Continuiamo a sfatare i Falsi Miti sulla plastica: nuove verità dietro le Fake News

I filati sintetici come il poliestere, il nylon e l’elastan sono pilastri dell’industria tessile moderna, apprezzati per le loro performance, versatilità e convenienza.

Ci è già capitato di pubblicare un articolo dove abbiamo esaminato alcune delle fake news più comuni sulla plastica, fornendo informazioni accurate per una migliore comprensione di questo materiale. Continuiamo la nostra missione di confutare false verità e pregiudizi sulla plastica, affrontando nuovi falsi miti che circondano questo materiale versatile.

Falso Mito 1: la plastica impiega migliaia di anni per decomporsi.

Verità: i tempi di decomposizione della plastica variano notevolmente a seconda del tipo di plastica e delle condizioni ambientali. Tuttavia, è vero che molte plastiche tradizionali possono persistere nell’ambiente per lunghi periodi se non vengono smaltite correttamente. La soluzione è promuovere il riciclo e lo smaltimento responsabile.

Falso Mito 2: la plastica è tossica per il nostro organismo.

Verità: non tutte le plastiche sono tossiche. Le plastiche per uso alimentare, come ad esempio il PET, sono sottoposte a rigorosi test di sicurezza e sono considerate sicure per il contatto con gli alimenti. Tuttavia, è importante utilizzare le plastiche in modo appropriato, seguendo le indicazioni del produttore.

Falso Mito 3: la plastica è il principale responsabile del cambiamento climatico.

Verità: sebbene la produzione e lo smaltimento della plastica contribuiscano alle emissioni di gas serra, non sono i principali responsabili del cambiamento climatico. Secondo i dati dell’UE, gli imballaggi in plastica sono responsabili solo dello 0,6% dell’impronta di carbonio di una persona. Altri fattori, come il traffico, la produzione di energia e l’agricoltura, hanno un impatto molto più significativo.

Anzi, alcuni materiali sostitutivi della plastica, come il vetro, generano, in fase di produzione e trasporto, emissioni di CO2 fino a 10 volte maggiori: le reali responsabili del cambiamento climatico.

Falso Mito 4: la plastica riciclata è di qualità inferiore rispetto alla plastica vergine.

Verità: la plastica riciclata può avere proprietà simili alla plastica vergine, a seconda del processo di riciclo e del tipo di plastica. Le tecnologie di riciclo avanzate, e i cicli di riciclo dedicati a uno stesso materiale, come ad esempio il ‘Bottle to Bottle’, consentono di ottenere plastica riciclata di alta qualità, adatta a molteplici applicazioni. Molte aziende stanno aumentando l’uso di plastica riciclata nei loro prodotti, contribuendo alla riduzione dei rifiuti e alla conservazione delle risorse.

Falso Mito 5: la plastica riciclata non può andare a contatto con gli alimenti.

Verità: la plastica riciclata può essere utilizzata per produrre imballaggi alimentari, a condizione che rispetti rigorosi standard di sicurezza e purezza. Il processo di riciclo delle plastiche destinate al contatto con gli alimenti è altamente regolamentato e prevede passaggi specifici per garantire la rimozione di contaminanti e impurità. La plastica riciclata utilizzata per gli imballaggi alimentari deve essere conforme alle normative europee sulla sicurezza alimentare, come il regolamento (CE) n. 1935/2004 e il regolamento (UE) n. 10/2011.

Continuando a sfatare i falsi miti sulla plastica, possiamo promuovere una maggiore consapevolezza e prendere decisioni informate riguardo all’uso e allo smaltimento di questo materiale. Riconoscendo i fatti e separandoli dalle fake news, possiamo affrontare in modo efficace le sfide legate alla plastica e trovare soluzioni sostenibili. Attraverso l’innovazione, l’educazione e la collaborazione, possiamo sfruttare i vantaggi della plastica riducendo al minimo il suo impatto ambientale e costruendo un futuro più sostenibile per tutti.


Plastica: da nemico a risorsa preziosa

La plastica, un materiale onnipresente nella nostra vita quotidiana, ha subito una significativa evoluzione nella percezione pubblica negli ultimi decenni. Inizialmente acclamata come una rivoluzionaria invenzione che avrebbe semplificato la nostra esistenza, la plastica è gradualmente diventata sinonimo di inquinamento e danni ambientali. Tuttavia, con l’avanzare della tecnologia e una maggiore consapevolezza dell’importanza della sostenibilità, stiamo assistendo a un cambio di paradigma: la plastica sta passando dall’essere un nemico da combattere a una risorsa preziosa da valorizzare.

Fin dalla sua introduzione su larga scala negli anni ’50, la plastica ha trasformato innumerevoli settori, dalla produzione di imballaggi all’industria automobilistica, dall’elettronica all’edilizia. La sua versatilità, leggerezza e durata l’hanno resa un materiale di scelta per un’ampia gamma di applicazioni. Tuttavia, proprio queste caratteristiche hanno contribuito alla crescente preoccupazione per il suo impatto ambientale. La plastica può impiegare anni per decomporsi, accumulandosi nelle discariche e nell’ambiente.

Questa presa di coscienza ha portato a un’ondata di iniziative volte a gestire in modo migliore la plastica e a insegnare a riciclarla correttamente. Governi, aziende e organizzazioni hanno unito le forze, introducendo leggi e regolamenti, investendo in ricerca e sviluppo e sensibilizzando l’opinione pubblica. Molti paesi hanno introdotto normative e obiettivi che mirano a incentivare il riuso e il riciclo della plastica, mentre le aziende hanno iniziato a investire nel design dei loro packaging per ridurne l’impatto ambientale.

Eliminare la plastica dalla nostra vita è una scelta impraticabile e potenzialmente controproducente. La plastica svolge un ruolo cruciale in settori come la medicina, dove viene utilizzata per produrre dispositivi medici sterili e monouso, o nell’industria alimentare, dove contribuisce a prolungare la shelf-life dei prodotti e a ridurre gli sprechi. Inoltre, alternative come il vetro o la carta possono avere un impatto ambientale ancora maggiore in termini di emissioni di CO2 e consumo di risorse durante la produzione e il trasporto.

È qui che entra in gioco il potenziale della plastica come risorsa preziosa. Grazie ai progressi nella tecnologia del riciclo e all’emergere di un’economia circolare, la plastica può essere trasformata da rifiuto a materia prima, riducendo la dipendenza da risorse vergini e minimizzando l’impatto ambientale. Il riciclo della plastica non solo diminuisce la quantità di rifiuti che finiscono nelle discariche o che vengono disperse dell’ambiente, ma offre anche significativi vantaggi economici e sociali, creando nuovi posti di lavoro e stimolando l’innovazione.

Le aziende stanno investendo sempre di più in tecnologie di riciclo avanzate, come il riciclo chimico, che consente di trasformare i rifiuti plastici misti e contaminati in materie prime vergini di alta qualità. Questo apre la strada a un futuro in cui la plastica può essere riciclata all’infinito, riducendo la necessità di nuova produzione e chiudendo il cerchio dell’economia circolare.

Tuttavia, affinché la plastica possa davvero diventare una risorsa preziosa, è fondamentale un cambiamento di mentalità e comportamento da parte di tutti gli attori coinvolti:

  • I consumatori devono essere educati sull’importanza della corretta gestione dei rifiuti plastici e incoraggiati a fare scelte più sostenibili, come riciclare la plastica a fine ciclo e optare per prodotti riciclati o riciclabili.
  • Le aziende devono abbracciare la responsabilità estesa del produttore, progettando prodotti con la riciclabilità in mente e investendo in sistemi di recupero e riciclo efficaci.
  • I governi devono fornire un quadro normativo e incentivi che favoriscano l’economia circolare e scoraggino l’uso di plastica non necessaria.

Attraverso uno sforzo collaborativo e un approccio sistemico Trasformiamo la plastica da un problema ambientale a una risorsa preziosa. Ciò richiede innovazione, investimenti e impegno da parte di tutti i settori della società, ma i benefici sono enormi. Nel nostro presente la plastica non è più una minaccia per il nostro pianeta, ma un materiale versatile e sostenibile che alimenta un’economia circolare.

In conclusione, la percezione della plastica sta subendo una trasformazione radicale. Da nemico dell’ambiente a potenziale alleato nella lotta contro il cambiamento climatico e l’inquinamento, la plastica sta dimostrando il suo valore come risorsa preziosa. Attraverso il riciclo, l’innovazione e un mutamento di comportamento, possiamo sfruttare appieno il potenziale della plastica, riducendo al contempo il suo impatto negativo. La plastica non è più un problema, ma parte della soluzione per un mondo più sostenibile.


Plastiche riciclate di alta qualità: la chiave per un futuro più sostenibile

In un’epoca in cui la sostenibilità e l’economia circolare sono diventate priorità imprescindibili, il settore della plastica sta affrontando una sfida cruciale: trasformare i rifiuti in risorse preziose. Come sottolineato da Corrado Dentis, presidente di Coripet, durante l’evento ‘Missione Italia’ di Anci, il cambio di paradigma è ormai evidente: la raccolta degli imballaggi non è più un fine a sé stessa, ma diventa propedeutica al riciclo e alla valorizzazione dei materiali.

Per raggiungere l’obiettivo di un futuro più sostenibile, è fondamentale puntare su raccolte differenziate di qualità. Solo così, infatti, si possono ottenere riciclati ad alta prestazione, in grado di sostituire efficacemente le materie prime vergini e di essere utilizzati in nuove applicazioni. Come evidenziato da Dentis, fare raccolte selettive permette di dare una seconda vita ai rifiuti, trasformandoli in risorse preziose per l’industria. Questo approccio non solo riduce l’impatto ambientale della plastica, ma crea anche opportunità economiche e occupazionali legate al riciclo.

Gli obiettivi europei e le sfide da affrontare:

L’Unione Europea ha fissato target ambiziosi per il riciclo delle bottiglie in plastica: entro il 2025 si dovrà raccogliere almeno il 77% delle bottiglie in PET, percentuale che salirà al 90% entro il 2029. Inoltre, a partire dal prossimo anno, il 25% del PET utilizzato nelle nuove bottiglie dovrà provenire da riciclo, fino ad arrivare al 65% nel 2040. Per centrare questi obiettivi, sarà necessario uno sforzo collettivo e il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera. Servono investimenti in tecnologie di selezione e riciclo più efficienti, ma anche un quadro normativo che incentivi l’uso di materiali riciclati e l’eco-design degli imballaggi. Il recepimento della direttiva SUP (Single Use Plastics) rappresenta un primo passo importante in questa direzione.

L'importanza di tecnopolimeri riciclabili:

Per accelerare la transizione verso un’economia circolare della plastica, un ruolo chiave sarà giocato dall’innovazione dei materiali. La ricerca sta infatti lavorando su nuove formulazioni di tecnopolimeri che combinino elevate prestazioni tecniche con una migliore riciclabilità. Ad esempio, si stanno sperimentando polimeri “disassemblabili” per facilitare il recupero a fine vita. L’adozione di questi materiali innovativi in settori come l’automotive, l’edilizia o l’elettronica potrà dare un impulso decisivo all’economia circolare. Allo stesso tempo, è fondamentale investire anche nel riciclo chimico e nella depolimerizzazione, tecnologie che permettono di ottenere PET riciclato di qualità paragonabile al vergine anche da scarti compositi o contaminati.

Collaborazione e sensibilizzazione:

Per vincere la sfida della sostenibilità servirà una stretta collaborazione tra tutti gli stakeholder: consorzi come Coripet e Corepla, Comuni, aziende, università e centri di ricerca. Solo facendo sistema e investendo in innovazione, formazione e sensibilizzazione dei cittadini, sarà possibile realizzare quel cambio di paradigma auspicato da Dentis. Il mondo della ricerca, ad esempio, può accelerare lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie di riciclo, mentre le istituzioni possono creare un quadro normativo favorevole alla transizione ecologica. Le aziende, dal canto loro, possono impegnarsi a utilizzare sempre più PET riciclato nei propri prodotti e a disegnare imballaggi facilmente riciclabili. I cittadini, infine, vanno coinvolti con campagne di informazione e progetti di educazione ambientale, per promuovere comportamenti più sostenibili e una maggiore consapevolezza sull’importanza della raccolta differenziata di qualità.

Gli esempi virtuosi in Italia e all'estero:

Accanto all’esperienza di Coripet, anche altri consorzi e aziende in Italia si stanno muovendo nella direzione di un’economia circolare per la plastica. Ad esempio, il consorzio Corepla ha avviato progetti pilota per la raccolta selettiva e il riciclo delle bottiglie in PET insieme ai Comuni e alla GDO. Alcune aziende, come Ferrarelle o Sanpellegrino, hanno iniziato a utilizzare PET riciclato nelle proprie bottiglie, mentre altre stanno investendo in tecnologie avanzate per il riciclo.

Le riflessioni del presidente di Coripet ci mostrano che un futuro più sostenibile per la plastica è possibile, ma richiede un impegno condiviso. Realizzare raccolte differenziate di qualità, puntare su tecnopolimeri riciclabili e lavorare insieme lungo tutta la filiera: sono queste le chiavi per trasformare i rifiuti in risorse, chiudendo il cerchio dell’economia circolare. Una sfida che non possiamo permetterci di perdere, per il bene del pianeta e delle nuove generazioni. Investire nella qualità del riciclo significa investire nel futuro: solo così potremo garantire alle prossime generazioni un mondo in cui la plastica non sia più un problema, ma una risorsa preziosa da valorizzare. L’Italia può essere protagonista di questa transizione verso un’economia più circolare e sostenibile.


Verso una plastica sostenibile anche nel fashion: l'innovazione nei filati sintetici per una moda più green

I filati sintetici come il poliestere, il nylon e l’elastan sono pilastri dell’industria tessile moderna, apprezzati per le loro performance, versatilità e convenienza.

Tuttavia, così come l’industria degli imballaggi ha saputo innovare e rendere la plastica più sostenibile, anche il settore tessile sta abbracciando questa sfida, ripensando i filati sintetici in un’ottica di maggiore rispetto per l’ambiente. Dalle tecnologie di riciclo sempre più avanzate alle sperimentazioni con polimeri bio-based, la ricerca di una “plastica sostenibile” sta trasformando il modo in cui vengono prodotti e utilizzati materiali come il poliestere, il nylon e l’elastan. Questa evoluzione non solo risponde alle crescenti esigenze di ridurre l’impronta ambientale della moda, ma apre anche nuove opportunità di mercato e di innovazione per le aziende più lungimiranti.

Il riciclo avanzato dei filati sintetici:

Il riciclo dei filati sintetici come il poliestere e il nylon rappresenta una delle strategie più immediate per ridurre l’impronta ambientale di questi materiali, limitando il consumo di risorse vergini e le emissioni di CO2. Grazie a tecnologie sempre più avanzate, oggi è possibile ottenere filati riciclati di qualità paragonabile a quella dei materiali vergini, superando i limiti del riciclo meccanico tradizionale. È il caso del poliestere rigenerato attraverso processi di de-polimerizzazione e re-polimerizzazione, che permettono di “resettare” le proprietà del polimero partendo da scarti tessili o bottiglie in PET.

Anche per il nylon l’innovazione nel riciclo sta portando a risultati sempre più performanti. Un esempio è l’Econyl di Aquafil, un nylon rigenerato ottenuto dal riciclo di rifiuti pre e post-consumo come reti da pesca, tappeti o scarti industriali, attraverso un processo che permette di ottenere un polimero pronto per essere nuovamente filato. Queste soluzioni, oltre a ridurre la dipendenza da risorse fossili, creano modelli di economia circolare in cui gli scarti diventano risorse, riducendo l’impatto ambientale complessivo della plastica.

Bio-polimeri e plastica rinnovabile:

Un’altra frontiera promettente per rendere la plastica più sostenibile è quella dei bio-polimeri, ovvero materiali sintetici derivati in tutto o in parte da risorse rinnovabili. Nel campo dei filati sintetici, un esempio interessante è il bio-nylon, ottenuto processando l’olio di ricino. Questa soluzione permette di slegare parzialmente la produzione di nylon dalle risorse fossili.

Anche per l’elastan, una delle fibre sintetiche più problematiche da riciclare, l’industria sta sperimentando alternative bio-based come il Sorona di DuPont, un polimero derivato in parte dall’amido di mais che offre caratteristiche elastiche comparabili allo spandex tradizionale. Questi materiali aprono la strada a filati sintetici biodegradabili o compostabili.

Tuttavia, è importante considerare che la sostenibilità dei bio-polimeri non è scontata e va valutata caso per caso, tenendo conto dell’intero ciclo di vita del materiale e dell’eventuale competizione con le coltivazioni di mais per uso alimentare.

Sfide e opportunità future:

Nonostante i progressi degli ultimi anni, la strada verso una plastica davvero sostenibile per l’industria tessile non è priva di ostacoli. Oltre a migliorare le performance e i costi dei filati sintetici riciclati o bio-based, una delle sfide chiave è quella di ripensare l’intera filiera in un’ottica di economia circolare, dalla progettazione dei capi alla gestione del fine vita.

Servono soluzioni innovative per facilitare la raccolta, la selezione e il riciclo dei capi in poliestere, nylon ed elastan, ma anche una maggiore collaborazione tra i vari attori del comparto moda per creare ecosistemi più sostenibili. Allo stesso tempo, è fondamentale lavorare sulla comunicazione e l’educazione dei consumatori, affinché gli acquirenti siano consapevoli dell’impatto delle loro scelte d’acquisto e del corretto smaltimento dei capi a fine vita.

Le sfide sono significative, ma le opportunità lo sono altrettanto. L’innovazione nella plastica sostenibile per il tessile non solo è una necessità ambientale, ma rappresenta anche un’opportunità per i brand più lungimiranti per aumentare la loro competitività.

Solo attraverso la collaborazione e l’innovazione potremo rendere la plastica davvero sostenibile, trasformando una sfida ambientale in un’opportunità per tutto il settore.


La plastica nell'economia circolare: strategie e best practice per chiudere il ciclo

La plastica è un materiale straordinario, ma il suo uso lineare – produrre, utilizzare, gettare – ha messo in passato a dura prova l’equilibrio del nostro pianeta. Ma esiste un’alternativa: l’economia circolare. Questo modello innovativo mira a ridurre gli sprechi e a massimizzare il valore delle risorse, trasformando i rifiuti in nuovi prodotti. E in Italia, sempre più aziende stanno cogliendo l’opportunità di “chiudere il cerchio” della plastica, sperimentando strategie creative di design, riuso e riciclo.

Promuovere l'uso di plastica Riciclata

Un crescente numero di aziende italiane sta abbracciando l’economia circolare, utilizzando plastica riciclata nella propria produzione. Questo approccio non solo riduce la dipendenza da materie prime vergini, ma anche le emissioni di CO2 nell’ambiente.

Nel settore dell’arredo urbano, ad esempio, si producono sempre più spesso panchine, tavoli e altri elementi di arredo utilizzando plastica riciclata proveniente dalla raccolta differenziata. Queste soluzioni sono durevoli, resistenti agli agenti atmosferici e contribuiscono a creare spazi urbani più sostenibili.

Anche nel campo delle pavimentazioni si sta diffondendo l’uso di plastica riciclata. Così come nel settore edile, si utilizza plastica riciclata per produrre materiali e componenti utilizzati nella realizzazione di edifici e infrastrutture.

Queste sono solo alcuni dei settori industriali italiani che stanno investendo nell’uso di plastica riciclata, dimostrando come questo materiale possa essere valorizzato in molteplici utilizzi.

Promuovere il Riuso

Un’altra strategia chiave dell’economia circolare è il riuso. Riutilizzare un prodotto, infatti, ne estende la vita utile e riduce la necessità di produrne di nuovi. La startup finlandese RePack, ad esempio, sta promuovendo il riuso degli imballaggi per l’e-commerce. Il loro sistema prevede l’uso di buste postali in plastica resistente, che i clienti possono rispedire gratuitamente al mittente dopo la consegna. Un modello virtuoso che, se adottato su larga scala, potrebbe ridurre drasticamente i rifiuti plastici legati agli acquisti online.

Potenziare il Riciclo

Quando un prodotto plastico arriva a fine vita, il riciclo è la strada maestra per dargli nuova vita. Ma per funzionare, il riciclo richiede flussi di materiale di alta qualità e ben differenziati. Aziende innovative del settore stanno lavorando per migliorare l’efficienza dei processi di riciclo, investendo in tecnologie avanzate di selezione e lavaggio. Questi processi permettono di trattare rifiuti plastici eterogenei, come quelli provenienti dalla raccolta differenziata urbana, per produrre granuli e scaglie di plastica riciclata di alta qualità. Materiali che possono trovare impiego in molteplici applicazioni industriali, dalla produzione di nuovi imballaggi alla realizzazione di componenti per l’edilizia o l’automotive. Un esempio concreto di come il riciclo, se ben gestito, possa trasformare i rifiuti plastici in una preziosa risorsa per l’industria.

Incoraggiare lo Scambio industriale

Un aspetto spesso trascurato dell’economia circolare è lo scambio industriale, ovvero la collaborazione tra settori diversi per valorizzare gli scarti. E in Italia non mancano gli esempi virtuosi. Si pensi alla collaborazione tra Corepla (il consorzio per la raccolta e il riciclo degli imballaggi plastici) e diverse aziende, per la trasformazione degli scarti plastici provenienti dalla raccolta differenziata.

Così come le collaborazioni con Atenei e Centri di Ricerca, per progredire continuamente nelle tecniche di raccolta e riciclo della plastica.

L’economia circolare è la via per rendere la plastica una risorsa. E l’Italia, con il suo tessuto di PMI innovative e la sua creatività nel design, ha tutte le carte in regola per diventare protagonista di questa rivoluzione.

Certo, la transizione verso un’economia circolare della plastica richiede investimenti, innovazione tecnologica e un cambio di mentalità da parte di imprese e consumatori. Ma le opportunità sono enormi. Anche in termini di nuovi posti di lavoro e valore aggiunto per l’economia nazionale, contribuendo al contempo a ridurre l’impatto ambientale del settore in termini di rifiuti ed emissioni di CO2. Un’occasione imperdibile per coniugare sviluppo economico e sostenibilità ambientale.


Ritorno a scuola: promuoviamo la sostenibilità con un uso intelligente della plastica

Settembre: tempo di nuovi quaderni, zaini colorati e… riflessioni sulla sostenibilità. Già, perché il ritorno a scuola è un’ottima occasione per insegnare ai nostri ragazzi l’importanza di un uso consapevole delle risorse, a partire dalla plastica. Materiale versatile e spesso insostituibile, la plastica può essere una risorsa preziosa se gestita correttamente. Ecco allora qualche spunto per un back to school all’insegna della responsabilità ambientale.

Partiamo dall’ABC: la scelta del corredo scolastico. Zaini, astucci, righelli… molti di questi prodotti sono realizzati in plastica. Niente panico! Basta selezionare articoli di qualità, progettati per durare nel tempo. Un buon zaino in plastica resistente, ad esempio, può accompagnare i nostri figli per più anni scolastici, riducendo la necessità di acquistarne di nuovi e quindi minimizzando i rifiuti. E perché non considerare anche alternative in plastica riciclata? Molte aziende oggi offrono zaini, astucci e altri accessori realizzati con materiali di recupero, coniugando stile e sostenibilità.

Passiamo poi alla merenda. Le pause di ricreazione sono un momento fondamentale della giornata scolastica, ma possono generare una notevole quantità di rifiuti plastici. La soluzione? Il riciclo. Ricordiamo ai nostri figli che le confezioni in plastica che conservano snack e bibite vanno nella raccolta differenziata e sono perfette per essere riciclate. Piccoli gesti che, moltiplicati per migliaia di studenti, possono fare una grande differenza.

Ma la sostenibilità si impara anche sui banchi. Perché non proporre alla scuola dei vostri figli un progetto di educazione ambientale focalizzato sulla plastica? Attraverso lezioni interattive, laboratori pratici e giochi di ruolo, gli studenti possono scoprire il ciclo di vita della plastica, l’importanza del riciclo e le buone pratiche per ridurre gli sprechi. Un’iniziativa simile, oltre a sensibilizzare i ragazzi, può coinvolgere attivamente insegnanti e famiglie, creando una vera e propria comunità sostenibile.

Infine, non dimentichiamo il ruolo cruciale dei genitori. Dare il buon esempio è fondamentale per formare cittadini responsabili. Mostrate ai vostri figli come fare correttamente la raccolta differenziata della plastica a casa, spiegategli l’importanza di evitare lo spreco e di scegliere prodotti sostenibili. E soprattutto, coinvolgeteli nelle vostre scelte green: renderli partecipi li aiuterà a sentirsi protagonisti del cambiamento.

Un altro modo per promuovere la sostenibilità è quello di supportare le iniziative di economia circolare legate al mondo della scuola. Alcune aziende, ad esempio, hanno lanciato programmi di recupero e riciclo di vecchi zaini e astucci in plastica, trasformandoli in nuovi oggetti o materiali. Aderire a questi progetti significa non solo ridurre i rifiuti, ma anche insegnare ai nostri figli il valore della responsabilità condivisa e dell’impegno collettivo per l’ambiente.

Il ritorno a scuola è un momento di crescita non solo intellettuale, ma anche civica.

Insegnare ai nostri ragazzi un approccio responsabile alla plastica significa formare adulti consapevoli, capaci di fare scelte sostenibili per il bene del pianeta.

E allora, cari genitori e insegnanti, accettiamo la sfida: rendiamo questo back to school l’inizio di un percorso di educazione ambientale a tutto tondo. Perché la scuola, oltre a istruire, ha il compito di costruire un futuro migliore. E quel futuro inizia anche da un uso intelligente della plastica, da una corretta gestione del riciclo, del riuso e dalla consapevolezza. Solo così potremo trasformare i nostri ragazzi nei decisori che domani avranno il compito di prendersi cura del nostro Pianeta.

Il cambiamento parte da piccoli gesti quotidiani, e la scuola è il luogo perfetto per iniziare a metterli in pratica.


Plastica riciclata: qual è il suo futuro?

La plastica riciclata sta diventando sempre più importante nel panorama della gestione dei rifiuti e della sostenibilità ambientale. Con l’aumentare della consapevolezza riguardo la necessità di un’economia più circolare, il riciclo della plastica si presenta come una soluzione promettente. Ma qual è il futuro di questa buona pratica, quali gli sviluppi della plastica riciclata e quali sono le indicazioni europee in materia?

Innanzitutto, è importante sottolineare che il riciclo della plastica offre numerosi vantaggi ambientali ed economici. Utilizzando la plastica riciclata come materia prima, si riduce la dipendenza dalle risorse fossili vergini e si diminuiscono le emissioni di gas serra associate alla produzione di nuova plastica. Inoltre, il riciclo crea opportunità di business e posti di lavoro nel settore della gestione dei rifiuti e del recupero dei materiali.

Tuttavia, affinché il riciclo della plastica possa esprimere appieno il suo potenziale, è necessario garantire la qualità della materia riciclata prodotta. A volte, infatti, i rifiuti plastici sono contaminati da altri materiali o non adeguatamente separati per tipologia di polimero, rendendo più complesso il processo di riciclo.

Per superare questi ostacoli e promuovere un riciclo di qualità, è bene agire alla fonte, come anche fortemente richiesto dall’Unione Europea, che nel 2018, all’interno delle direttive per una Strategia Europea per la Plastica in un’Economia Circolare, prevedeva la “Progettazione della plastica e dei prodotti che la contengono in modo da durare più a lungo e da consentire il riutilizzo e un riciclaggio di alta qualità.”

Quindi promuovere l’eco-design dei prodotti è fondamentale per favorirne la riciclabilità e ottenere nuova materia seconda ad alte prestazioni.

Ma questo non è l’unico obiettivo richiesto dall’Europa, recentemente è stato approvato il regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Ppwr), che introduce target ambiziosi per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e promuovere il riciclo della plastica.

Il regolamento prevede traguardi di riduzione degli imballaggi progressivi negli anni: del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040, con un focus particolare sulla riduzione dei rifiuti di imballaggio in plastica.

A partire dal 1° gennaio 2030, saranno vietati determinati tipi di imballaggi monouso, come quelli per frutta e verdura fresche, monoporzioni e borse di plastica ultraleggere.

L’UE fissa obiettivi specifici di riutilizzo per imballaggi di bevande e alimenti da raggiungere entro il 2030. Inoltre, tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili sulla base di criteri rigorosi.

E ancora, il focus sulla plastica riciclata è importante: Il regolamento introduce, infatti, obiettivi sul contenuto minimo riciclato per gli imballaggi di plastica, incentivando l’uso di materie prime seconde.

Queste misure rappresentano un passo significativo verso un’economia circolare della plastica e aprono nuove opportunità per il settore del riciclo.

In conclusione, le nuove norme UE tracciano un percorso ambizioso per il futuro della plastica riciclata, ma la transizione verso un’economia circolare richiederà l’impegno di tutti gli attori della filiera. Solo lavorando insieme potremo valorizzare appieno il potenziale della plastica riciclata, riducendo l’impatto ambientale e creando un’economia più sostenibile e resiliente.

Il futuro della plastica riciclata è promettente, ma richiede uno sforzo collettivo per diventare realtà.


Estate, plastica e riciclo: guida per viaggiatori responsabili

Ecco, l’estate! Stagione di sole, mare, montagna e… plastica. Sì, avete letto bene. Se quando siamo a casa la nostra routine quotidiana, scandita anche da buone pratiche di riutilizzo e riciclo della plastica, è ormai rodata, essa può venire meno durante le vacanze. Ma non per questo dobbiamo rinunciare alla nostra coscienza ambientale. Con qualche accorgimento e un po’ di attenzione, possiamo goderci l’estate sfruttando i vantaggi della plastica senza appesantire il nostro impatto sull’ecosistema. Perché un viaggiatore responsabile sa come usare e riciclare correttamente la plastica, anche sotto l’ombrellone.

Partiamo dalle basi: la plastica non è il nemico. Anzi, grazie alle sue proprietà – leggerezza, resistenza, versatilità – può rivelarsi un alleato prezioso per le nostre vacanze.

Pensiamo ai contenitori riutilizzabili per alimenti: pratici, resistenti e lavabili, ci consentono di portare con noi pranzi e spuntini senza sprechi e senza appesantire troppo zaini e borse mare.

Ma la plastica può essere nostra amica anche quando si tratta di igiene e sicurezza. In vacanza, prodotti come creme solari, repellenti per insetti e gel igienizzanti sono indispensabili, e spesso hanno packaging in plastica.

Nessun problema, basta scegliere confezioni realizzate in plastica riciclata o facilmente riciclabile. E assicuriamoci di conferire i flaconi vuoti negli appositi contenitori per la raccolta differenziata.

A proposito di raccolta differenziata, eccoci al punto cruciale. Per un riciclo efficace, anche in vacanza, la parola d’ordine è: informarsi. Prima di partire, dedichiamo qualche minuto a scoprire come funziona il sistema di riciclo della nostra meta. Dove si trovano i punti di conferimento? Viene effettuata la raccolta porta a porta? In quali giorni? Una piccola ricerca può fare una grande differenza.

Una volta sul posto, mettiamo in pratica le nostre conoscenze. Soggiorniamo in un appartamento? Assicuriamoci di avere a disposizione i contenitori per la differenziata e di capire il calendario di raccolta. Stiamo in un hotel? Chiediamo informazioni al personale sulla gestione dei rifiuti plastici. E se partecipiamo a un picnic o a una gita, ricordiamoci di portare con noi un sacchetto per raccogliere i nostri rifiuti e differenziarli correttamente una volta a casa.

Ma il nostro impegno per un’estate sostenibile non finisce qui. Sempre più località vacanziere, consapevoli dell’impatto ambientale del turismo, organizzano iniziative di sensibilizzazione e coinvolgimento dei visitatori. Partecipare a una giornata di pulizia delle spiagge, ad esempio, può essere un modo originale per conoscere meglio il posto che ci ospita e per lasciare una traccia positiva del nostro passaggio.

In conclusione, viaggiare in modo responsabile, anche quando si tratta di plastica, è possibile. Basta un po’ di consapevolezza, qualche gesto concreto e la voglia di fare la differenza. Perché l’estate è la stagione del divertimento, certo, ma anche della responsabilità verso il pianeta che ci ospita. E allora, cari viaggiatori, preparate le valigie, armatevi di buone pratiche e partite alla scoperta di un’estate all’insegna della sostenibilità.

La plastica, se usata e riciclata con intelligenza, sarà una preziosa compagna di avventura.


Come la plastica ci aiuta a preservare l'estate

L’estate è la stagione preferita da molti, con il suo sole splendente, le giornate lunghe e il desiderio di trascorrere più tempo all’aria aperta. Ma la stagione calda pone anche alcune sfide, soprattutto quando si tratta di conservare e consumare i nostri cibi preferiti. È qui che la plastica si rivela un alleato davvero prezioso.

Gli imballaggi in plastica, infatti, giocano un ruolo fondamentale nel preservare freschezza e integrità dei nostri alimenti durante i picnic, le gite fuori porta e gli spostamenti estivi. Le pratiche confezioni in PET o HDPE mantengono intatte le proprietà di frutta, verdura, latticini e altri prodotti deperibili, proteggendoli dall’ossidazione, dalla contaminazione e dai danni fisici. Questo aiuta a ridurre drasticamente gli sprechi alimentari, consentendoci di godere a pieno dei nostri cibi preferiti anche lontani da casa.

Pensiamo ad esempio ai nostri amati gelati: senza le pratiche vaschette in plastica, non potremmo gustarli comodamente al parco o in spiaggia senza il rischio di vederli sciogliersi in pochi minuti. Allo stesso modo, le confezioni in PET per succhi di frutta, acqua e bibite rinfrescanti ci permettono di dissetarci ovunque ci troviamo senza preoccuparci di contaminazioni o perdite. Inoltre, molti prodotti alimentari estivi, come insalate, panini e macedonie di frutta, vengono confezionati in pratici contenitori in plastica, mantenendo freschezza e igiene anche durante i nostri spostamenti.

Ma la plastica non si rivela utile solo per conservare i nostri pasti, bensì anche per rendere più sicure e pratiche le nostre attività estive. Pensiamo ad esempio alle pratiche stoviglie in plastica rigida e riutilizzabili: resistenti, leggere e colorate sono perfette per grigliate e feste all’aperto, e hanno una vita lunga diminuendo significativamente il loro impatto ambientale.

E che dire degli accessori estivi realizzati con plastica riciclata? Sdraio, teli mare, giochi da spiaggia e persino alcuni prodotti per l’igiene e la bellezza sono oggi disponibili in confezioni realizzate valorizzando i rifiuti plastici. Oltre a ridurre l’impronta di carbonio, questi articoli garantiscono la stessa funzionalità e resistenza di quelli tradizionali, senza rinunciare allo stile.

Persino la protezione solare può trarre beneficio dalla plastica: molti flaconi e contenitori per creme, oli e spray solari sono oggi realizzati in materiali plastici riciclati, garantendo la stessa efficacia e comodità d’uso di quelli tradizionali ma con un impatto ambientale ridotto. Inoltre, la leggerezza e la resistenza agli urti di questi imballaggi li rendono particolarmente adatti per essere trasportati in spiaggia o in montagna senza rischi di rottura.

E non dimentichiamo il ruolo fondamentale della plastica nel settore dell’abbigliamento estivo. Molti capi, come t-shirt, shorts e costumi da bagno, sono infatti realizzati con fibre sintetiche ottenute dal riciclo della plastica, offrendo morbidezza, traspirabilità e resistenza all’acqua e al sole. Questo permette di godere appieno delle attività all’aria aperta senza rinunciare allo stile e al comfort.

Insomma, la plastica non è affatto il nemico dell’estate, anzi! Questo materiale versatile e resistente si rivela un alleato prezioso per preservare i nostri cibi preferiti, organizzare feste sostenibili e goderci appieno le nostre attività all’aria aperta. Basta impegnarsi in un corretto riciclo per massimizzare i benefici di questa risorsa preziosa e limitarne l’impatto ambientale.

Un uso consapevole e responsabile della plastica ci consente di goderci i piaceri estivi, riducendo gli sprechi e valorizzando la sostenibilità.


Come si confrontano la plastica e i materiali alternativi nel settore degli imballaggi?

Una certa parte dell’opinione pubblica vede gli imballaggi in plastica come meno sostenibili rispetto a materiali alternativi e auspica spesso un ritorno all’utilizzo di vetro e carta. In questi casi è sempre però bene che le nostre opinioni e le nostre scelte di acquisto siano maturate su dati e fatti scientifici, perché basarci su sensazioni e credenze, potrebbe addirittura essere controproducente.

Finalmente, una ricerca del Politecnico di Milano, ci aiuta a fare chiarezza in ambito sostenibilità degli imballaggi. Vediamo insieme come.

Introduzione

La ricerca pubblicata di recente da un team di ricercatori del Politecnico di Milano, guidato dai professori Giovanni Dolci, Stefano Puricelli, Giuseppe Cecere, Camilla Tua, Floriana Fava, Lucia Rigamonti e Mario Grosso, analizza in modo approfondito il confronto tra la plastica e i materiali alternativi utilizzati nel settore degli imballaggi. Questo studio, intitolato “How does plastic compare with alternative materials in the packaging sector? A systematic review of LCA studies”, è stato pubblicato sulla rivista Waste Management & Research nel 2024.

L’obiettivo della ricerca è stato quello di comprendere lo stato dell’arte delle analisi del ciclo di vita (LCA) sugli impatti ambientali degli imballaggi, concentrandosi sul confronto tra la plastica e i materiali alternativi. Lo studio ha analizzato 53 articoli scientifici pubblicati negli anni 2019-2023, esaminando le percezioni dei consumatori e i risultati delle valutazioni LCA.

Percezioni dei consumatori e risultati LCA a confronto

I ricercatori hanno riscontrato che le percezioni dei consumatori sulla sostenibilità dei materiali di imballaggio spesso differiscono dai risultati delle analisi LCA. Infatti, frequentemente la plastica convenzionale, a un’analisi scientifica, non risulta essere la scelta meno sostenibile dal punto di vista ambientale.

Ad esempio, le bioplastiche mostrano vantaggi solo nelle categorie di impatto del cambiamento climatico. Questo perché i processi di produzione di questi materiali possono ancora avere un impatto significativo in altre categorie ambientali.

Per quanto riguarda il vetro, il suo elevato peso risulta influenzare negativamente le sue prestazioni ambientali rispetto alla leggerezza della plastica. Tuttavia, la strategia del riutilizzo si è dimostrata essenziale per ridurre gli oneri ambientali associati al vetro.

Il confronto tra plastica e metalli risulta più equilibrato, con una leggera preferenza per la plastica per gli imballaggi alimentari. Allo stesso modo, la carta è spesso risultata preferibile rispetto alla plastica, sebbene non sia adatta al confezionamento di diversi prodotti.

Per gli altri materiali, come il legno e i tessuti, il quadro è più variabile. Per essere competitivi con la plastica, i materiali alternativi richiedono miglioramenti come l’ottimizzazione dei processi produttivi, il riutilizzo e opzioni di fine vita più efficaci.

Allo stesso tempo, i polimeri riciclati potrebbero migliorare le prestazioni ambientali della plastica vergine.

Implicazioni e prospettive future

Questa ricerca evidenzia come le percezioni di sostenibilità dei consumatori non sempre corrispondano ai risultati scientifici delle analisi del ciclo di vita. Ciò significa che è fondamentale basarsi su valutazioni LCA approfondite per comprendere realmente gli impatti ambientali dei diversi materiali da imballaggio.

I risultati suggeriscono che, per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi, è necessario un approccio olistico che consideri l’intero ciclo di vita dei materiali. Ciò include l’ottimizzazione dei processi produttivi, il miglioramento delle opzioni di riutilizzo e riciclo, nonché lo sviluppo di nuove soluzioni più sostenibili.

Inoltre, i ricercatori sottolineano l’importanza di comunicare in modo chiaro e trasparente i risultati delle analisi LCA, in modo da informare adeguatamente i consumatori e le aziende sulle reali prestazioni ambientali dei diversi materiali da imballaggio.

Mario Grosso, docente di Gestione e Trattamento Rifiuti al Politecnico di Milano afferma che la plastica si conferma un materiale dalle ottime prestazioni ambientali, se usato correttamente; questo grazie alla sua leggerezza, che ne consente un utilizzo minimo per ciascun imballaggio, e all’ottimizzazione dei processi produttivi rispetto a materiali più giovani, come ad esempio le bioplastiche. Tuttavia, non bisogna dimenticare le due criticità principali, che sono la produzione a partire da risorse fossili e soprattutto l’elevata propensione all’abbandono nell’ambiente, dove richiede tempi lunghissimi per la degradazione. Abitudine che va contrastata il più possibile con attività di informazione e sensibilizzazione.

In conclusione, questa ricerca del Politecnico di Milano rappresenta un importante contributo alla comprensione della reale sostenibilità degli imballaggi. Fornisce anche preziose indicazioni per guidare le scelte future, in modo da favorire una transizione verso un modello di economia circolare nel settore degli imballaggi.