Plastica e riciclo: come la filiera italiana crea lavoro e nuove professioni green

Plastica e riciclo: come la filiera italiana crea lavoro e nuove professioni green

Quando si parla di plastica e sostenibilità, spesso ci si concentra solo sugli aspetti ambientali o tecnologici. Eppure, c’è un altro aspetto fondamentale e spesso sottovalutato: l’impatto occupazionale e sociale della filiera della plastica in Italia. Nel pieno della transizione verso l’economia circolare, il settore non solo si conferma strategico per l’industria nazionale, ma sta anche generando nuove opportunità di lavoro, professionalità innovative e percorsi formativi inediti.

Scopriamo, dati alla mano, quanti lavorano oggi nel comparto plastica e riciclo in Italia, quali sono le nuove figure professionali nate grazie alla spinta green, e come imprese e territori stanno beneficiando di questa rivoluzione sostenibile.

I numeri della filiera della plastica in Italia

La plastica rappresenta uno dei pilastri dell’industria manifatturiera italiana. Secondo i dati Unionplast 2023,

  • circa 5.200 aziende operano nella trasformazione delle materie plastiche,
  • per un totale di 100.000 addetti diretti solo nella trasformazione.

Se si considera l’intera filiera (produzione, trasformazione, riciclo, commercializzazione, macchinari, servizi),

gli occupati salgono a oltre 150.000 su tutto il territorio nazionale
(Unionplast – Rapporto di settore 2023).

Il comparto genera ogni anno oltre 30 miliardi di euro di fatturato, confermandosi tra i settori trainanti del Made in Italy industriale.

Il riciclo delle plastiche: eccellenza italiana e motore di occupazione

L’Italia è tra i leader europei nel riciclo degli imballaggi in plastica.
Secondo Corepla, nel 2023 sono state riciclate oltre 1 milione di tonnellate di imballaggi in plastica, con un tasso di riciclo superiore al 55% (seconda in Europa dopo la Germania).

Questa filiera ha un impatto diretto sull’occupazione:

  • Oltre 2.000 addetti diretti negli impianti di selezione e riciclo Corepla.
  • Oltre 8.000 posti di lavoro considerando raccolta, logistica e aziende dell’indotto.
  • L’intera filiera del riciclo (tutti i materiali) in Italia conta oltre 213.000 posti di lavoro.

(Fonti: Corepla – Report Sostenibilità 2023; Althesys – L’Italia che Ricicla 2023)

Con l’aumento dei volumi raccolti e le nuove tecnologie di selezione e trasformazione, il settore è in costante crescita, anche grazie alle politiche europee di economia circolare e agli investimenti del PNRR.

La rivoluzione delle nuove professioni green nella plastica

L’evoluzione tecnologica, la crescita dei processi di riciclo e le sfide della sostenibilità stanno trasformando profondamente il mondo del lavoro nella filiera della plastica.

Oggi, accanto alle figure tradizionali legate alla produzione e trasformazione, stanno emergendo ruoli sempre più innovativi, spesso richiesti dalle aziende più attente alla transizione ecologica.

Pensiamo ai tecnici specializzati nella gestione degli impianti di riciclo, agli addetti all’automazione e alla selezione automatizzata dei materiali, a chi si occupa della qualità dei polimeri riciclati, ai ricercatori impegnati nello sviluppo di nuovi materiali e tecnologie più sostenibili, ai project manager che coordinano progetti legati all’economia circolare e agli esperti di logistica che ottimizzano i flussi di raccolta differenziata.

Senza dimenticare le nuove figure nella comunicazione ambientale, fondamentali per sensibilizzare cittadini, scuole e imprese sui temi della plastica responsabile.

Si tratta di un panorama professionale in rapida evoluzione, che offre concrete opportunità ai giovani e richiede competenze sia tecniche che digitali, oltre a una formazione continua e trasversale.

Formazione e nuove opportunità per i giovani

Per rispondere alla domanda di queste nuove professionalità, si stanno moltiplicando:

  • ITS e master dedicati all’economia circolare, al recycling management, alla chimica verde.
  • Corsi universitari in chimica, ingegneria dei materiali, automazione e sostenibilità ambientale.
  • Progetti di formazione continua nelle aziende e programmi di upskilling finanziati da fondi europei e regionali.

Queste nuove competenze sono sempre più richieste anche da start-up, aziende digitali e cooperative sociali impegnate nella filiera del riciclo.

Impatto sociale e ambientale della filiera

Il “nuovo mondo della plastica” non solo riduce l’impatto ambientale, ma:

  • Rigenera territori (ad esempio, impianti di riciclo in aree industriali dismesse).
  • Aumenta la legalità (meno rifiuti dispersi, più economia tracciata).
  • Stimola l’innovazione locale (collaborazioni con università, centri di ricerca, istituti tecnici).

Sfide e opportunità per il futuro

La filiera della plastica e del riciclo in Italia ha ancora margini di crescita, soprattutto se:

  • Si investe in formazione tecnica e digitale.
  • Si punta sull’innovazione nei processi di riciclo (chimico, meccanico, upcycling).

Si rafforzano le partnership pubblico-private per promuovere una filiera sempre più circolare e inclusiva.

La plastica riciclata e innovativa non è solo una questione ambientale o tecnologica, ma anche una straordinaria leva di crescita sociale ed economica per il nostro Paese.
Dai tecnici di impianto ai comunicatori ambientali, dalle startup ai grandi consorzi, la filiera è oggi protagonista di una rivoluzione: crea nuova occupazione, valorizza i giovani e offre risposte concrete alle sfide della transizione green.


Plastica e sicurezza alimentare: perché il packaging in plastica è ancora fondamentale?

Plastica e sicurezza alimentare: perché il packaging in plastica è ancora fondamentale?

Quando si parla di plastica, il dibattito pubblico si concentra spesso sugli aspetti negativi legati al suo smaltimento. Tuttavia, c’è un lato della plastica di cui si parla troppo poco: il suo ruolo cruciale nella sicurezza alimentare e nella riduzione dello spreco di cibo.

La plastica: una barriera protettiva per il cibo

Il packaging in plastica svolge una funzione fondamentale nella tutela degli alimenti. Grazie alle sue proprietà di barriera contro l’umidità, l’ossigeno e i microrganismi, la plastica protegge il cibo dalla contaminazione, ne preserva la freschezza e ne prolunga la durata. Questo significa meno sprechi e consumatori più sicuri.

Lo sapevi?

Secondo la FAO, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo va perso o sprecato ogni anno. Una parte significativa di questi sprechi avviene proprio durante la conservazione e il trasporto degli alimenti. Qui la plastica fa la differenza: un imballaggio efficace permette di trasportare cibi freschi e deperibili su lunghe distanze, mantenendo intatte le proprietà nutrizionali e organolettiche.

Meno spreco, più sostenibilità

Ridurre lo spreco alimentare è una delle sfide ambientali e sociali più urgenti. Ogni alimento gettato rappresenta uno spreco di risorse naturali, energia e lavoro umano. Utilizzare la plastica in modo responsabile, privilegiando materiali riciclabili e sistemi di raccolta efficienti, può aiutare a vincere questa sfida.

Plastica buona, se gestita correttamente

Demonizzare la plastica non è la soluzione: il vero cambiamento passa da un uso consapevole e da una corretta gestione, dal riciclo all’innovazione nei materiali. Per molti alimenti, la plastica resta oggi il miglior alleato per garantire sicurezza e qualità, proteggere la salute e combattere lo spreco.

La prossima volta che acquisti un prodotto confezionato, pensa al valore aggiunto che il packaging in plastica offre alla tua sicurezza e all’ambiente.

"Shattering the Plastics Illusion": un nuovo sguardo sul dibattito sulla plastica

"Shattering the Plastics Illusion": un nuovo sguardo sul dibattito sulla plastica

Chris DeArmitt, autore del libro “Il paradosso della plastica”, torna con un nuovo testo che affronta il controverso tema dell’impatto ambientale della plastica. “Shattering the Plastics Illusion” si basa su oltre 5000 studi peer-reviewed per fare luce su questioni cruciali.

La missione comune: sfatare i miti sulla plastica

Il libro di DeArmitt mira a sfatare i luoghi comuni sulla plastica e promuovere le buone pratiche di economia circolare. Si basa su dati scientifici per mostrare come ricerca e innovazione stiano trasformando la plastica in una risorsa preziosa per un futuro sostenibile.

I punti chiave del libro

“Shattering the Plastics Illusion” affronta diversi temi cruciali nel dibattito sulla plastica:

  • Analisi del ciclo di vita
    DeArmitt mostra come, considerando l’intero ciclo di vita, la plastica sia spesso l’opzione meno impattante rispetto ad altri materiali.
  • L’inquinamento degli oceani
    Il libro rivela che la quantità di plastica presente negli oceani è circa 1000 volte inferiore alle stime comunemente riportate.
  • Esposizione alle microplastiche
    Secondo gli studi analizzati, le microplastiche rappresentano solo lo 0,001% di ciò che ingeriamo e sono sicure quanto l’argilla o la cellulosa.

Soluzioni per un uso sostenibile della plastica

DeArmitt propone soluzioni concrete per un uso responsabile e circolare della plastica.
“Shattering the Plastics Illusion” rappresenta un contributo importante al dibattito sulla plastica, offrendo una prospettiva basata su dati scientifici. Un approccio utile per promuovere scelte informate e consapevoli verso un futuro migliore.


Il Closed Loop: Un modello circolare per il futuro della plastica

Il Closed Loop: Un modello circolare per il futuro della plastica

Il concetto di “Closed Loop” o “Ciclo Chiuso” sta guadagnando sempre più attenzione nel mondo della sostenibilità e della gestione dei rifiuti, in particolare per quanto riguarda la plastica. Questo approccio mira a creare un sistema in cui i materiali vengono continuamente riciclati, riducendo al minimo la necessità di materie prime vergini e lo smaltimento in discarica.

Nel caso della plastica, il Closed Loop prevede che i prodotti in plastica a fine vita vengano raccolti, riciclati e utilizzati per creare nuovi prodotti, innescando un ciclo virtuoso. Questo modello si contrappone all’attuale sistema “lineare” di produzione, consumo e smaltimento, che genera enormi quantità di rifiuti e inquinamento.

I vantaggi del Closed Loop sono molteplici. In primo luogo, riduce la dipendenza da risorse non rinnovabili come il petrolio, da cui deriva la maggior parte delle materie plastiche vergini. In secondo luogo, diminuisce la quantità di rifiuti plastici che finiscono in discarica o dispersi nell’ambiente, contribuendo a mitigare problemi come l’inquinamento ambientale. Infine, il Closed Loop crea opportunità economiche legate al riciclo e alla produzione di beni in plastica riciclata.

Un aspetto cruciale del Closed Loop è la sua capacità di preservare la qualità e la funzionalità dei materiali plastici nel processo di riciclo. Grazie a tecnologie avanzate e a una corretta selezione e separazione dei rifiuti plastici, è possibile ottenere plastica riciclata di alta qualità, paragonabile alla plastica vergine. Questo consente di utilizzare la plastica riciclata in un’ampia gamma di imballaggi, senza compromettere le prestazioni o la sicurezza dei prodotti.

Mantenere la qualità della plastica riciclata è fondamentale per la creazione di un vero Closed Loop, in quanto aumenta la domanda di materiali riciclati e ne favorisce l’integrazione nei processi produttivi. Inoltre, contribuisce a sfatare il mito secondo cui la plastica riciclata sarebbe sempre di qualità inferiore, incoraggiando così consumatori e aziende a scegliere prodotti in plastica riciclata.


Intervista esclusiva: Women In Plastics Italy e la sfida per un futuro più equo e sostenibile nel settore gomma-plastica

Intervista esclusiva: Women In Plastics Italy e la sfida per un futuro più equo e sostenibile nel settore gomma-plastica

Il settore gomma-plastica sta vivendo un momento di grande trasformazione, non solo dal punto di vista tecnologico e ambientale, ma anche sociale e culturale. In questo contesto, l’associazione Women In Plastics Italy si pone come punto di riferimento per le donne che lavorano nel settore, promuovendo inclusività, sostenibilità e crescita professionale.

Per approfondire gli obiettivi e le iniziative dell’associazione, abbiamo intervistato la Presidente Miriam Olivi.

Questa sarà la prima di una serie di interviste alle leader di Women In Plastics Italy, parleremo, infatti, con le Vicepresidenti Erica Canaia e Clelia Petri che condivideranno ulteriori aspetti di questo ampio settore.

1. Quali sono gli obiettivi principali di Women In Plastics Italy e come intendete raggiungerli?

La nostra associazione ha identificato tre importanti dimensioni verso cui orientare la propria missione e le proprie attività: donna, plastica e rete.

Women in Plastics è il luogo dove le donne possono esprimersi, cercare e trovare supporto, ispirazione, motivazione. Vogliamo liberare e colorare il talento femminile, per valorizzare il ruolo della donna nelle aziende e nella società.

La plastica è il secondo fattore comune: un materiale sotto assedio, che però è parte della nostra quotidianità, privata e professionale, su cui riteniamo necessario provare a fare chiarezza. Le WIPS sono esperte che possono raccontare la verità e scardinare molti pregiudizi che spesso spostano indebitamente i canoni della sostenibilità e depistano l’opinione pubblica.

Women in Plastics è, non da ultimo, un canale di solidarietà e apertura, di tipo umano, relazionale, professionale, istituzionale. Le connessioni che stiamo attivando ci arricchiscono di competenze e conoscenze. Anche le aziende associate riconoscono il valore di fare parte del nostro dirompente networking.

Questi scopi sono ampiamente descritti nello Statuto e nel Manifesto di Women in Plastics Italy, documenti costitutivi con cui ogni associato si impegna a essere una parte attiva in questo progetto, con valori così cruciali per il nostro futuro.

2. In che modo l'associazione promuoverà una cultura di inclusività e sostenibilità nel settore gomma-plastica?

Le nostre attività sono innumerevoli. Contiamo molto sull’educazione e la formazione, con corsi mirati che potenzino le hard e soft skills delle donne. Organizziamo mensilmente speech tematici on-line, per sensibilizzare e acculturare su argomenti di interesse generale, in linea con i nostri obiettivi. Degli esempi? Abbiamo parlato di gender-gap, di riciclo dei materiali, di attività di recruiting, di benessere psico-fisico.

Come Wips, testimoniamo attivamente l’inclusività nelle nostre aziende, incentivando buone pratiche di conciliazione e di collaborazione. Il binomio donna-plastica ci permette di rimanere concentrate su un focus che fa parte della nostra quotidianità anche professionale. Il settore di cui facciamo parte, infatti, ci percepisce già come molto presenti e dinamiche. Il nostro messaggio e il nostro attivismo stanno sensibilizzando molto anche altre nazioni: sono stata invitata, per esempio, a varie conferenze internazionali per raccontare il progetto Women in Plastics e ispirare altre donne nel settore manifatturiero globale. In questi pochi mesi, abbiamo lavorato molto anche sull’aspetto comunicativo e mediatico, per allargare il coinvolgimento e condividere le nostre iniziative.

L’inclusività è un dato di fatto: l’Associazione è aperta a tutti. Donne in qualsiasi ruolo e posizione, anche di altri settori, ma anche uomini e aziende. Chiunque voglia contribuire ad un futuro rispettoso e sostenibile può unirsi ed aiutarci.

3. Quali iniziative avete in programma per sostenere e formare le nuove generazioni di professioniste del settore?

Ci stiamo aprendo alle collaborazioni con gli istituti scolastici ed universitari.
Siamo, per esempio, ente patrocinatore del progetto Effe promosso dall’Università Bicocca di Milano e rivolto alle adolescenti. La prossima estate alcune nostre associate saranno presenti al campus di Milano per confrontarsi con le partecipanti in occasione di alcuni business lunch. Personalmente, sarò a Bari a settembre per guidare un gruppo di studentesse in un hackaton di fine campus, una competizione che le vedrà sfidarsi nella realizzazione di un business plan. Anche ad Algeri, durante un evento fieristico, abbiamo radunato alcune studentesse dell’Università di Scienze e Tecnologia, per illustrare le tecnologie e le innovazioni italiane nell’ambito dei processi dei materiali plastici: speriamo di dar seguito a questo incontro, permettendo loro di effettuare dei tirocini in Italia.

Stiamo poi veicolando borse di studio di altre associazioni.

Women in Plastics Itay è aperta, con tariffe agevolate, anche alle giovani: entrare nel nostro networking può risultare un’ottima occasione per conoscere donne di successo, farsi guidare, introdurre, supportare. Significa anche lasciarsi coinvolgere da un comparto tecnologico e sempre più innovativo, in cui orientare futuro e carriera.

Conclusione:

L’intervista con la Presidente Miriam Olivi ci ha permesso di comprendere meglio il ruolo cruciale che Women In Plastics Italy svolge nel promuovere un cambiamento positivo nel settore gomma-plastica.

Attraverso iniziative di formazione, sostegno alle nuove generazioni e promozione delle buone pratiche, l’associazione si impegna a costruire un futuro più equo e sostenibile per tutte le professioniste del settore.

Restate sintonizzati per le prossime interviste con le Vicepresidenti Erica Canaia e Clelia Petri, che approfondiranno ulteriori aspetti legati al riciclo delle materie plastiche e alle opportunità di crescita professionale nel settore delle termoplastiche.


Importazioni di plastica riciclata: una minaccia per il settore del riciclo europeo

Importazioni di plastica riciclata: una minaccia per il settore del riciclo europeo

L’industria del riciclo della plastica in Europa si trova ad affrontare una sfida crescente posta dall’importazione di materiale riciclato da paesi extra-UE. Secondo l’associazione dei riciclatori europei di materie plastiche (Plastics Recyclers Europe), questa situazione sta mettendo a dura prova il settore, con il rischio di chiusura per molti impianti di riciclo.

Uno dei principali nodi critici riguarda i controlli sulle importazioni di plastica riciclata. In alcuni casi, questi materiali importati non soddisfano gli standard di sostenibilità e sicurezza dell’UE e sono accompagnati da dichiarazioni di origine non sempre verificabili. Questo consente loro di entrare nel mercato europeo a prezzi più competitivi rispetto al materiale riciclato prodotto internamente.

I dati mostrano che le importazioni di polimeri riciclati e vergini rappresentano attualmente oltre il 20% del consumo di polimeri nell’UE, mentre la produzione interna di materiale riciclato ha registrato una diminuzione del 5%. Questo ha portato a un rallentamento nella crescita della capacità di riciclo e alla chiusura di alcuni impianti.

Per affrontare questa sfida, l’associazione dei riciclatori europei ha richiesto all’UE di valutare l’introduzione di controlli più rigorosi sulle importazioni e di considerare eventuali restrizioni per i materiali non conformi agli standard europei. L’obiettivo è quello di proteggere un settore che conta circa 850 impianti, oltre 30.000 addetti e un fatturato di oltre 9,1 miliardi di euro.

L’UE ha fissato obiettivi ambiziosi per l’economia circolare e la sostenibilità, con traguardi importanti da raggiungere entro il 2025. Per realizzare questi obiettivi, è fondamentale che il riciclo della plastica sia riconosciuto come un settore strategico e che vengano adottate misure per garantire condizioni di concorrenza eque.

Sarà interessante osservare come l’UE affronterà questa sfida, bilanciando la necessità di proteggere l’industria del riciclo interna con gli impegni verso un commercio aperto e globale. Le decisioni prese avranno un impatto significativo sul futuro dell’economia circolare e sulla capacità dell’Europa di raggiungere i suoi obiettivi di sostenibilità.


Nel 2023 l’Italia impiega il 22,9% di plastiche rigenerate

Nel 2023 lItalia impiega il 22,9% di plastiche rigenerate

L’Italia si conferma ai vertici europei nell’utilizzo di plastica riciclata, dimostrando un forte impegno verso un’economia più circolare. Secondo il rapporto “Materie plastiche riciclate utilizzate in Italia” di IPPR – Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, nel 2023 l’industria di trasformazione nazionale ha impiegato ben 1,337 milioni di tonnellate di plastiche rigenerate in sostituzione delle plastiche vergini.

Il tasso di impiego della plastica riciclata sul totale delle materie plastiche impiegate raggiunge il 22,9%, registrando un aumento significativo del +0,8% rispetto al 2022 e del +4,1% rispetto al 2021. Questi dati confermano il ruolo di leadership dell’Italia nel riciclo della plastica a livello europeo.

I settori che fanno maggior uso di plastiche riciclate sono l’imballaggio, che rappresenta il 37% del totale, seguito dall’edilizia con il 26%. L’igiene e arredo urbano si attesta al 12%, mentre i casalinghi, il mobile e l’arredamento raggiungono il 9%. Altri settori come agricoltura, tessile e articoli tecnici rappresentano, ognuno, una quota compresa tra il 3 e il 4%.

Nonostante le sfide legate ai costi energetici e all’approvvigionamento di materie prime seconde, l’Italia continua a fare passi da gigante nella direzione di un’economia sempre più sostenibile e circolare. Il potenziale di crescita dell’uso di plastica riciclata è ancora elevato, e l’Italia si posiziona come esempio virtuoso per gli altri paesi europei.

Il rapporto completo “Materie plastiche riciclate utilizzate in Italia” di IPPR offre un’analisi approfondita dei dati e delle tendenze nel settore del riciclo della plastica, confermando il ruolo chiave dell’Italia in questo ambito.


Il sistema di deposito cauzionale (DRS): una possibile soluzione per l’Italia?

Il sistema di deposito cauzionale (DRS): una possibile soluzione per lItalia?

Negli ultimi anni, il dibattito sull’introduzione di un sistema di deposito cauzionale (DRS) per i contenitori di bevande in Italia si è intensificato. Questo sistema, già adottato in molti Paesi europei, viene spesso indicato come una soluzione efficace per migliorare il riciclo, ridurre l’inquinamento e raggiungere gli obiettivi ambientali stabiliti dall’Unione Europea. Secondo uno studio realizzato dalla società Eunomia per la campagna “A Buon Rendere”, il DRS potrebbe portare benefici significativi, ma non mancano criticità e interrogativi sulla sua applicazione nel contesto italiano.

Quali sono i benefici ipotizzati dal DRS?

Lo studio di Eunomia presenta diversi vantaggi che il DRS potrebbe garantire, tra cui:

  • Miglioramento dei tassi di riciclo: il sistema permetterebbe di raggiungere un tasso di raccolta e riciclo del 90% per le bottiglie in plastica (PET) entro il 2029, in linea con gli obiettivi europei. Si stima un aumento del tasso di riciclo del PET di oltre il 32%.
  • Riduzione del littering: il DRS potrebbe ridurre l’abbandono di rifiuti nell’ambiente fino al 95%, con benefici tangibili per le città, il territorio e il turismo.
  • Risparmi economici: un maggiore riciclo della plastica consentirebbe all’Italia di risparmiare oltre 100 milioni di euro all’anno sulla Plastic Tax europea, che viene applicata ai materiali non riciclati.
  • Riduzione delle emissioni di CO2: il miglioramento del riciclo ridurrebbe le emissioni di gas serra di oltre 600.000 tonnellate all’anno, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico.
  • Riciclo di qualità: il DRS favorirebbe un riciclo “closed loop” (da bottiglia a bottiglia), migliorando la circolarità dei materiali e riducendo la dipendenza dalle materie prime vergini.

Questi risultati, uniti al fatto che il DRS è già operativo o in fase di implementazione in 22 Paesi europei entro il 2026, lo rendono uno strumento interessante per migliorare la gestione dei rifiuti in Italia.

Le criticità da considerare

Nonostante i vantaggi ipotizzati, non tutti concordano sull’introduzione del DRS in Italia. Diverse criticità emergono dal confronto tra i sostenitori e i critici del sistema:

  • L’eccellenza del riciclo italiano: molti sottolineano che l’Italia è già tra i leader europei per il riciclo complessivo dei rifiuti, grazie a un sistema di raccolta differenziata consolidato. Per alcuni, l’aggiunta del DRS potrebbe risultare ridondante e costosa.
  • Costi di implementazione: lo studio stima un costo annuo di 640 milioni di euro per il DRS. Sebbene gran parte di questi costi sarebbe coperta dalla vendita dei materiali raccolti e dai depositi non riscossi, resterebbe un margine di circa 80 milioni di euro da finanziare tramite i contributi EPR. Questo potrebbe avere un impatto, seppur marginale, sui consumatori e sui produttori.
  • Compatibilità con i sistemi attuali: una delle principali preoccupazioni riguarda l’integrazione del DRS con la raccolta differenziata esistente. C’è il rischio che i due sistemi si sovrappongano, generando inefficienze o costi aggiuntivi per i comuni.

Un’opportunità strategica, ma da valutare con attenzione

L’introduzione del DRS in Italia potrebbe rappresentare un passo importante verso una gestione più sostenibile dei rifiuti, contribuendo a ridurre l’inquinamento e a migliorare la qualità del riciclo. Tuttavia, è fondamentale valutare attentamente i costi e le modalità di implementazione, soprattutto in un contesto già caratterizzato da alti tassi di riciclo.

Lo studio di Eunomia offre una base solida per iniziare il dibattito, ma il tema resta aperto: come integrare il DRS nel sistema italiano senza comprometterne l’efficienza? La risposta richiederà un confronto approfondito tra istituzioni, produttori e cittadini, per garantire che la scelta finale sia realmente vantaggiosa per l’ambiente e sostenibile per il Paese.


2025, l’anno del cambiamento per le bottiglie in plastica

2025, lanno del cambiamento per le bottiglie in plastica

Durante il 2025 assisteremo a un importante cambiamento per le bottiglie in plastica: una trasformazione che tocca non solo il design, ma soprattutto la loro composizione. Dopo l’introduzione dei “tethered caps” (i tappi legati alle bottiglie) per ridurre la dispersione dei rifiuti, ora l’Europa fissa un nuovo traguardo: integrare almeno il 25% di materiale riciclato nelle bottiglie in PET.

Questo obiettivo fa parte del Regolamento UE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, che mira a rendere il packaging più sostenibile e a favorire l’economia circolare.

Ma non finisce qui: entro il 2030, questa quota salirà al 30%, segnando un ulteriore passo avanti verso un futuro più sostenibile. Questo significa che ogni volta che utilizzeremo una bottiglia in plastica, contribuiremo a ridurre i rifiuti e a dare nuova vita ai materiali già esistenti.

Questa transizione non è solo una questione di regolamento, ma un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la plastica. Noi consumatori potremo fare scelte più consapevoli, avendo a disposizione prodotti che rispettano questi standard.

Una piccola percentuale può fare una grande differenza. Siamo pronti a vedere le bottiglie in plastica cambiare per il bene del pianeta?


L'Italia è un'eccellenza europea nel riciclo della plastica, seconda solo alla Germania

L'Italia è un'eccellenza europea nel riciclo della plastica, seconda solo alla Germania

L’Italia si conferma leader nel riciclo degli imballaggi in plastica, posizionandosi al secondo posto in Europa, dietro solo alla Germania. Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie all’impegno di tutti, consumatori, istituzioni e aziende.

Nell’anno 2023, COREPLA ha recuperato ben 1,3 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica, riciclandone circa 750.000 tonnellate. Questo risultato ha permesso di risparmiare 533.000 tonnellate di materie prime vergini, un contributo significativo verso un’economia più sostenibile e meno dipendente dai combustibili fossili.

Tuttavia, c’è ancora margine di miglioramento.

COREPLA stima che ci sia un potenziale di oltre 300.000 tonnellate di plastica che potrebbe essere riciclata se fosse disponibile un numero maggiore di impianti. In questo senso, i progetti di economia circolare previsti dal PNRR potrebbero dare una spinta importante, incoraggiando la creazione di “distretti circolari” per riutilizzare completamente i sottoprodotti del riciclo.

L’Italia ha dimostrato di essere all’avanguardia nel riciclo della plastica, e per consolidare questa posizione di eccellenza è fondamentale continuare a investire in infrastrutture e tecnologie innovative. Solo così potremo costruire un futuro più sostenibile, riducendo l’impatto ambientale e valorizzando al massimo le risorse che abbiamo a disposizione.