contrastare l’aumento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.
Il riciclaggio ha quindi un enorme potenziale e può contribuire notevolmente al raggiungimento degli obiettivi climatici.

Parlando di numeri concreti, secondo i dati Corepla del 2020, il riciclo della plastica in Italia, ci ha permesso di evitare 906.000 tonnellate di emissioni di Co2.
A cosa corrispondono questi numeri? Ad esempio alle emissioni di 43.000 voli Milano-Abu Dhabi!
È semplice arrivare alla conclusione che avviare la plastica al corretto riciclo, e impiegare la plastica riciclata negli imballaggi, ha delle ricadute positive dirette sull’ambiente in termini di clima.
Questo è uno degli aspetti per cui molte aziende utilizzano PET riciclato nel loro packaging, aumentando di anno in anno la sua quota.
Soprattutto nelle aziende dove gli imballaggi in PET pesano molto, come per esempio le aziende di beverage, aumentare la quota di plastica riciclata incide proporzionalmente su una riduzione delle loro emissioni di carbonio.
In questa direzione stanno andando aziende top player, come Henkel, Coca Cola, San Pellegrino, solo per citarne alcune.
La plastica è cambiata, le aziende che la utilizzano sono cambiate, per cambiare il suo impatto sul nostro pianeta.