Nello scorso articolo abbiamo avuto modo di osservare come, durante gli anni ’60, la plastica sia entrata prepotentemente nei consumi di massa delle persone di tutto il mondo, rivoluzionando le abitudini e l’aspetto delle nostre case.

Negli anni successivi, il settore di maggiore applicazione delle materie plastiche si è diretto verso ambiti più tecnologici, dove la plastica è impiegata per la realizzazione di componenti sofisticati, molti dei quali possibili solo grazie al suo impiego.

Vengono, infatti, scoperti i cosiddetti ‘Tecnopolimeri’.

I tecnopolimeri sono materie plastiche dalle caratteristiche fisiche e meccaniche (rigidità, duttilità, lavorabilità, resistenza a temperature elevate, a carichi e all’invecchiamento) molto simili a quelle dei metalli, a tal punto da vederli impiegati proprio in sostituzione di quest’ultimi, in molti campi.

Inizia quindi una nuova rivoluzione, forse meno visibile agli occhi delle persone comuni, ma che ci ha permesso di raggiungere un livello di innovazione industriale senza precedenti nel 900.

A oggi conosciamo e utilizziamo diversi tecnopolimeri:

Il polimetilpentene (o TPX): utilizzato soprattutto per la produzione di apparecchiature mediche e di articoli per i laboratori clinici, poiché è resistente alle temperature di sterilizzazione e perfettamente trasparente; 

Le poliammidi: resine termoindurenti ad alte prestazioni, con un’elevata resistenza alle temperature elevate, anche per tempi molto lunghi, e all’usura. Per questo vengono utilizzate nella realizzazione di componenti per motori automobilistici o per i forni a microonde;

Il poliossimetilene o resina acetalica: molto durevole e resistente all’umidità, è utilizzato come materiale isolante e in vari campi industriali, tra cui quello alimentare;

Il polifenilene ossido: materiale che offre resistenza di alto livello al calore e agli agenti chimici è usato, ad esempio, per costruire gli chassis dei computer o i pannelli solari;

Gli ionomeri: usati per la copertura di palline da golf, membrane semipermeabili , e nastri adesivi;

I polisolfoni: materiale termoplastico ad elevata robustezza. Impiegato come dielettrico nei condensatori, e per la produzione di membrane artificiali. Poiché atossico è utilizzato anche nella produzione di biberon e contenitori per alimenti;

Il polifenilene solfuro (o PPS): per la sua elevata resistenza a vapore, agenti chimici, temperature elevate è utilizzato per la realizzazione di componenti per l’industria automobilistica, parti elettriche ed elettroniche, componenti di elettrodomestici; 

Il polibutilentereftalato: resina termoindurente utilizzata per produrre parti elettroniche, parti elettriche e ricambi auto. Gli accessori del televisore e i coperchi del motore sono esempi degli usi del composto PBT. Se rinforzato, può essere utilizzato in interruttori, prese, bobine e maniglie;

Il policarbonato: ha moltissimi impieghi, fra cui per la produzione dei caschi spaziali degli astronauti, degli scudi antiproiettile e di materiali anti-infortunistici. È usato anche per fabbricare le lenti per occhiali e macchine fotografiche.

La plastica è stata sicuramente una delle scoperte più importanti del secolo scorso, e ha contribuito in maniera decisiva alla crescita sociale ed economica degli ultimi decenni.

Le sue caratteristiche di resistenza, flessibilità, sicurezza, praticità sono state qualità chiave per lo sviluppo di processi industriali e di nuove tecnologie, e per l’ottimizzazione di settori importanti come lo stoccaggio e il trasporto di prodotti e merci.

Naturalmente negli anni si è sviluppata una diversa consapevolezza rispetto all’impatto ambientale della plastica, mai come oggi la nostra attenzione è rivolta a rendere la plastica una risorsa, che ci permetta di continuare a godere dei suoi vantaggi nella nostra vita quotidiana, ma con una maggiore attenzione al benessere del nostro pianeta. 

In questa direzione, negli ultimi anni, si sono rivolti gli sforzi degli operatori del settore della plastica. 

Le industrie produttrici di materie plastiche, così come le aziende che utilizzano la plastica per la loro produzione, o per il packaging dei loro prodotti, e la grande distribuzione sono attenti a mettere in campo soluzioni con un minor impatto ambientale e comportamenti virtuosi che ci permettano di inserire la plastica all’interno di una reale economica circolare.

Nello specifico, la ricerca messa in campo dalle aziende produttrici di materiali, ?macchine, imballaggi e manufatti plastici è continua e diretta su molteplici fronti:

– Investire direttamente sulla filiera del riciclo, avviando impianti di riciclo e producendo plastica riciclata.

– Creare packaging che si adattino meglio al processo di riciclo.
I prodotti composti da diverse tipologie di pastiche, colorati o scuri, o che impiegano determinati solventi sono più complicati da riciclare. La ricerca permette di superare questi ostacoli e di produrre imballaggi che possano essere ottimamente riciclati.

– Evitare la plastica non necessaria e ridurre il peso degli imballi, permettendo un risparmio globale di tonnellate di materiale.

– Ricercare polimeri innovativi a basso impatto ambientale, in modo da sviluppare alternative più ‘green’ possibili.

Di pari passo è cambiata anche la nostra conoscenza di consumatori, su come la plastica vada utilizzata e gestita in termini di riduzione, riuso e riciclo. Le stesse normative nazionali, e comunitarie, ci spingono verso un consumo più consapevole e una corretta differenziazione della plastica da avviare al riciclo.

In questo cruciale momento storico, siamo all’inizio di un percorso virtuoso che porterà la plastica a far parte di un processo di economia circolare che ne limiti l’impatto ambientale e che la renda una risorsa preziosa per tutti noi!

Oggi la plastica è cambiata.