Qualche settimana fa, l’acclamato giornalista Federico Rampini ha presentato un articolo che, in controtendenza rispetto a parte dell’opinione pubblica, affronta in modo netto il tema della plastica. Il titolo eloquente, “Un mondo senza plastica? Pensateci bene,” anticipa la posizione critica dell’autore su questa delicata questione.
Il breve articolo, inizialmente pubblicato sulla newsletter del giornalista, Global, e successivamente sul Corriere della Sera, offre un chiaro e puntuale resoconto delle perplessità di Rampini riguardo al modo in cui il dibattito contemporaneo tratta l’argomento della plastica in relazione alle questioni ambientali.
Il contesto dell’articolo si sviluppa dalle tensioni manifestate alla COP 28, il Vertice mondiale sull’azione per il clima tenutosi a Dubai lo scorso 1 e 2 dicembre 2023. Qui, Rampini riconosce chiaramente la polarizzazione tra due approcci distinti sulle questioni climatiche: l’ambientalismo occidentale e il pragmatismo globale, con particolare enfasi su Cina e India.
Il giornalista associa queste divergenze di prospettiva a diverse marce di crescita, evidenziando lo sviluppo economico più lento dell’Europa in contrasto con la forte e rapida espansione del Grande Sud Globale. Rampini critica ciò che chiama “estremismo ambientalista,” definendolo “quello pseudo-ambientalismo adolescenziale che predica il rispetto della Scienza ma non sa cosa sia un manuale di chimica; che descrive la Rivoluzione industriale nata in Occidente come una sciagura abominevole; che ulula sull’Apocalisse dietro l’angolo manipolando e distorcendo i dati; che demonizza lo sviluppo economico vituperando tutto il bene che esso ha fatto e sta facendo all’umanità.”
La narrazione si espande successivamente per affrontare il tema della plastica, spesso dipinta come un materiale intrinsecamente dannoso e responsabile dell’inquinamento ambientale. L’autore si basa sull’analisi di Daniel Yergin, vincitore del premio Pulitzer e autore di “The New Map: Energy, Climate, and the Clash of Nations,” per presentare una visione più equilibrata.
Rispetto alla plastica, Rampini sostiene che la responsabilità principale della sua presenza negli oceani e nelle discariche è attribuibile principalmente a paesi di Asia e Africa, che non adottano pratiche avanzate di gestione dei rifiuti. Al contrario, negli Stati Uniti e in Europa, dove il riciclo è oggetto di politiche di sensibilizzazione e regolamentazioni normative, il problema della plastica non riciclabile è stato notevolmente mitigato.
L’articolo si spinge oltre, bilanciando la critica ambientalista sulla plastica con un riconoscimento del suo ruolo fondamentale in nuove tecnologie cruciali, come le auto elettriche, i pannelli solari e le pale eoliche, e tutti quegli strumenti che ci stanno aiutando a mettere in atto la transizione energetica di cui abbiamo bisogno.
L’autore esplora ulteriormente il ruolo fondamentale della plastica in settori chiave, come l’imballaggio alimentare, l’industria medica, i trasporti e l’edilizia. Sottolinea come la plastica contribuisca alla prevenzione di contaminazioni alimentari, garantisca igiene nelle strutture mediche e costituisca la base di molti dispositivi medici salvavita, di come renda gli aerei più leggeri, riducendo il consumo di carburante e le emissioni di CO2, e di come il suo utilizzo nelle tubature sia più sicuro.
Concludendo, Rampini sottolinea che, nonostante le critiche, la plastica è stata parte integrante delle conquiste occidentali che hanno migliorato la vita di milioni di persone nel mondo. L’autore invita alla comprensione di questi aspetti, suggerendo che solo conoscendo appieno la realtà possiamo concentrarci su modi per accelerare la transizione energetica.
Infine, Rampini lancia una provocazione agli attivisti, suggerendo loro di contribuire positivamente educando sul corretto utilizzo della plastica e organizzando squadre di volontari per ripulire gli ambienti inquinati, anziché protestare in modo distruttivo.
Trovate l’articolo integrale di Federico Rampini “Un mondo senza plastica? Pensateci bene” qui: