Nella precedente ‘puntata’ sulla storia della plastica abbiamo visto come tra gli anni ’20 e gli anni ‘40 siano state fatte importanti scoperte nel campo delle materie plastiche e come però queste siano state totalmente assorbite dall’industria bellica, per esigenze di guerra.

Possiamo dire che il secondo dopoguerra è l’epoca in cui la plastica vede la sua maggiore esplosione, perché arriva nelle case delle persone ed entra prepotentemente a far parte degli oggetti di consumo di massa.

Anni ’50 – avviene la prima importante rivoluzione: la Formica prende il sopravvento.

La formica, che prende il nome dall’azienda Formica Corporation, fondata nel 1913 da Herbert A. e Daniel J. O’Connor, è un tipo di laminato plastico, ottenuto per policondensazione della formaldeide con la melammina.

Il risultato è un prodotto resistente all’acqua, agli agenti chimici, all’abrasione, al calore, e che può essere finito esternamente con colori e fantasie decorative.

Questo alto grado di resistenza ad agenti esterni, e la possibilità di avere un aspetto colorato e gradevole, rendono ben presto la formica il materiale preferito per la fabbricazione di arredi: tavoli, sedie, mobili per la cucina; ma anche piatti e posate.

Non per ultimo, è anche un materiale poco costoso, e così entra prepotentemente nelle case delle persone di tutto il mondo.

Nel 1953 – l’ingegnere chimico italiano Giulio Natta applica processi di polimerizzazione catalitica al polipropilene e ottiene il Polipropilene Isotattico.

Questa scoperta gli vale il premio Nobel nel 1963, assieme al tedesco Karl Ziegler, che l’anno precedente aveva isolato il Polietilene.

Per il mondo rappresenta una vera e propria rivoluzione nelle abitudini di consumo.

Il Polipropilene isotattico è meglio conosciuto con il nome ‘commerciale’ di “Moplen”, con il quale viene prodotto industrialmente, a livello mondiale, a partire dal 1957 dall’azienda Montecatini (successivamente chiamata Montedison), che ne deteneva appunto il brevetto.

Sia per le sue caratteristiche di resistenza meccanica, sia per l’economicità di lavorazione, il Moplen diventa una delle materie plastiche più utilizzate e diffuse ed entra in tutte le case sotto forma di oggetti d’uso comune, stoviglie, giocattoli e arredi.

Alcuni ancora ricorderanno che il Moplen arriva anche in televisione, dove è pubblicizzato durante il Carosello, da Gino Bramieri, con i tormentoni «E mo’, e mo’, e mo’… Moplen!» e «Ma Signora badi ben, che sia fatto di Moplen!».

Negli anni a seguire questi due materiali diventeranno il simbolo del boom economico e del benessere.

La plastica sostituirà le vecchie lavorazioni in legno e in metallo, soppianterà materiali più pregiati, come il marmo, e materie prime più rare e di origine animale, come l’avorio e la tartaruga, portando nella vita delle persone, una ventata di novità accessibile a tutti.

Non c’è da stupirsi se in quegli anni queste scoperte siano state accolte con entusiasmo e se nell’immaginario comune siano state viste come esemplificazione del concetto di ‘moderno’.

Nuovi colori, nuove funzioni in grado di semplificare la vita, e costi contenuti rivoluzioneranno per sempre usi e abitudini.

Non solo le masse subiscono la fascinazione delle materie plastiche, ma anche il design, l’arte e la moda cavalcano quest’ondata di freschezza e utilizzano questi materiali per le loro creazioni.

Basti pensare che nel 1949 viene fondata l’azienda Kartell, da Giulio Castelli, che lavora principalmente la plastica per creare quel design Made in Italy riconosciuto e celebrato in tutto il mondo.

Pochi anni dopo nascono anche le aziende Danese e Artemide, con cui collaborano designer come Enzo Mari e Bruno Munari.

Non solo le masse subiscono la fascinazione delle materie plastiche, ma anche il design, l’arte e la moda cavalcano quest’ondata di freschezza e utilizzano questi materiali per le loro creazioni.

Basti pensare che nel 1949 viene fondata l’azienda Kartell, da Giulio Castelli, che lavora principalmente la plastica per creare quel design Made in Italy riconosciuto e celebrato in tutto il mondo.

Pochi anni dopo nascono anche le aziende Danese e Artemide, con cui collaborano designer come Enzo Mari e Bruno Munari.

Il risultato sono oggetti creativi e funzionali, sempre attuali, che sono ancora oggi ospitati e studiati in musei e scuole di tutto il mondo.

Oggi il nostro approccio alla plastica è sicuramente più consapevole, e le materie plastiche stesse sono cambiate, per diventare sempre meno impattanti sul pianeta e rispondere sempre di più alle necessità di riciclo. Ma tutto questo sarà materia della… prossima puntata!