Il tema dell’inquinamento marino è uno dei più sentiti e dei maggiormente trattati.

Gli ecosistemi marini sono molto importanti per la salvaguardia delle specie che ci vivono, ma sono anche essenziali per la sopravvivenza di tutto l’ambiente terrestre, perché contribuiscono alla vita del nostro pianeta e dell’uomo stesso.

Non sono solo una fonte di cibo per noi, ma contribuiscono a fornire ossigeno all’atmosfera e a bloccare alte quantità di CO2, le loro correnti contribuiscono a creare l’habitat delle coste che bagnano, condizionano il clima, insomma rappresentano un anello fondamentale della catena che garantisce la nostra esistenza sulla Terra.

È innegabile, però, che i mari siano notevolmente afflitti dal fenomeno dell’inquinamento.

E questo inquinamento è pesantemente ricondotto alla plastica.

Ma, come sempre diciamo, per trovare le soluzioni più efficaci, è utile farsi le domande giuste, come: da dove arriva la plastica che affligge i nostri oceani?

Il 46% della plastica che compone le ‘isole di plastica’ al largo degli Oceani, è composta da reti da pesca e rifiuti abbandonati o persi dai pescherecci.

Secondo una ricerca condotto dall’Università della Tasmania, che ha coinvolto le autorità che regolano la pesca e condotto numerose rilevazioni sul campo, in media ogni anno un peschereccio abbandona in mare circa il 2% delle attrezzature.

Si stima così che nel mare ci siano così tante reti da poter fare il giro della Terra, passando dall’Equatore, per 400 volte.

Il secondo modo in cui la plastica arriva in mare è attraverso i fiumi, perché è un fatto che la plastica abbandonata nell’ambiente, prima o poi finisca in acqua, e noi dobbiamo fare di tutto perché questo non accada.

Secondo gli studi, i principali ‘traghettatori’ di plastica negli oceani sono i dieci maggiori fiumi dell’Asia e dell’Africa, che ogni anno scaricano circa dodici milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Il fiume Yangtze, l’Indo, il fiume Giallo, il Nilo, il Gange, il Niger, il Mekong sono i responsabili più importanti.

Ma come si argina il problema e si affrontano in maniera risolutiva questi due aspetti?

Per i rifiuti da pesca sono in atto contromisure importanti, come convenzioni internazionali e regolamentazioni europee, che vietano lo smaltimento di attrezzi da pesca in mare e impongono l’obbligo di notifica delle reti smarrite.

Inoltre sono numerose le organizzazioni e i progetti dedicati al recupero e allo smaltimento delle reti fantasma.

Mentre, per il problema dei rifiuti trasportati dai fiumi, che provengono da quei paesi interessanti da una rapida crescita economica, sono previsti investimenti nello sviluppo di sistemi di smaltimento e riciclo maggiormente controllati, per arginare il problema dell’inquinamento.

Rimane fondamentale l’obiettivo, per tutti noi consumatori, di ridurre l’utilizzo di plastica superflua e di gestirla in modo corretto, destinandola alla raccolta differenziata quando possibile e non abbandonandola, in nessun caso, nell’ambiente.