Con il termine etichettatura ambientale si intende semplicemente l’informazione, riportata sopra ogni imballaggio destinato al consumatore, della tipologia di materiale di cui è composta la confezione e l’indicazione di dove vada smaltita, ai fini della raccolta differenziata.

Quindi, sulle confezioni, oltre alle informazioni sul prodotto contenuto, come gli ingredienti, le proprietà nutrizionali, e i luoghi di produzione e confezionamento, vanno riportati anche dati importanti sul suo packaging.

Nello specifico troviamo un codice di codifica che ci informa sul materiale di cui è composto (PET1, HDPE2, PP5, CARTA, ALLUMINIO, etc…) e una chiara indicazione per la raccolta dove va conferito (Raccolta Plastica, Raccolta Carta, Raccolta Vetro, etc…).

Spesso sono riportate anche ulteriori informazioni sulla tipologia di imballaggio (pacchetto interno, etichetta, confezione esterna, etc) e suggerimenti per fare una raccolta differenziata di qualità (separa l’etichetta, svuota l’imballaggio, etc). 

Possiamo leggere queste utili notizie perché in Italia l’etichettatura ambientale è obbligatoria.

L’11 settembre 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116, che recepisce la direttiva europea UE 2018/851 sui rifiuti, e la direttiva (UE) 2018/852 relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggio.

Precisamente, il decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116 dispone che tutti gli imballaggi siano “opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi. I produttori hanno, altresì, l’obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell’imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione.”

Questo decreto ha previsto la necessità di un periodo di transizione per permettere ai produttori di adeguarsi alla novità ed è entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2023.

Oggi quindi, i nostri cracker preferiti, i biscotti che mangiamo a colazione, o il nostro shampoo riportano obbligatoriamente le informazioni sulla composizione della confezione e sul suo corretto smaltimento.

Dove?

L’etichetta ambientale può essere riportata direttamente sul packaging, oppure tramite canali digitali, quindi sull’app del prodotto, sul suo sito web, o attraverso un Qr code apposto sulla confezione che ci rimanda a informazioni digitali.

Sicuramente una normativa che aiuta il consumatore a prendere decisioni consapevoli e a destreggiarsi meglio nella raccolta differenziata.

Ma all’interno del panorama comunitario, come si muovono in questo senso gli altri Paesi europei?

Dobbiamo dire che oltre all’Italia, solo altri 2 Paesi hanno reso obbligatoria l’etichettatura ambientale:

Conai ha redatto un report molto utile per fotografare lo stato dell’arte dell’etichettatura ambientale all’estero e dare informazioni precise anche per quelle aziende che esportano i loro prodotti fuori dall’Italia.

Il panorama è senza dubbio vario e composto da diciture, colori e simboli molto eterogenei tra di loro.

Anche se ci si aspetta una rapida evoluzione normativa, che risolva il problema e armonizzi l’etichettatura per tutta Europa.

Ancora una volta, si prevede il ricorso ai canali digitali per gestire la situazione in modo più flessibile e veloce.

Vi terremo aggiornati sulle possibili future evoluzioni.