Raccolta Differenziata della Plastica: falla bene!

La raccolta differenziata della plastica, e dei rifiuti in generale, è il primo passo fondamentale per consentire alla nostra spazzatura di essere inserita all’interno del processo di riciclo. Farla bene è quindi importante, per questo cerchiamo di seguito di darvi più informazioni utili possibili per fare una corretta raccolta differenziata e per rispondere a eventuali dubbi sul conferimento.

Noi italiani siamo dei bravi riciclatori.

L’ultimo Rapporto di Sostenibilità relativo al 2021 pubblicato da Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, riporta risultati, in termini di differenziazione dei rifiuti, molto buoni e incoraggianti.

Nel 2021 il 98% della popolazione italiana ha usufruito del servizio di raccolta differenziata, e sono state raccolte 1.475.747 tonnellate di imballaggi in plastica, con un aumento del 3% rispetto al 2020.

In media ogni italiano differenzia 24,9kg di imballaggi di plastica all’anno.

Le differenze regionali sulla propensione alla raccolta differenziata si sono assottigliate di anno in anno, e nel 2021 anche le Regioni che nel 2020 avevano una bassa raccolta pro capite hanno incrementato fortemente i loro risultati. 

Questi sono ottimi dati, ma dove allora si può ancora migliorare?

Sempre Corepla indica anche che nella raccolta differenziata sono stati rinvenuti materiali conferiti per errore pari al 9,5% del totale.

Questa frazione di rifiuti non in plastica o in plastica che non è riciclabile, può essere gestita in modo più corretto, con l’aiuto di un’informazione adeguata al consumatore, anche perché va a incidere sull’importo della tassa sui rifiuti, la TARI, che paghiamo annualmente.

Ecco allora alcune semplici indicazioni per rendere facile la raccolta differenziata e per rispondere a quelli che pensiamo possano essere i dubbi più comuni.

1) Solo Plastica da Imballaggi

In Italia, la raccolta differenziata della plastica, riguarda solamente gli imballaggi.

Ovvero tutti quegli oggetti che servono a contenere qualcosa.

Quindi via libera a conferire nel bidone della plastica: confezioni di detersivi, cosmetici, farmaci, vaschette alimentari, pellicola trasparente, sacchetti e scatole che contengono abiti e prodotti di vario tipo, pluriball e imballaggi protettivi.

Non vanno conferiti nella raccolta differenziata gli oggetti in plastica di diverso tipo.

No quindi a giocattoli, utensili da cucina, grucce, decorazioni, piccoli elettrodomestici, etc…

Quando dovete smaltire questo tipo di rifiuti, contattate il vostro Comune, perché potrebbero comunque essere destinati a una seconda vita, portandoli all’isola ecologica.

2) Separare è sempre meglio

Gli imballaggi in plastica sono progettati per essere sempre più performanti in fase di riciclo, quindi facili da smaltire. 

Possiamo però ancora trovare confezioni che usano diversi tipi di materiali, come carta e plastica insieme, come ad esempio i brick del latte in tetrapack con tappo in plastica. In questo caso è sempre meglio separare e conferire ogni materiale nel bidone appropriato.

Sembra noioso, ma in realtà è un’operazione solitamente molto veloce e… utile!

Quando dovete smaltire questo tipo di rifiuti, contattate il vostro Comune, perché potrebbero comunque essere destinati a una seconda vita, portandoli all’isola ecologica.

3) Non è necessario lavare gli imballaggi

Non sprechiamo acqua quando non è necessario.

Non serve lavare le confezioni prima di gettarle nella raccolta differenziata.

È sufficiente svuotarle del prodotto residuo. Sarà poi il centro di riciclaggio che provvederà al loro lavaggio.

4) Appiattire per la lunghezza

È consigliato schiacciare gli imballaggi per salvare spazio nei bidoni (anche in quelli casalinghi), ma è meglio appiattirli per il senso della lunghezza.

In questo modo lasciamo più superficie disponibile per il sistema di selezione ottico che utilizzano gli impianti di riciclaggio per separare i diversi tipi di plastica.

4) Chiudere con i tappi

È bene, dopo aver appiattito la bottiglia, richiuderla con il proprio tappo. In questo modo sarà meno facile che vada ‘perso’ durante la raccolta e lo smistamento dei rifiuti.

Ecco, queste sono le poche regole per fare una corretta raccolta differenziata.

Siamo convinti che l’informazione, indicazioni chiare e l’abitudine, aiutino il consumatore a gestire la plastica in modo più consapevole.

Un rifiuto trattato correttamente, ha un impatto ambientale notevolmente ridotto. Se lo facciamo tutti, il beneficio che offriamo al nostro Pianeta diventa davvero importante.   


I vantaggi del Riciclo della Plastica nel 2021 in Italia

Ogni anno Corepla, il principale consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, racconta nel suo Report di Sostenibilità i risultati raggiunti l’anno precedente.

Come era già stato anticipato, la raccolta differenziata continua a crescere, sia come Comuni serviti, che come quantità di prodotto conferita da ogni cittadino.

Vediamo anche che il riciclo diventa sempre più funzionale, infatti lo scorso anno è cresciuta sensibilmente la quota di plastica destinata al riciclo, rispetto a quella conferita a recupero energetico. Nel 2021, la raccolta degli imballaggi in plastica totali, quantificati in 1.475.747 tonnellate, con un aumento del 3% rispetto al 2020, ha visto 1.020.000 tonnellate di plastica riciclata, 314.964 tonnellate destinate al recupero energetico e il restante 14,2% presso termovalorizzatori efficienti.

Questi numeri, che già a prima vista ci dicono che stiamo raggiungendo ottimi risultati nel riciclo della plastica, a livello nazionale, ma anche nel panorama europeo, ci raccontano ancora di più se letti attraverso i benefici concreti generati in ambito ambientale ed energetico.

Il riciclo di oltre 1 tonnellata di materie plastica, ci ha consentito di:

Risparmiare sulle materie prime vergini necessarie a produrre nuova plastica

Nel 2021 la materia prima vergine risparmiata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 520.000 t. Pari a 11 miliardi di flaconi in PET per detersivi da 1 l.

Risparmiare energia

Il processo di riciclo della plastica è meno energivoro di quello per la produzione di plastica vergine, di conseguenza il risparmio energetico nel 2021 è stato stimato a circa 10.867 GWh. Pari al 2,5% della produzione annua di energia primaria in Italia.

Risparmio di spazio in discarica

Nel 2021 abbiamo evitato di occupare 34.572.733 di m3 di discarica.
Pari a circa 29 discariche di media dimensione, pari a 36 volte il volume del Colosseo.

Riduzione di emissioni di CO2

Il minore impiego di energia per la produzione di nuova plastica vergine, determina anche minori emissioni di gas climalteranti in atmosfera: nel 2021 la CO2eq evitata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 879.000 t. Pari alle emissioni prodotte da 1.017 voli A/R Roma – Tokyo.

Produzione energetica

Nel 2021, la plastica non riciclabile e destinata al recupero energetico ha prodotto nuova energia per 42 GWh, pari al consumo annuo di energia elettrica di circa 15.555 famiglie italiane.
E 86 GWh di energia termica, pari al consumo annuo di gas naturale di circa 5.823 famiglie.

Ecco come il nostro impegno quotidiano nel gestire i rifiuti in modo corretto, viene ripagato con la produzione di nuovo materiale riciclato, con il risparmio di risorse naturali, di energia e di emissioni di CO2 e con la produzione di nuovo calore e fonti energetiche.

In un’ottica più allargata e di più ampio respiro temporale, il nostro comportamento garantirà a noi e alle generazioni future di poter vivere in un pianeta più in salute, senza dover rinunciare alle comodità e al progresso portato dalla plastica.


Riduzione della Plastica: quando pochi grammi fanno la differenza

Nel mondo degli imballaggi si compiono costantemente passi in avanti nella ricerca di prodotti a minor impatto ambientale. Ma spesse volte queste novità non arrivano nemmeno alla conoscenza dei consumatori.

Oppure, se i media ne parlano, sono progressi che sono difficili da comunicare, perché è complicato far comprendere l’ampia portata di questi cambiamenti.

Un esempio chiarificatore di questa situazione è la diminuzione della plastica negli imballaggi.

Da diversi anni a questa parte, le aziende stanno adottando politiche di riduzione del peso dei packaging, sia eliminando parti superflue, sia abbassando la grammatura della plastica.

Parliamo di pochi grammi a oggetto, differenze che sono praticamente impossibili da percepire da parte del consumatore.

Eppure queste riduzioni hanno un impatto molto importante nell’ambito della sostenibilità ambientale.

È una strategia di prevenzione che consente di risparmiare tonnellate di plastica vergine, con una serie di ricadute positive su tutto il ciclo di produzione.

Il primo beneficio, come abbiamo visto, è quello di salvaguardare materia prima: la mancata produzione di plastica nuova ci permette di risparmiare le relative risorse naturali, non rinnovabili, che vengono impiegate per produrla.

Meno plastica in partenza, vuol dire anche un minor dispendio di energia, con un conseguente abbattimento dell’impronta di CO2, che sarebbe stata emessa in fase di produzione.

Confezioni più piccole o più leggere comportano anche un’ottimizzazione in fase di trasporto e una minore necessità di carburante, con un’ulteriore diminuzione di emissioni di CO2.

E sempre facendo riferimento a imballaggi più piccoli, pensiamo anche allo spazio risparmiato nelle nostre case, nei nostri bidoni, negli impianti di smaltimento e nelle discariche.

In conclusione, quei pochi grammi di plastica risparmiata a confezione senza che ce ne accorgiamo, hanno su ampia scala benefici davvero molto importanti per l’ambiente.

Vediamo alcuni esempi nel concreto.

  • Le buste dei surgelati, 25 anni fa, pesavano 12,7 grammi.
    Oggi pesano 7,5 grammi.
    Il risparmio è del 37,5% di plastica.
    5,2 grammi in meno a confezione, che su scala globale e nell’utilizzo nel corso di anni, ha portato a un risparmio di migliaia di tonnellate di plastica vergine.
    Dati Corepla

  • Un vasetto di yogurt, 25 anni fa, pesava 5,8 grammi.
    Oggi pesa 4,8 grammi.
    Il risparmio di plastica è del 17%
    Dati Corepla

  • Le bottiglie da mezzo litro in PET, dal 2000 al 2011, sono passate da un peso di 16,9 grammi a 9,89 grammi.
    Il risparmio di plastica è pari al 47,7%.
    Questo processo di alleggerimento delle bottiglie ha permesso di risparmiare circa 1,5 miliardi di kg di plastica.
    Dati International Bottled Water Association (Ibwa)

Questi che abbiamo citato sono solo alcuni esempi, per mostrarvi quanto la plastica è cambiata e sta continuando a cambiare. Anche se a volte non ce ne accorgiamo.

Speriamo con i nostri approfondimenti di farvi conoscere le novità e i progressi che migliorano ogni giorno l’impatto ambientale della plastica e che consentono a noi consumatori di beneficiare della caratteristiche di questo importante materiale, guardando anche alla salute del nostro pianeta.


Perché viene scelta la plastica per gli imballaggi?

Come abbiamo visto in diverse occasioni, la plastica viene utilizzata in moltissimi settori dell’industria, per realizzare oggetti e componenti, davvero molto vari e differenti tra loro.

Sicuramente uno dei suoi impieghi più diffusi è come materiale da imballaggio: la plastica viene utilizzata per creare le confezioni dei detersivi, delle bevande, dei prodotti alimentari, dei cosmetici, dei farmaci, che troviamo nei negozi.

Ma perché la plastica è usata così tanto negli imballaggi? E perché è preferita ad altri materiali?

Principalmente perché la plastica ha una serie di proprietà fisiche e chimiche, insieme a processi di lavorazione, che la rendono un materiale valido e conveniente per questo scopo. 

Vediamo insieme, più nel dettaglio, le caratteristiche a cui facciamo riferimento.

Iniziamo con lo spiegare, con parole semplici, cosa sia la plastica.

La plastica è composta da molecole di grandi dimensioni, chiamate polimeri. Questi polimeri si organizzano in lunghe catene che si aggrovigliano tra loro, conferendo al materiale un’elevata resistenza.

Una proprietà dei polimeri termoplastici, è quella di diventare viscosi se riscaldati, poter essere modellati con la forma desiderata e tornare rigidi, una volta raffreddati.

I polimeri della plastica non possono essere assorbiti dalla pelle, non hanno odore, né sapore.

Naturalmente esistono vari tipi di materie plastiche, con caratteristiche diverse, ma questi principi sono comuni a tutti i materiali usati per gli imballaggi e da essi derivano le qualità tanto apprezzate della plastica.

Possiamo dire che un grande vantaggio della plastica è di essere un materiale versatile, che si plasma facilmente sulle esigenze del prodotto che deve contenere e dell’azienda che lo deve commercializzare.

Una confezione può essere modellata secondo la forma più ergonomica e funzionale, così come essere colorata per risultare riconoscibile e accattivante.

Oltre a questo, la leggerezza è sicuramente una delle caratteristiche più rilevanti.

Le confezioni in plastica hanno un peso ridotto, minore rispetto a quello che avrebbero se fossero realizzate con altri materiali, e questo è un fattore di comodità per il consumatore, ma ha anche un’incidenza importante sui trasporti per far arrivare la merce a destinazione.

Un peso inferiore, in fase di trasporto, significa meno spese di carburante, e anche meno emissioni di CO2 nell’aria.

Per stoccare i prodotti, proteggerli dagli urti e dai danni, e permetterne la loro corretta conservazione, la plastica è un materiale particolarmente adatto perché è resistente

Molte volte non si pensa che un corretto packaging alimentare abbia l’importante funzione di non far deperire il prodotto e quindi di ridurre sensibilmente lo spreco alimentare.

Sempre riguardo al tema della conservazione di cibo e bevande, e di altri prodotti che entrano in contatto con il nostro organismo, come i cosmetici e i medicinali, la plastica garantisce livelli di sicurezza elevati, che rendono il suo impiego adatto per questi scopi.

La legislazione italiana, e in aggiunta misure specifiche della UE, disciplinano i materiali che possono entrare in contatto con gli alimenti, cosicché rispettino alti standard qualitativi, proprio per assicurare la salute di tutti noi.

Inoltre, la plastica è un materiale relativamente economico, che permette di non impattare in modo eccessivo sul costo dei prodotti nei confronti del consumatore finale.

La sua lavorazione richiede un dispendio di energia più contenuto rispetto alla produzione di altri materiali, con un risparmio conseguente anche in termini di CO2 rilasciata nell’aria.

Non per ultimo, la plastica da imballaggio è un rifiuto che va differenziato, e può trovare numerose nuove vite, come materiale riciclato o come combustibile, con importanti ricadute benefiche sulla sostenibilità ambientale.

Naturalmente, per godere appieno di queste proprietà, che rendono la plastica un prodotto così utile e prezioso, dobbiamo gestirla in modo consapevole, ridurre il suo utilizzo quando superfluo, continuare nella ricerca di materie prime sempre più sostenibili, e migliorare costantemente il suo processo di riciclo.

Assicuriamoci un futuro in cui la plastica e la salute del nostro pianeta non sono più in contrapposizione.


La plastica e i suoi falsi miti

Le materie plastiche sono cambiate molto in questi ultimi anni, e così è mutata la consapevolezza di aziende produttrici e dei consumatori, sul loro impatto ambientale.

Questo ha innescato dei nuovi processi che ci vedono tutti coinvolti in ottica di riduzione, riutilizzo e riciclo della plastica.

La plastica rimane un materiale chiave per molti ambiti, dove alternative non sarebbero altrettanto funzionali sotto diversi aspetti.

Abbiamo imparato che se viene impiegata in modo responsabile e se viene riciclata il più spesso possibile dopo l’uso, è un materiale sostenibile per il nostro pianeta.

Nonostante ciò, vediamo circolare ancora molti pregiudizi o mezze verità sulla plastica, che vorremmo analizzare insieme.

1) La plastica costituisce la parte più grande dei rifiuti da imballaggio.

La realtà è che: gli imballaggi di plastica costituiscono solo una piccola parte dei rifiuti da imballaggio.

› In tutta Europa, gli imballaggi di plastica sono responsabili solo del 19% circa di tutti i nostri rifiuti da imballaggio.

› Carta e cartone contribuiscono in misura decisamente superiore rispetto alle materie plastiche alla quantità totale di rifiuti da imballaggio, aumentata solo leggermente dal 2007.

2) Vetro, carta e metallo sono più ecologici della plastica.

La realtà è che: Il PET è un materiale da imballaggio sostenibile.

› Se si confrontano i bilanci ecologici di diversi materiali da imballaggio, la plastica risulta spesso migliore di vetro o metallo.

› Nella produzione delle bottiglie per bevande di PET (alla luce del minor fabbisogno energetico), viene emessa una minore quantità di CO2 rispetto a quanto avviene nella produzione delle bottiglie di vetro.

› La plastica è molto leggera e, rispetto ad altri materiali da imballaggio, causa l’emissione di una minore quantità di CO2 durante il trasporto.

› Un grande vantaggio del PET è che è riciclabile molto bene e con un basso consumo di risorse. Nel bilancio ecologico, le bottiglie con un’alta quota di materiale riciclato sono decisamente in vantaggio.

3) L’industria non fa nulla per ridurre il consumo di plastica.

La realtà è che: Grazie alle ottimizzazioni, nell’Europa Occidentale si risparmiano ogni anno quasi 6,2 milioni di tonnellate di plastica.

› Dal 1991, gli imballaggi di plastica sono diventati mediamente più leggeri del 25% ad esempio grazie alle caratteristiche migliorate dei materiali, ai progressi nella tecnica produttiva e al design. Nella sola Europa occidentale, questo produce un risparmio di quasi 6,2 milioni di tonnellate di plastica all’anno.

› Nonostante la riduzione di peso, tutti gli imballaggi di plastica soddisfano senza eccezioni tutti i requisiti funzionali, ad esempio in fatto di igiene o di sicurezza del trasporto.

Attualmente, questo non è possibile con nessun altro materiale di imballaggio.

4) Gli imballaggi di plastica ci impediscono di raggiungere gli obiettivi relativi alla co2.

La realtà è che: Gli imballaggi in plastica sono responsabili solo di una piccola parte dell’impronta di co2 di una persona.

› Nell’UE, ogni persona è responsabile di circa 8,4 tonnellate di CO2. Rispetto al traffico, all’energia e all’alimentazione, gli imballaggi sono responsabili solo di una quota minima – pari allo 0,6%!

› Un volo di andata e ritorno da Vienna a Maiorca causa il rilascio di una quantità di CO2 pari a quella rilasciata dall’uso degli imballaggi di plastica per 11 anni circa!

5) Il consumo di petrolio per gli imballaggi di plastica è elevatissimo.

La realtà è che: Solo l’1,5% del petrolio estratto nel mondo è utilizzato per la produzione di imballaggi di plastica.

› La produzione di materie plastiche consuma molte meno risorse fossili di quanto si creda.

› Inoltre, le materie plastiche usate – contrariamente ai combustibili «consumati» – possono essere rilavorate più volte, consentendo di risparmiare le risorse.

› Con le materie plastiche a base biologica, prodotte a partire da materie prime rinnovabili, esistono inoltre delle alternative adatte alle sfide future.

6) Gli imballaggi di plastica europei inquinano i mari.

La realtà è che: L’inquinamento degli oceani è un problema strutturale, non un problema legato alle materie plastiche.

› La plastica smaltita correttamente in Paesi con sistemi di smaltimento efficienti non finisce nel mare. L’80% dei rifiuti presenti nei mari del mondo proviene dalla terraferma, soprattutto da Paesi in via di sviluppo che non dispongono di un sistema di raccolta dei rifiuti capillare.

› Per questo motivo, ALPLA è impegnata attivamente in questi Paesi per:

  • lo sviluppo della consapevolezza che la plastica non è un rifiuto, bensì una preziosa materia prima
  • il supporto di iniziative contro l’inquinamento dei mari
  • la creazione di infrastrutture per la raccolta, la differenziazione e il riciclaggio delle materie plastiche

7) Gli imballaggi di plastica finiscono comunque in discarica.

La realtà è che: Sempre meno plastica finisce in discarica.

› In tutta Europa sono raccolti sempre più imballaggi di plastica usati.

› Solo una piccola parte di essi finisce in discarica – e la tendenza è in costante calo. Allo stesso tempo, aumentano le quote di rifiuti di plastica riciclati e termo-valorizzati.

› Con la termovalorizzazione viene sfruttata l’energia contenuta nella materie plastiche. Per le materie plastiche non più riciclabili, la termovalorizzazione deve essere preferita al conferimento in discarica.

8) Gli imballaggi di plastica sono la causa della microplastica.

La realtà è che: La fonte principale è rappresentata dai tessuti sintetici e dall’attrito degli pneumatici automobilistici.

Fonti della microplastica primaria (Fonte: IUCN 2017):

› Gli imballaggi di plastica non contribuiscono all’apporto di microplastica primaria nei mari.

› La quota di microplastica secondaria è inversamente proporzionale alla quota di imballaggi di plastica smaltiti e riciclati correttamente. Ciò che viene reintrodotto nel ciclo dei materiali non può giungere nella natura e decomporsi formando la microplastica.

9) Gli imballaggi di plastica sono pericolosi per la salute.

La realtà è che: Gli imballaggi di plastica possono addirittura proteggere la salute.

› La plastica può essere addirittura benefica per la salute: l’acqua sporca, ad esempio, può essere disinfettata con i raggi UV se imbottigliata nelle bottiglie di PET trasparenti. Questa semplice soluzione può aiutare le persone nelle regioni in cui non è garantito l’accesso all’acqua potabile pulita.

› I plastificanti, come ad esempio il bisfenolo A (BPA), sono stati identificati come nocivi. Tali sostanze non sono utilizzate né nelle bottiglie per bevande di PET né nei tappi o negli imballaggi di plastica dei prodotti per il corpo o per la casa.

› L’acetaldeide è contenuto in quantità molto ridotte nelle bottiglie di PET. Questa sostanza naturale si trova anche negli alimenti ed è generata quale prodotto intermedio del metabolismo umano.

Fonti: Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio: Domande e risposte selezionate sulle bottiglie di PET, 2015; AGPU 201, IK 2017, UBA 2013

Naturalmente la plastica, perché sia più sostenibile, non deve essere smaltita nell’ambiente, e deve essere inserita all’interno di un processo circolare di riciclo.

Così facendo la plastica diventa una risorsa, dalle numerose vite. E permette a noi di continuare a beneficiare delle sue funzionalità e caratteristiche, applicate ai più vasti settori, difficilmente sostituibili con altri materiali.

Cambia idea sulla plastica, perché lei è cambiata.


Il riciclo della plastica quanta CO2 ci fa risparmiare?

I benefici ambientali, diretti e indiretti che derivano dal recupero della plastica sono numerosi.

Vogliamo oggi concentrarci solo su un aspetto, e osservare, nello specifico, come la plastica impatta sul clima, se il riciclo della plastica può contribuire al miglioramento delle condizioni climatiche, e in che modo.

Spesso si pensa che eliminare gli imballaggi in plastica possa aiutare a proteggere il clima, vediamo insieme se è corretto o se è una credenza erronea.

Iniziamo con il dire che gli imballaggi in plastica sono responsabili solo di una piccola parte dell’impronta di CO2 di una persona.

Nell’UE, ogni persona è responsabile di circa 8,4 tonnellate di CO2. Rispetto al traffico, all’energia e all’alimentazione, gli imballaggi sono responsabili solo di una quota minima – pari allo 0,6%.

Un volo di andata e ritorno da Vienna a Maiorca causa il rilascio di una quantità di CO2 pari a quella rilasciata dall’uso degli imballaggi di plastica per 11 anni circa!

Fonti: Agenzia europea dell’ambiente, 2017; CO2 equivalente, calcolatore myclimate, 2.900 km in classe Economy, andata e ritorno, 1 persona

Gli imballaggi di plastica, inoltre, hanno nella maggior parte dei casi un bilancio di CO2 migliore rispetto alle alternative in vetro o metallo.

Grazie al peso ridotto, la plastica causa l’emissione di meno CO2 nell’intero ciclo di vita rispetto ad altri materiali da imballaggio:

– Meno CO2 rispetto agli altri materiali di imballaggio nel trasporto

– Meno CO2 rispetto agli altri materiali di imballaggio nella produzione. Ad esempio, una bottiglia di aranciata PET da 0,5 litri produce ad esempio circa 80 g di CO2 nella produzione, mentre una bottiglia di aranciata di vetro da 0,5 litri produce circa 274 g di CO2.

Le bottiglie di vetro a perdere producono addirittura 10 volte più gas serra, rispetto alle bottiglie in PET riutilizzabili. Questo perché per produrre il vetro è necessario un grande dispendio di energia, visto che il vetro fonde a una temperatura superiore al 1000°C. Ed è necessario anche il 40% di carburante in più per trasportare bottiglie in vetro, anziché in plastica.

Se poi proseguiamo nell’analisi, e ragioniamo in termini di plastica riciclata, che è l’obiettivo verso cui tutti tendiamo, i dati sono ancora migliori.

Teniamo in considerazione che durante la produzione del PET riciclato, per intenderci quello delle bottiglie per le bevande, viene generato solo un decimo delle emissioni di gas serra rispetto a quanto accade con il materiale vergine.

Il riciclo della plastica ci permette di risparmiare 1,535 kg di CO2 per kg di prodotto, contribuendo così a contrastare l’aumento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Il riciclaggio ha quindi un enorme potenziale e può contribuire notevolmente al raggiungimento degli obiettivi climatici.

Parlando di numeri concreti, secondo i dati Corepla del 2020, il riciclo della plastica in Italia, ci ha permesso di evitare 906.000 tonnellate di emissioni di Co2.

A cosa corrispondono questi numeri? Ad esempio alle emissioni di 43.000 voli Milano-Abu Dhabi!

È semplice arrivare alla conclusione che avviare la plastica al corretto riciclo, e impiegare la plastica riciclata negli imballaggi, ha delle ricadute positive dirette sull’ambiente in termini di clima.

Questo è uno degli aspetti per cui molte aziende utilizzano PET riciclato nel loro packaging, aumentando di anno in anno la sua quota.

Soprattutto nelle aziende dove gli imballaggi in PET pesano molto, come per esempio le aziende di beverage, aumentare la quota di plastica riciclata incide proporzionalmente su una riduzione delle loro emissioni di carbonio.

In questa direzione stanno andando aziende top player, come Henkel, Coca Cola, San Pellegrino, solo per citarne alcune.

La plastica è cambiata, le aziende che la utilizzano sono cambiate, per cambiare il suo impatto sul nostro pianeta.


Il riciclo della Plastica in Italia: dati 2020, tendenze e prospettive.

Dopo aver visto insieme come avviene il processo di riciclo della plastica, i suoi benefici in termini ambientali, e aver insistito sull’importanza di fare una corretta raccolta differenziata tra le mura domestiche, vediamo come ci comportiamo, nei fatti, in merito al riciclo in Italia.

La buona notizia è che noi italiani, siamo, a discapito dei luoghi comuni, virtuosi nella raccolta differenziata della plastica.

Siamo addirittura sul podio tra i paesi europei, secondi solo alla Germania.

Nel 2020 in Italia è stato recuperato il 95% della plastica sul mercato.

In cifre, sono state immesse al consumo 1.913.914 tonnellate di imballaggi in plastica (il 5% in meno rispetto al 2019) e ne sono state recuperate 1.820.270 tonnellate (il 4% in più rispetto al 2019).

In media ogni italiano ha differenziato 23,7kg di plastica.

Se analizziamo questo dato guardando alle singole regioni, troviamo un valore tutto sommato omogeneo: le differenze tra le regioni stanno andando man mano assottigliandosi, mostrando una maggiore propensione a comportamenti legati al riciclo, in maniera uniforme in tutta la penisola.

Delle 1.820.270 tonnellate di plastica recuperata, il 47% è stato avviato a riciclo, mentre il 48% è stato avviato a recupero energetico.

La percentuale di plastica riciclata rappresenta un valore ottimo, se si pensa che l’obiettivo richiesto dall’Unione Europea è di raggiungere il 50% entro il 2025, quindi coprire i 2 punti percentuali mancanti nei prossimi 5 anni sembra un traguardo verosimile da ottenere.

Soprattutto considerando il fatto che la quota di plastica riciclata è cresciuta di anno in anno, con tendenza positiva, che significa che sta aumentando la consapevolezza dell’importanza di differenziare i rifiuti.

Il riciclo avviene presso impianti localizzati per la maggior parte in Italia (il 74% degli impianti utilizzati è nel nostro Paese).

Gli imballaggi per i quali non esiste possibilità di riciclo vengono conferiti al recupero energetico presso impianti di termovalorizzazione efficienti, oppure vengono utilizzati come combustibile alternativo ai combustibili fossili, specialmente dai cementifici.

Abbiamo raccontato diverse volte i numerosi benefici ambientali, diretti e indiretti che derivano dal recupero della plastica: materia prima risparmiata e conseguente risparmio in energia e in emissioni di Co2, spazio prezioso non occupato nelle discariche, e soprattutto l’inserimento della plastica all’interno di un processo virtuoso di economia circolare.

Per renderci conto meglio dell’entità dei plus  elencati, vediamo in valore cosa abbiamo guadagnato nel 2020 grazie al recupero della plastica:

  • 458.000 tonnellate di materia prima risparmiata per produrre nuova plastica.
  • 34 milioni di metri cubi di discarica evitata, grazie a 1.820.270 tonnellate di imballaggi plastici che hanno trovato nuova vita.
  • 472 GWh di energia primaria risparmiata, grazie al fatto che il processo di riciclo della plastica richiede meno energia di quello per la produzione di plastica vergine.
  • 000 tonnellate di emissioni di Co2 evitate perché la plastica riciclata ha una minore impronta di carbonio rispetto allo stesso quantitativo di materiale vergine.
  • 183 gwh di energia termica + 91 GWh energia elettrica prodotta da quei rifiuti che, in quanto non riciclabili, sono destinati al recupero energetico.

Alla luce di questo andamento positivo, e delle recenti disposizioni italiane ed europee in merito alla riduzione dell’impiego della plastica e al suo riciclo, per i prossimi anni fino al 2025, Corepla prevede una riduzione di plastica immessa sul mercato, e una crescita della plastica destinata al riciclo.

A sostegno di questa visione, le imprese produttrici e le aziende che impiegano gli imballaggi in plastica stanno dando segnali concreti di perseguire questa direzione. Stanno ripensando i contenitori, per ridurne notevolmente il loro impatto ambientale.

La strada intrapresa è progettare packaging in plastica in ottica di riciclo, che quindi rendano meglio all’interno del processo di riciclo, perché fatto con materiali più facili da riciclare.

Allo stesso tempo produrre packaging funzionali creati da materiale riciclato, per rendere sempre più reale e di facile attuazione l’economia circolare.

Questa crescente attenzione al riciclo, sia tra i consumatori, che tra le aziende, mostra quanto la plastica sia cambiata e stia cambiando.