La Plastica arriva in Teatro per dialogare con la GenZ

La Plastica è Cambiata con il sostegno di Alpla e la compagnia teatrale Naif portano in scena lo spettacolo: “DEUS EX PLASTICA - Viene prima la fine del mondo, la fine dell'uomo o la fine dell'usa e getta?”

La plastica è ormai da decenni protagonista del nostro quotidiano, ma negli ultimi anni si è polarizzata sempre più una visione demonizzante di questo materiale, spesso alimentata da opinioni non fondate sui fatti e da vere e proprie fake news.

Il progetto “La Plastica è Cambiata”, sul blog e attraverso i suoi profili social, approccia una narrazione diversa della plastica, mostrando dati e fatti per confutare inesattezze e falsi miti, e consigliando le pratiche più corrette per gestire questo materiale in modo più sostenibile.

Raccontare, educare, informare su un uso consapevole della plastica sono il fondamento per continuare a godere dei benefici di questo materiale prezioso per il nostro progresso e allo stesso tempo assicurare alle generazioni future di vivere in un ambiente più in salute. 

Partendo da questa esigenza, ci è sembrato naturale voler iniziare a dialogare con i ragazzi più giovani, che avranno la responsabilità di gestire il Pianeta di domani, soprattutto con la GenZ sempre più attenta all’ambiente e al benessere sociale.

Volevamo però parlare ai giovani in modo coinvolgente, portando temi e argomentazioni che facessero riflettere e che alimentassero il dibattito, con un linguaggio di impatto.

Portare in scena uno spettacolo teatrale ci è sembrata una scelta che si inserisse perfettamente all’interno del progetto “La plastica è cambiata. Cambia idea sulla plastica”.

Grazie al supporto di Alpla Italia che ha fortemente voluto sviluppare questa idea e con la partecipazione di Corepla, Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica e di aziende partner della filiera della plastica: Breplast, del gruppo Montello e C.I.E.R., Compagnia Italiana di Ecologia e Riciclaggio, abbiamo deciso di dare forma a questa visione.

Abbiamo scelto di farlo assieme alla compagnia teatrale Naif, un collettivo artistico che ha nel suo background una storia di spettacoli teatrali impegnati su temi di attualità e di interesse per i giovani, temi delicati e di difficile trattazione, come sesso, dipendenza da droghe e temi didattici, in una logica di lezione aperta.

Con questo concept è nato Deus Ex Plastica, uno spettacolo in grado di metterci di fronte a uno specchio che riflette le complessità e le contraddizioni legate all’uso della plastica.

La rappresentazione teatrale “Deus Ex Plastica” non è solo intrattenimento, ma una vera e propria esperienza interattiva che coinvolge il pubblico in un dibattito stimolante e provocatorio.

Attraverso un quiz a premi condotto da un presentatore, un’Intelligenza artificiale, i ragazzi vengono guidati in un viaggio attraverso i paradossi della società plastic free. Gag, giochi e improvvisazione si mescolano in un’ora di delirio a tre, dove ridere, piangere e dibattere diventano parte integrante dell’esperienza.

Ma l’obiettivo dello spettacolo non è solo divertire, bensì fornire al pubblico una panoramica approfondita sul tema della plastica e delle sue implicazioni. Senza retorica e senza moralismi, “Deus Ex Plastica” invita gli spettatori a uscire dalla sala teatrale con il dubbio come compagno di viaggio, consapevoli delle complessità del problema ma pronti ad agire in modo responsabile.

Questo spettacolo partirà con la sua prima tournée nelle scuole superiori, e ci auguriamo di promuovere con questi ragazzi un dialogo aperto e stimolante che possa portare a una maggiore consapevolezza e azione concreta verso un futuro più sostenibile per tutti.

Il debutto è mercoledì 3 aprile presso il teatro Civico di Tortona alle ore 10. 

Saranno presenti gli studenti dell’Istituto Marconi di Tortona.

Drammaturgia e regia: Andrea Robbiano
Con Marta Mantero, Massimiliano Viola, Michele Puleio
Scenografia e luci: Francesca Mazzarello
Costumi: Marta Balduinotti
Produzione: Naif in collaborazione con La plastica è cambiata. Cambia idea sulla plastica, un progetto supportato da Alpla.  

Partner: Breplast, del gruppo Montello, Corepla, Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in plastica e C.I.E.R., Compagnia Italiana di Ecologia e Riciclaggio. 

Con il patrocinio di Corepla, Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica.


Plastica e Bioplastica: Differenze, Pro e Contro

Negli ultimi tempi si sente spesso parlare di Bioplastiche e alcune opinioni la mettono in netta contrapposizione con la Plastica tradizionale, ritenendola un’alternativa valida e più sostenibile.

Ma la risposta alla domanda “perché non si può sostituire la Plastica con la Bioplastica, che è un materiale ecologico?” è articolata e per nulla scontata.

In questo articolo vedremo quali sono le differenze tra la plastica tradizionale e quella biodegradabile, insieme ai loro vantaggi e svantaggi.

Per prima cosa: quando possiamo parlare di Bioplastica?

Le Bioplastiche sono quei materiali (polimeri) e/o manufatti che hanno la caratteristica di essere compostabili e/o biodegradabili.

Sono due caratteristiche diverse e distinte tra loro.

Compostabile indica la capacità di una materiale organico di trasformarsi in compost mediante il processo di compostaggio, quindi al termine della biodegradazione del rifiuto organico.

Biodegradabile, invece, si riferisce al fatto che viene smaltito da microorganismi presenti in natura.

Questo processo dipende da fattori esterni, come le condizioni ambientali, ma anche dalla composizione della materia di cui è composto il rifiuto. Per questo motivo le plastiche al 100% biobased possono essere non biodegradabili, mentre plastiche al 100% a base fossile possono essere biodegradabili.

[fonte: https://assobioplastiche.org/]

In questi termini la Bioplastica sembrerebbe essere più sostenibile della plastica, ma per non incappare in giudizi affrettati e avere una visione panoramica corretta, è bene analizzare il prodotto nel suo intero ciclo di vita, considerando tutte le fasi che vanno dalla produzione al suo smaltimento.

Spesso siamo portati ad associare le materie prime naturali con un’idea di sostenibilità, collegamento che non è sempre corretto.

I prodotti vegetali hanno necessità di essere coltivati e l’agricoltura è un processo che ha un impatto sull’ecosistema, soprattutto in termini di spazio per le coltivazioni ricavato a discapito di aree boschive.

Inoltre, anche se può sembrare controintuitivo, le bioplastiche non sono sempre biodegradabili: ne esistono di tanti tipi e rispondono in modo diverso allo smaltimento. Quello che è certo è che se la bioplastica è abbandonata nell’ambiente ha tempi di deterioramento molto lunghi, simili a quelli della plastica tradizionale, e va quindi sempre conferita in modo corretto nel compostaggio.

Come anticipato, gli aspetti da considerare sono molti e potremmo schematizzare di seguito i pro e i contro di questo materiale.

Vantaggi della Bioplastica:

  1. Rinnovabilità delle risorse: derivata da fonti organiche, la bioplastica ha il potenziale per ridurre la nostra dipendenza da risorse non rinnovabili.
  2. Biodegradabilità: alcuni tipi di bioplastica possono essere compostati, offrendo un’opzione più sostenibile per lo smaltimento dei rifiuti.

Svantaggi della Bioplastica:

  1. Complessità del riciclo: non tutte le bioplastiche sono facilmente riciclabili e possono contaminare i flussi di riciclo esistenti.
  2. Costi elevati: attualmente, la produzione di bioplastica è più costosa rispetto alla plastica tradizionale, limitando la sua adozione su larga scala.
  3. Rischio aumento della deforestazione: la produzione di bioplastica richiede l’impiego di materie prime vegetali, questo potrebbe alimentare la deforestazione e andare in competizione con le risorse destinate all’agricoltura.

La Bioplastica può sostituire la Plastica Tradizionale?

Attualmente la bioplastica in commercio non ha le caratteristiche per sostituire la plastica in ogni suo utilizzo.

Inoltre, la produzione di bioplastica ad oggi è ancora troppo esigua e coprirebbe meno dell’1% del fabbisogno di materie plastiche.

Ricordiamo sempre, come abbiamo visto, che la bioplastica ha ancora diverse zone d’ombra, che non la rendono quel materiale così ecologico e sostenibile che vorremmo immaginare.

In conclusione, è sempre importante considerare attentamente il contesto e le implicazioni di ogni opzione che viene presentata come più sostenibile della plastica, per procedere realmente verso un futuro più verde e responsabile.

In conclusione, il divieto europeo sui glitter è parte di un ampio sforzo per affrontare il problema delle microplastiche e promuovere pratiche più sostenibili nell’industria cosmetica. Nonostante le reazioni contrastanti da parte dei consumatori e delle imprese.

La strada da percorrere è quella di trovare soluzioni che soddisfino le aspettative estetiche dei consumatori senza compromettere il benessere del nostro pianeta.


Il giornalista Federico Rampini si chiede: “Un mondo senza plastica? Pensateci bene”

Qualche settimana fa, l’acclamato giornalista Federico Rampini ha presentato un articolo che, in controtendenza rispetto a parte dell’opinione pubblica, affronta in modo netto il tema della plastica. Il titolo eloquente, “Un mondo senza plastica? Pensateci bene,” anticipa la posizione critica dell’autore su questa delicata questione.

Il breve articolo, inizialmente pubblicato sulla newsletter del giornalista, Global, e successivamente sul Corriere della Sera, offre un chiaro e puntuale resoconto delle perplessità di Rampini riguardo al modo in cui il dibattito contemporaneo tratta l’argomento della plastica in relazione alle questioni ambientali.

Il contesto dell’articolo si sviluppa dalle tensioni manifestate alla COP 28, il Vertice mondiale sull’azione per il clima tenutosi a Dubai lo scorso 1 e 2 dicembre 2023. Qui, Rampini riconosce chiaramente la polarizzazione tra due approcci distinti sulle questioni climatiche: l’ambientalismo occidentale e il pragmatismo globale, con particolare enfasi su Cina e India.

Il giornalista associa queste divergenze di prospettiva a diverse marce di crescita, evidenziando lo sviluppo economico più lento dell’Europa in contrasto con la forte e rapida espansione del Grande Sud Globale. Rampini critica ciò che chiama “estremismo ambientalista,” definendolo “quello pseudo-ambientalismo adolescenziale che predica il rispetto della Scienza ma non sa cosa sia un manuale di chimica; che descrive la Rivoluzione industriale nata in Occidente come una sciagura abominevole; che ulula sull’Apocalisse dietro l’angolo manipolando e distorcendo i dati; che demonizza lo sviluppo economico vituperando tutto il bene che esso ha fatto e sta facendo all’umanità.”

La narrazione si espande successivamente per affrontare il tema della plastica, spesso dipinta come un materiale intrinsecamente dannoso e responsabile dell’inquinamento ambientale. L’autore si basa sull’analisi di Daniel Yergin, vincitore del premio Pulitzer e autore di “The New Map: Energy, Climate, and the Clash of Nations,” per presentare una visione più equilibrata.

Rispetto alla plastica, Rampini sostiene che la responsabilità principale della sua presenza negli oceani e nelle discariche è attribuibile principalmente a paesi di Asia e Africa, che non adottano pratiche avanzate di gestione dei rifiuti. Al contrario, negli Stati Uniti e in Europa, dove il riciclo è oggetto di politiche di sensibilizzazione e regolamentazioni normative, il problema della plastica non riciclabile è stato notevolmente mitigato.

L’articolo si spinge oltre, bilanciando la critica ambientalista sulla plastica con un riconoscimento del suo ruolo fondamentale in nuove tecnologie cruciali, come le auto elettriche, i pannelli solari e le pale eoliche, e tutti quegli strumenti che ci stanno aiutando a mettere in atto la transizione energetica di cui abbiamo bisogno.

L’autore esplora ulteriormente il ruolo fondamentale della plastica in settori chiave, come l’imballaggio alimentare, l’industria medica, i trasporti e l’edilizia. Sottolinea come la plastica contribuisca alla prevenzione di contaminazioni alimentari, garantisca igiene nelle strutture mediche e costituisca la base di molti dispositivi medici salvavita, di come renda gli aerei più leggeri, riducendo il consumo di carburante e le emissioni di CO2, e di come il suo utilizzo nelle tubature sia più sicuro.

Concludendo, Rampini sottolinea che, nonostante le critiche, la plastica è stata parte integrante delle conquiste occidentali che hanno migliorato la vita di milioni di persone nel mondo. L’autore invita alla comprensione di questi aspetti, suggerendo che solo conoscendo appieno la realtà possiamo concentrarci su modi per accelerare la transizione energetica.

Infine, Rampini lancia una provocazione agli attivisti, suggerendo loro di contribuire positivamente educando sul corretto utilizzo della plastica e organizzando squadre di volontari per ripulire gli ambienti inquinati, anziché protestare in modo distruttivo.

Trovate l’articolo integrale di Federico Rampini “Un mondo senza plastica? Pensateci bene” qui:


La Generazione Z e la questione Ambientale: l’attenzione al Riciclo e alla Gestione dei Rifiuti

La Generazione Z è spesso oggetto dell’attenzione dei media e degli opinionisti. Se ne analizzano i consumi, l’approccio al lavoro, le mode e la loro sensibilità ai temi ambientali. Qui vogliamo approfondire proprio quest’ultimo aspetto e vedere in quale modo la Gen Z affronta gli argomenti green.

Per comprendere meglio, la tanto citata Generazione Z è composta dai ragazzi nati tra la metà degli anni Novanta e i primi anni Duemiladieci. È la generazione di Greta Thumberg, la giovane attivista che nel 2018 ad appena 15 anni ha iniziato a scioperare e a far sentire la sua voce per sensibilizzate sul cambiamento climatico e spingere i governi a prendere provvedimenti per la crisi ambientale.

Greta Thumberg non è una voce fuori dal coro tra i suoi coetanei, infatti, la Gen Z è molto partecipe nelle discussioni ambientali. Possiamo dire che sono giovani cresciuti con una consapevolezza spiccata dell’impatto delle proprie azioni e delle proprie scelte di consumo sul pianeta.

Uno degli aspetti chiave di questo tipo di attivismo è il concetto di “zero waste”, mirato a ridurre al minimo la produzione di rifiuti. La Gen Z abbraccia questa filosofia, spingendosi oltre il semplice riciclo e cercando modi creativi per ridurre il proprio impatto ambientale.

Possiamo dire che questa generazione ha goduto di una ‘Sensibilizzazione Precoce’. È cresciuta con una maggiore consapevolezza ambientale rispetto alle generazioni precedenti. I programmi educativi incentrati sull’ecologia e le iniziative di sensibilizzazione hanno giocato un ruolo chiave nel formare le loro opinioni. Le scuole e le università stanno svolgendo un ruolo fondamentale nell’istruire i giovani su come la gestione dei rifiuti possa influire sul nostro ecosistema.

Questa sensibilità si traduce in azioni concrete, infatti la Gen Z si mostra molto critica nei confronti delle pratiche aziendali non sostenibili. Preferisce marchi che dimostrano un impegno autentico per la sostenibilità ambientale, spingendo le aziende a rivedere le proprie pratiche e ad adottare politiche più eco-friendly.

A differenza delle generazioni precedenti, la Generazione Z non si accontenta di essere spettatrice. Partecipano attivamente a iniziative locali e globali per la pulizia dell’ambiente, organizzano raccolte di rifiuti e promuovono la consapevolezza attraverso eventi di sensibilizzazione. La loro partecipazione va oltre la retorica e si traduce in azioni concrete.

Un’altra differenza sostanziale rispetto ai loro ‘fratelli maggiori’ è il modo in cui la Gen Z parla e si confronta su queste tematiche: Il mondo digitale svolge un ruolo centrale nel loro attivismo.

Le piattaforme social, come TikTok e Instagram, sono diventate i canali di divulgazione preferiti. Qui nascono moltissimi profili dove si veicolano idee innovative sulla gestione dei rifiuti, con video che mostrano tecniche di upcycling, compostaggio e riduzione del consumo di plastica.

Spesso vengono utilizzati l’umorismo e l’ironia, per parlare di ambiente e clima, stili in cui i ragazzi si riconoscono e che trovano più ingaggianti e utili a condividere esperienze e suggerimenti per ridurre i rifiuti.

La Gen Z accoglie e promuove soluzioni tecnologiche per uno stile di vita sostenibile, utilizzando app e piattaforme digitali per semplificare il riciclo. La tecnologia, inclusa l’intelligenza artificiale, può migliorare i processi di riciclo, e la Gen Z è pronta a sfruttare appieno queste potenzialità.

In conclusione, la Generazione Z si distingue per il suo impegno tangibile nella gestione dei rifiuti e nel riciclo. La combinazione di sensibilizzazione precoce, attivismo digitale, adozione dell’economia circolare, innovazioni tecnologiche e partecipazione attiva promette un futuro in cui la sostenibilità ambientale sarà al centro delle decisioni quotidiane. Questa generazione sta plasmando un mondo in cui la gestione dei rifiuti non è solo una necessità, ma una priorità fondamentale.


Perché l’Europa ha messo al bando i glitter?

Dal 15 ottobre scorso, l’Europa ha messo al bando l’utilizzo dei celebri brillantini nei trucchi, ma questa restrizione interessa anche altri cosmetici come scrub e fondotinta, oltre a estendersi a inaspettati ambiti come biglietti di auguri e superfici sportive artificiali (campi da basket e pallavolo).

Questo divieto ha sollevato diverse domande, soprattutto considerando che i glitter sono spesso visti come accessori gioiosi e apparentemente inoffensivi. Per comprendere appieno le ragioni dietro questa decisione, è essenziale esaminare il contesto più ampio e capire come i glitter si inseriscono in un piano più vasto per affrontare il problema delle microplastiche.

La direttiva per la riduzione delle microplastiche è al centro di questa mossa decisa da Bruxelles.

I glitter, frequentemente composti da polimeri e alluminio, rientrano infatti nella categoria microplastiche, e come tali sono al centro dell’attenzione mediatica, e della preoccupazione dei consumatori per i loro effetti.

Per un quadro completo è fondamentale notare che le principali fonti di queste particelle microscopiche derivano da altre attività. Il 35% delle microplastiche proviene dal lavaggio di capi sintetici, il 30% dall’attrito degli pneumatici delle auto sull’asfalto e il 24% dalle polveri di inquinamento delle città.

Nonostante ciò, la Commissione Europea stima che il divieto sui glitter contribuirà a ridurre la dispersione di microplastiche del 30% entro il 2030, prevenendo così la diffusione di 500.000 tonnellate di questi materiali nell’ambiente.

Tuttavia, la reazione dei consumatori è stata contrastante.

In Germania, ad esempio, si è assistito a una corsa agli acquisti di glitter prima che il divieto diventasse effettivo. Luca Valentino, personaggio della TV tedesca, ha addirittura dichiarato di aver acquistato 80 pacchetti di glitter, sottolineando quanto i brillantini siano fondamentali per la sua vita “colorata”. Su TikTok, sono emersi contenuti indignati riguardo alla messa al bando dei glitter.

Anche tra le imprese, la polemica è sorta. Cosmetics Europe, l’associazione europea dei produttori di cosmetici, ha respinto le preoccupazioni ambientali, affermando che le microplastiche aggiunte intenzionalmente ai prodotti cosmetici rappresentano solo una frazione minima della plastica rilasciata nei mari e nei corsi d’acqua. Sulla base dei dati iniziali dell’ECHA, le microplastiche aggiunte intenzionalmente dai cosmetici senza risciacquo rappresentano appena il 2% di tutte le emissioni di microplastiche.

Il futuro, in ogni caso, non si prospetta totalmente privo di glitter. Al contrario, esistono già alternative green ai tradizionali brillantini di plastica.

Parliamo di glitter realizzati con materiali biodegradabili, come la cellulosa.

Anche se non sono ancora ottimali dal punto di vista della sostenibilità e sono economicamente più costosi rispetto alle opzioni convenzionali in plastica e alluminio, sono oggetto di ricerca per sviluppare alternative più efficaci in questo campo.

In conclusione, il divieto europeo sui glitter è parte di un ampio sforzo per affrontare il problema delle microplastiche e promuovere pratiche più sostenibili nell’industria cosmetica. Nonostante le reazioni contrastanti da parte dei consumatori e delle imprese.

La strada da percorrere è quella di trovare soluzioni che soddisfino le aspettative estetiche dei consumatori senza compromettere il benessere del nostro pianeta.


Impegni Sostenibili per il Nuovo Anno: Intervista al Presidente di ProPlast Marco Giovannini

L’inizio di un nuovo anno è un momento di festa, ma è anche un periodo di bilanci e buoni propositi per pensare inevitabilmente al nostro futuro.

E quale può essere un futuro migliore di un domani più verde e sostenibile?

Cogliamo allora questa occasione per riflettere su ciò che possiamo fare per rendere il nostro pianeta un luogo migliore.

Per aiutarci in questo percorso e farci ispirare positivamente, intervistiamo Marco Giovannini, presidente di Proplast, il Consorzio che si dedica alla formazione continua dei diversi attori che lavorano con il mondo della plastica, dalle aziende produttrici, a quelle utilizzatrici, alle associazioni di categoria, agli istituti di ricerca.

Dott. Giovannini, come possiamo trarre ispirazione da questo inizio d’anno per compiere passi positivi verso un futuro più verde?

L’anno nuovo può ispirarci a contribuire a un futuro più verde attraverso alcune pratiche e riflessioni orientate alla sostenibilità. La principale direi che può essere quella di promuovere lo spirito di condivisione e solidarietà. Condividere innanzitutto la conoscenza di quelle che sono le buone pratiche per la sostenibilità è il primo passo per generare un effetto a cascata sull’applicazione da parte di tutti di tali principi, promuovendo così uno stile di vita più eco-friendly.

Ricordiamoci che anche piccoli cambiamenti nelle abitudini quotidiane possono avere un impatto significativo quando adottati da un gran numero di persone. Continuare a impegnarsi verso uno stile di vita più verde contribuirà a costruire un futuro sostenibile per tutti.

Quali possono essere dei buoni propositi attuabili nella nostra vita di tutti i giorni che ci aiutino a essere più sostenibili?

Ci sono moltissimi modi in cui puoi adottare uno stile di vita più sostenibile nella vita di tutti i giorni. Ad esempio:

Riduci, Riutilizza, Ricicla: continua a praticare i principi fondamentali del “riduci, riutilizza, ricicla”. Riduci gli sprechi limitando l’acquisto di beni superflui. Riutilizza oggetti quando possibile e assicurati di riciclare in modo corretto.

Risparmio energetico: Spegni gli elettrodomestici quando non li usi e sostituisci le lampadine tradizionali con lampadine a LED a basso consumo energetico. Riduci l’uso di dispositivi in ??stand-by.

Mobilità sostenibile: Utilizza mezzi di trasporto sostenibili come la bicicletta, i mezzi pubblici o condividi il passaggio con altri. Se possibile, considera l’acquisto di un’auto elettrica o ibrida.

E soprattutto educazione e consapevolezza: Informa te stesso e gli altri sull’importanza della sostenibilità ambientale.

Va ricordato che l’educazione e la consapevolezza ambientale influenzano le decisioni quotidiane. Gli individui informati e consapevoli sono più propensi a fare scelte sostenibili e a incoraggiare anche gli altri a farlo.

Adottando anche solo alcuni di questi propositi nella tua vita quotidiana, puoi contribuire in modo significativo a un futuro più sostenibile.

Perché il comportamento del singolo è importante?

Il comportamento del singolo è importante perché ha un impatto su sé stesso, sugli altri e sulla società nel suo insieme. Le azioni di ogni individuo contribuiscono alla costruzione di un mondo in cui le persone vivono.

In sintesi, il comportamento del singolo è cruciale per la sostenibilità, poiché ogni azione conta nel collettivo sforzo per preservare e migliorare la qualità dell’ambiente.

La consapevolezza delle proprie azioni e l’adozione di pratiche sostenibili sono elementi chiave per promuovere un futuro più equo e rispettoso dell’ambiente.

Missione fondamentale della scuola è quella di educare i bambini sin dalle scuole elementari ai principi del rispetto dell’ambiente e del risparmio delle risorse, del riciclo e del riuso di tutto ciò che è possibile.

CORIPET è pronto a raccogliere una sfida così impegnativa?

Lo abbiamo già fatto, impegnandoci da tempo ad accelerare la transizione verso gli obblighi che spettano alle aziende entro il 2025. Per proteggere l’ambiente è necessario avviare un processo industriale di riciclo per grandi quantità, alimentato con volumi costanti di materiale. Dunque, il primo step da garantire è un’efficiente filiera di raccolta. Il modello avviato da CORIPET, in tal senso, è un esempio virtuoso che va in questa direzione e che potrebbe ispirare analoghi modelli in altri comparti industriali.


Intervista al Presidente Corrado Dentis di Coripet

Un sistema innovativo di economia circolare ma soprattutto una scelta a sostegno dell’ambiente. È l’impegno di CORIPET, consorzio volontario senza fini di lucro riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, attivo nella gestione diretta di bottiglie in PET per uso alimentare. Ne parliamo con il Presidente Corrado Dentis.

Presidente, qual è la mission di Coripet?

CORIPET è un consorzio e, come tale, opera in sinergia con gli attori presenti nel sistema di economia circolare: produttori, converter e riciclatori di bottiglie in PET. La nascita del consorzio è già in sé un’innovazione, perché per la prima volta produttori, che immettono sul mercato questo tipo di imballaggio, aderendo al consorzio adempiono agli obblighi derivanti dall’EPR (“Extended Producer Responsibility”) di gestione del fine vita dei propri imballaggi immessi sul mercato. Dunque, insieme ai riciclatori, sono diventati protagonisti della gestione del fine vita dei loro imballaggi. Raggiungere questo obiettivo è stata la nostra mission fin dall’inizio, unito al fatto che ai nostri soci offriamo un servizio efficiente, ma anche flessibile e reattivo. Si tratta del primo atto concreto che ha definito con contorni nitidi e aderenti alle norme il processo di transizione economica nel nostro Paese, per quel che riguarda il riciclo del PET.

A proposito di norme e regolamenti, quali sono le linee guida sulle quali si basa l’attività di CORIPET?

In primis, le indicazioni contenute nella Direttiva europea SUP (Single Use Plastic), entrata in vigore il 14 gennaio 2022. La norma, oltre a mettere al bando gli oggetti monouso, disciplina il fine vita delle bottigliette in PET e, per la prima volta, indica gli obiettivi di raccolta e di utilizzo dell’rPET, ovvero PET riciclato, nella produzione di nuove bottiglie. La normativa SUP è di fondamentale importanza non solo perché riconosce e sancisce la riciclabilità delle bottiglie PET per uso alimentare, ma anche perché apre ad un’intera filiera industriale già pronta ad avviarne il riciclo in grandi quantità.

Quali sono gli obiettivi da raggiungere nel medio termine?

Guardando al futuro prossimo sono soprattutto due: una raccolta che arrivi al 77% di bottiglie in PET immesse a consumo sul territorio nazionale entro il 2025 e che raggiunga il traguardo del 90% entro il 2030. Nello stesso tempo, chi utilizza questi contenitori per vendere i propri prodotti avrà l’obbligo di produrli con almeno il 25% di PET riciclato entro il 2025 e il 30% nel 2030.

CORIPET è pronto a raccogliere una sfida così impegnativa?

Lo abbiamo già fatto, impegnandoci da tempo ad accelerare la transizione verso gli obblighi che spettano alle aziende entro il 2025. Per proteggere l’ambiente è necessario avviare un processo industriale di riciclo per grandi quantità, alimentato con volumi costanti di materiale. Dunque, il primo step da garantire è un’efficiente filiera di raccolta. Il modello avviato da CORIPET, in tal senso, è un esempio virtuoso che va in questa direzione e che potrebbe ispirare analoghi modelli in altri comparti industriali.


Il Natale Responsabile: Come Coinvolgere Tutta la Famiglia per un Natale più Sostenibile

Il Natale è una festività bellissima, che celebra la condivisione, la gioia e la generosità, ma sappiamo che è anche il periodo in cui il consumo e lo spreco raggiungono livelli record.

L’abbondanza di regali, l’eccesso di decorazioni e gli avanzi di cibo delle tavole delle feste, possono mettere a dura prova il nostro impegno per un mondo più sostenibile.

Ma cosa possiamo fare per rendere il Natale più rispettoso dell’ambiente?

Proviamo a coinvolgere tutta la famiglia nella riduzione e nel riciclo della plastica. In questo articolo, esploreremo suggerimenti pratici su come farlo.

1. Educare e Condividere la Consapevolezza

Il primo passo per coinvolgere la famiglia è l’educazione e la condivisione della consapevolezza. Parlate con i vostri familiari, spiegate perché è importante riciclare la plastica durante il Natale e tutto l’anno. Coinvolgete i vostri figli in conversazioni sulle sfide ambientali e sui modi per affrontarle.

2. Decorazioni Natalizie Creative e Sostenibili

Abbiamo già visto, negli anni precedenti, come si possano realizzare decorazioni natalizie belle e divertenti, riutilizzando la plastica che non ricicliamo. Un po’ di creatività, o una buona connessione internet che vi faccia scaricare tutorial sul tema, e sarete in grado di creare ghirlande, palline per l’albero, centrotavola originali e sostenibili. Mi raccomando, preparate gli addobbi tutti insieme! Queste attività creative rafforzeranno il legame familiare, oltre a ridurre l’impatto ambientale.

3. Riciclate

Nel periodo natalizio, il volume di rifiuti può aumentare notevolmente: imballaggi in plastica dei regali ricevuti, confezioni delle prelibatezze acquistate in gastronomia, cellophane e polistirolo per spedire sorprese agli amici lontani. È questo il momento per essere più attenti al riciclo di tutti questi materiali in plastica, in modo da ridurne l’impatto ambientale.

Assicuratevi di avere un sistema di raccolta differenziata ben organizzato a casa e spiegate a tutti i membri della famiglia come funziona.

4. Vietato sprecare cibo

In questo caso la plastica ci viene in aiuto.

Sì, perché durante i pranzi e le cene delle feste è bello e allegro portare sulla tavola i piatti tipici e le pietanze dei nostri ricordi più felici.

È facile esagerare nelle quantità, ma anche questo fa parte del periodo natalizio, l’importante è che tutto questo cibo non venga gettato via. Ecco allora che la pellicola e le confezioni in plastica ci aiutano a conservare gli avanzi e a riporli in frigorifero per consumarli nei giorni successivi.

5. Una Promessa per il Nuovo Anno

Mentre ci avviciniamo alla fine dell’anno, riflettiamo su ciò che possiamo fare per un 2024 più sostenibile. Potrebbe trattarsi di impegnarsi a riciclare meglio, a consumare in modo più responsabile o a partecipare a progetti di volontariato ambientale. Piccole azioni che ci aiuteranno a diventare più sostenibili nel nuovo anno.

In conclusione, il Natale è un momento perfetto per riflettere sulle nostre azioni e sulle scelte che facciamo e con la sua enfasi sulla condivisione e la gentilezza, può ispirarci a compiere gesti gentili verso il nostro pianeta.


I numeri del Riciclo della Plastica in Italia nel 2022

Come consuetudine annuale, Corepla, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica, ha recentemente divulgato il suo Rapporto di Sostenibilità relativo all’anno 2022.

Questo dettagliato documento esamina le varie iniziative intraprese da Corepla per promuovere lo sviluppo dell’economia circolare, fornendo al contempo preziose informazioni sulla struttura della raccolta differenziata della plastica e sugli attori coinvolti in tale processo.

Il Rapporto di Sostenibilità è una risorsa fondamentale per comprendere non solo le attività di Corepla, ma anche i risultati conseguiti nel corso dell’anno precedente in termini di raccolta e riciclo degli imballaggi in plastica. Nel contesto del 2022, l’Italia si presenta come un Paese che ha registrato notevoli progressi nell’implementazione della raccolta differenziata e nell’aumento dei volumi di materiale riciclato.

I dati del rapporto delineano un quadro positivo, posizionando l’Italia tra i Paesi europei più efficienti nel campo del riciclo. Un significativo incremento negli anni recenti evidenzia l’impegno e il successo del Paese nel promuovere pratiche sostenibili e nell’affrontare la sfida della gestione responsabile degli imballaggi in plastica.

Iniziamo con l’analisi dello ‘stato di salute’ della raccolta differenziata urbana, che rappresenta la fase iniziale del processo di recupero degli imballaggi in plastica.

Nel 2022 sono stati convenzionati, e quindi serviti da raccolta differenziata, il 97% dei Comuni italiani, ovvero 7.665 Comuni. Questo significa poter offrire il servizio a 58.377.907 cittadini, pari al 99% della popolazione.

Ogni abitante ha mediamente differenziato 25 kg di plastica, un dato stabile rispetto allo scorso anno, con una variazione complessiva dello 0,1%.

Se alcune zone hanno raggiunto standard di raccolta difficilmente migliorabili, rimangono ancora aree dove i risultati possono crescere ancora, come le grandi Aree Metropolitane del Centro-Sud Italia, o alcune regioni meno performanti, ad esempio il Molise o il Trentino-Alto Adige.

La regione italiana più virtuosa rimane, anche quest’anno, la Sardegna, con 34,8 Kg di imballaggi in plastica pro-capite.

Guardiamo ora a cosa accade alla plastica post-raccolta differenziata.

Leggiamo sul Rapporto di Sostenibilità che nel 2022 gli imballaggi immessi al consumo di pertinenza Corepla, sono pari a 1.871.000 tonnellate (+0,5% rispetto al 2021). Di questi imballaggi in plastica, quelli avviati a riciclo sono pari a 1.052.481 tonnellate (+3% rispetto al 2021).

Il Plasmix rimanente, ovvero quegli imballaggi esclusi dalla selezione meccanica della raccolta differenziata perché non riciclabili per le loro condizioni o l’eterogeneità dei materiali, è stato conferito a recupero energetico per una quota pari a 437.854 tonnellate.

Mentre i rifiuti arrivati in discarica sono stati di 114.616 tonnellate.

Ma cosa vogliono dire questi numeri in termini di benefici oggettivi che abbiamo tutti noi consumatori ottenuto dal riciclo della plastica?

Ecco i principali conseguiti nel 2022:

  • La materia prima vergine risparmiata grazie al riciclo COREPLA è stimata in 523.789 t., l’equivalente necessario a produrre a 11 miliardi di flaconi per detersivi da 1 litro.
  • Abbiamo risparmiato 10.946 GWh di energia, pari al 2,5% circa della produzione annua di energia primaria in Italia.
    Questo perché il processo di riciclo della plastica richiede meno energia di quello per la produzione di plastica vergine.
  • Abbiamo risparmiato in volume, in termini di discarica evitata, pari 35.653.977 di m3, ossia a 37.5 volte il volume del Colosseo. Infatti, abbiamo salvato dalla discarica oltre 1 milione di t di rifiuti di imballaggi in plastica.
  • Questo ha evitato 885.406 tonnellate di emissioni di CO? pari a 1.024 voli A/R Roma-Tokyo.

In conclusione, i dati del Rapporto di Sostenibilità 2022 di Corepla dipingono un quadro rassicurante per l’Italia nel contesto del riciclo della plastica.

L’impegno nel promuovere il riciclo della plastica restituisce a tutti noi benefici tangibili, contribuendo in modo concreto alla conservazione delle risorse e alla riduzione dell’impatto ambientale complessivo.


Plastica e Innovazione: Esempi di Successo

La plastica è indubbiamente una delle invenzioni più significative del XX secolo e ha rivoluzionato moltissimi aspetti della nostra vita quotidiana.

Purtroppo, oggi, quando si nomina la plastica, si pensa spesso al problema dei rifiuti e alla quantità di materiale che viene abbandonata nell’ambiente indiscriminatamente.

Dovremmo, però, anche ricordare che molti oggetti che ci troviamo tra le mani ogni giorno non esisterebbero senza plastica, così come molte delle nostre abitudini e delle comodità a cui ormai non possiamo rinunciare, sarebbero indubbiamente differenti se questo materiale non fosse mai stato inventato.

Molti dei progressi che hanno permesso l’evoluzione della nostra qualità della vita, sono stati resi possibili proprio dall’esistenza della plastica.

Basti pensare all’impiego della plastica in campo medico, nell’edilizia, nel settore tecnologico e nella più recente tecnica della stampa 3D.

Vediamo alcuni esempi concreti di come questo materiale sia utilizzato per la realizzazione di prodotti innovativi e indispensabili.

Plastica e Stampanti 3D

La stampa 3D ha aperto la strada a una nuova era dell’innovazione, poiché ha reso possibile, rapida e accessibile la produzione tridimensionale di oggetti, che siano prodotti di consumo o prototipi o persino organi umani.

Per la stampa 3D viene utilizzata la plastica, anzi, vengono utilizzati diversi tipi di plastica, adatti, a seconda delle peculiarità specifiche, a determinati impieghi.

La plastica è il materiale scelto proprio per la sua facilità di modellazione, la resistenza e per il suo costo accessibile.

I vantaggi della stampa 3D sono diversi, riassumibili principalmente nella possibilità di semplificare il processo di produzione e di renderlo più economico. Il passaggio dal progetto alla realizzazione dell’oggetto, con la stampa 3D è più rapido e non prevede la realizzazione di stampi e macchinari appositi, tagliando in questo modo diversi costi.

I suoi impieghi sono davvero vasti, come ad esempio l’utilizzo nel settore industriale per la stampa di prototipi – le aziende utilizzano la stampa 3D per creare rapidamente prototipi di prodotti, riducendo i tempi di sviluppo e i costi. L’utilizzo per la personalizzazione di componenti e oggetti. La creazione per il settore medicale di protesi su misura, che offrono una maggiore funzionalità e comfort rispetto alle protesi tradizionali.

Plastica e Medicina

Nel settore medico, la plastica ha rivoluzionato il modo in cui vengono somministrati i farmaci, i dispositivi medici e persino le procedure chirurgiche. La sua leggerezza, resistenza e capacità di sterilizzazione la rendono essenziale per garantire la salute e la sicurezza dei pazienti.

Infatti, ci consente di usufruire di farmaci in modo sicuro: grazie alle confezioni in plastica i principi attivi sono protetti dai danni causati dall’aria, dalla luce e dall’umidità, e non rischiamo contaminazioni.

Inoltre, gli operatori sanitari utilizzano moltissimi dispositivi in plastica, dalle sacche per trasfusioni, ai contenitori di raccolta dei campioni, alle diverse apparecchiature mediche monouso, riducendo il rischio di infezioni trasmissibili e garantendo una maggiore sterilità.

Plastica ed Edilizia

La plastica è ampiamente utilizzata in edilizia, poiché è un materiale leggero, ma allo stesso tempo resistente, idrorepellente, duttile ed economico.

La plastica ha, inoltre, aperto la strada, in questo settore, a soluzioni innovative che contribuiscono alla sostenibilità e all’efficienza energetica degli edifici.

Materiali plastici ad alte prestazioni vengono utilizzati per migliorare l’isolamento termico degli edifici, riducendo i consumi energetici e le emissioni di CO2.

Così come viene impiegata per produrre pannelli solari di ultima generazione, che possono essere integrati nell’architettura degli edifici per generare energia in modo sostenibile.

Plastica e Tecnologia

Nei settori tecnologici, la plastica è spesso la chiave per la miniaturizzazione e la realizzazione di dispositivi elettronici e apparecchiature avanzate.

La plastica è la chiave per creare smartphone e dispositivi portatili leggeri e resistenti, così come per produrre veicoli elettrici meno pesanti e a maggiore efficienza energetica.

In conclusione, la plastica è molto di più di un problema da eliminare: è una risorsa da gestire in modo responsabile, per continuare a godere dei suoi benefici e delle innovazioni a essa legate, per un futuro di progresso e più green.