Cosa può c’entrare un rifiuto di plastica con gli abiti di stilisti affermati?
Una bottiglietta d’acqua e un costume di tendenza hanno in comune molto di più di quello che possiamo credere.
Ultimamente si sta facendo strada la necessità di pensare una nuova moda sostenibile.
Il settore del fashion ha, infatti, un grande impatto sulle risorse del Pianeta: ha elevate necessità di acqua e produce molte emissioni di CO2.
Il settore del fashion ha, infatti, un grande impatto sulle risorse del Pianeta: ha elevate necessità di acqua e produce molte emissioni di CO2.
Questi fabbisogni produttivi sono aggravati da un modello di fabbricazione e di consumo, chiamato fast fashion, che ha preso piede negli ultimi anni e che prevede la creazione di moltissimi capi d’abbigliamento, per seguire i trend dei designer più noti.
Le grandi catene di abbigliamento arrivano a preparare circa una collezione di abiti a settimana, riversando sul mercato tonnellate di abiti.
Il consumatore, d’altra parte, tentato da prezzi bassi e dalla moda del momento, è molto più portato, rispetto a una volta, all’acquisto impulsivo di capi e a liberarsene con maggiore leggerezza.
Si stima che gran parte dell’abbigliamento fast fashion finisca in discarica l’anno successivo all’acquisto.
Alla luce di questi dati, che mostrano un impatto notevole sulle risorse del nostro Pianeta, molte case produttrici hanno deciso di cercare un approccio più green, e hanno iniziato ad affacciarsi in passerella collezioni di abiti sostenibili.
Allo stesso tempo la consapevolezza è cresciuta anche nei consumatori, e la sostenibilità ha iniziato a essere un valore che viene preso in considerazione durante le nostre scelte di acquisto.
In quest’ottica il connubio tra i rifiuti in plastica e la moda è arrivato naturale, e quindi via libera a tessuti derivati dal riciclo della plastica, impiegati sia nella realizzazione di capi sportivi, ma anche super lusso.
Abbiamo visto in diverse occasioni quanti nuovi prodotti possono nascere dal riciclo della plastica, oggetti di design, nuovi imballaggi, componenti per l’industria e possiamo inserire nella lista anche filati sintetici di alta qualità.
Molte delle aziende che preparano questi filati riciclati sono italiane, accrescendo la filiera industriale legata al riciclo della plastica.
Per citarne alcune, il progetto Q-Bottles, dell’azienda piemontese Quagga, ricicla bottiglie per farne capi d’abbigliamento, o ancora l’azienda trentina Aquafil, che produce il filato Econyl, dalle reti da pesca abbandonate in mare, e che fornisce i marchi del lusso come Burberry, Gucci, e tanti altri.
Ma dobbiamo dire che molte delle principali aziende italiane produttrici di tessuti hanno una linea di filati derivati dal riciclo della plastica.
È un settore in crescita, che continua ad attirare l’attenzione di start up e dipartimenti di ricerca universitari, che costruiscono progetti dedicati al reimpiego dei rifiuti in plastica nell’industria tessile e dell’abbigliamento, continuando a cercare nuovi metodi di produzione e nuovi tessuti sempre più tech e performanti.
Se analizziamo la situazione osservando i comportamenti delle case di moda, possiamo vedere che nelle principali catene di fast fashion sono comparse collezioni create a partire da filati riciclati, e sembra che questa sia una propensione da confermare anche per il futuro: Zara ha annunciato che entro il 2025 userà tessuti sostenibili al 100% ed H&M che si impegna ad usare esclusivamente materiali di riciclo o sostenibili entro il 2030.
L’azienda Patagonia è stata l’apripista di questa tendenza, iniziando a utilizzare poliestere derivato dal riciclo di bottiglie in plastica nel 1993. Oggi è arrivata a utilizzare l’84% di tessuti di poliestere riciclato.
La nota azienda Adidas ha diverse collezioni di scarpe realizzate con materiali riciclati, come ad esempio la linea realizzata in collaborazione con l’associazione Parley for the Oceans, che utilizza plastica recuperata sulla costa, prima che possa raggiungere gli oceani, per produrre le materie prime.
H&M ha collaborato al progetto bottle2fashion, trasformando le bottiglie di plastica di tutte le isole dell’Indonesia in poliestere riciclato, e nei suoi store si trovano felpe e altri capi per bambini realizzati con questo materiale.
Ma questi sono solo alcuni esempi, in realtà le iniziative iniziano a essere davvero numerose.
Che questo possa essere il futuro della moda?E che possa contribuire a una maggiore attenzione al riciclo, e allo smaltimento dei rifiuti che sono già purtroppo presenti nell’ambiente?
Noi ce lo auguriamo, visto che rappresenta un ottimo esempio di economia circolare che risolve le necessità di due settori produttivi importanti, portando con sé benefici ambientali utili alla salute del nostro Pianeta.