"Shattering the Plastics Illusion": un nuovo sguardo sul dibattito sulla plastica
"Shattering the Plastics Illusion": un nuovo sguardo sul dibattito sulla plastica
"Shattering the Plastics Illusion": un nuovo sguardo sul dibattito sulla plastica
Chris DeArmitt, autore del libro “Il paradosso della plastica”, torna con un nuovo testo che affronta il controverso tema dell’impatto ambientale della plastica. “Shattering the Plastics Illusion” si basa su oltre 5000 studi peer-reviewed per fare luce su questioni cruciali.
La missione comune: sfatare i miti sulla plastica
Il libro di DeArmitt mira a sfatare i luoghi comuni sulla plastica e promuovere le buone pratiche di economia circolare. Si basa su dati scientifici per mostrare come ricerca e innovazione stiano trasformando la plastica in una risorsa preziosa per un futuro sostenibile.
I punti chiave del libro
“Shattering the Plastics Illusion” affronta diversi temi cruciali nel dibattito sulla plastica:
- Analisi del ciclo di vita
DeArmitt mostra come, considerando l’intero ciclo di vita, la plastica sia spesso l’opzione meno impattante rispetto ad altri materiali. - L’inquinamento degli oceani
Il libro rivela che la quantità di plastica presente negli oceani è circa 1000 volte inferiore alle stime comunemente riportate. - Esposizione alle microplastiche
Secondo gli studi analizzati, le microplastiche rappresentano solo lo 0,001% di ciò che ingeriamo e sono sicure quanto l’argilla o la cellulosa.
Soluzioni per un uso sostenibile della plastica
DeArmitt propone soluzioni concrete per un uso responsabile e circolare della plastica.
“Shattering the Plastics Illusion” rappresenta un contributo importante al dibattito sulla plastica, offrendo una prospettiva basata su dati scientifici. Un approccio utile per promuovere scelte informate e consapevoli verso un futuro migliore.
Il Closed Loop: Un modello circolare per il futuro della plastica
Il Closed Loop: Un modello circolare per il futuro della plastica
Il Closed Loop: Un modello circolare per il futuro della plastica
Il concetto di “Closed Loop” o “Ciclo Chiuso” sta guadagnando sempre più attenzione nel mondo della sostenibilità e della gestione dei rifiuti, in particolare per quanto riguarda la plastica. Questo approccio mira a creare un sistema in cui i materiali vengono continuamente riciclati, riducendo al minimo la necessità di materie prime vergini e lo smaltimento in discarica.
Nel caso della plastica, il Closed Loop prevede che i prodotti in plastica a fine vita vengano raccolti, riciclati e utilizzati per creare nuovi prodotti, innescando un ciclo virtuoso. Questo modello si contrappone all’attuale sistema “lineare” di produzione, consumo e smaltimento, che genera enormi quantità di rifiuti e inquinamento.
I vantaggi del Closed Loop sono molteplici. In primo luogo, riduce la dipendenza da risorse non rinnovabili come il petrolio, da cui deriva la maggior parte delle materie plastiche vergini. In secondo luogo, diminuisce la quantità di rifiuti plastici che finiscono in discarica o dispersi nell’ambiente, contribuendo a mitigare problemi come l’inquinamento ambientale. Infine, il Closed Loop crea opportunità economiche legate al riciclo e alla produzione di beni in plastica riciclata.
Un aspetto cruciale del Closed Loop è la sua capacità di preservare la qualità e la funzionalità dei materiali plastici nel processo di riciclo. Grazie a tecnologie avanzate e a una corretta selezione e separazione dei rifiuti plastici, è possibile ottenere plastica riciclata di alta qualità, paragonabile alla plastica vergine. Questo consente di utilizzare la plastica riciclata in un’ampia gamma di imballaggi, senza compromettere le prestazioni o la sicurezza dei prodotti.
Mantenere la qualità della plastica riciclata è fondamentale per la creazione di un vero Closed Loop, in quanto aumenta la domanda di materiali riciclati e ne favorisce l’integrazione nei processi produttivi. Inoltre, contribuisce a sfatare il mito secondo cui la plastica riciclata sarebbe sempre di qualità inferiore, incoraggiando così consumatori e aziende a scegliere prodotti in plastica riciclata.
Intervista esclusiva: Women In Plastics Italy e la sfida per un futuro più equo e sostenibile nel settore gomma-plastica
Intervista esclusiva: Women In Plastics Italy e la sfida per un futuro più equo e sostenibile nel settore gomma-plastica
Intervista esclusiva: Women In Plastics Italy e la sfida per un futuro più equo e sostenibile nel settore gomma-plastica
Il settore gomma-plastica sta vivendo un momento di grande trasformazione, non solo dal punto di vista tecnologico e ambientale, ma anche sociale e culturale. In questo contesto, l’associazione Women In Plastics Italy si pone come punto di riferimento per le donne che lavorano nel settore, promuovendo inclusività, sostenibilità e crescita professionale.
Per approfondire gli obiettivi e le iniziative dell’associazione, abbiamo intervistato la Presidente Miriam Olivi.
Questa sarà la prima di una serie di interviste alle leader di Women In Plastics Italy, parleremo, infatti, con le Vicepresidenti Erica Canaia e Clelia Petri che condivideranno ulteriori aspetti di questo ampio settore.
1. Quali sono gli obiettivi principali di Women In Plastics Italy e come intendete raggiungerli?
La nostra associazione ha identificato tre importanti dimensioni verso cui orientare la propria missione e le proprie attività: donna, plastica e rete.
Women in Plastics è il luogo dove le donne possono esprimersi, cercare e trovare supporto, ispirazione, motivazione. Vogliamo liberare e colorare il talento femminile, per valorizzare il ruolo della donna nelle aziende e nella società.
La plastica è il secondo fattore comune: un materiale sotto assedio, che però è parte della nostra quotidianità, privata e professionale, su cui riteniamo necessario provare a fare chiarezza. Le WIPS sono esperte che possono raccontare la verità e scardinare molti pregiudizi che spesso spostano indebitamente i canoni della sostenibilità e depistano l’opinione pubblica.
Women in Plastics è, non da ultimo, un canale di solidarietà e apertura, di tipo umano, relazionale, professionale, istituzionale. Le connessioni che stiamo attivando ci arricchiscono di competenze e conoscenze. Anche le aziende associate riconoscono il valore di fare parte del nostro dirompente networking.
Questi scopi sono ampiamente descritti nello Statuto e nel Manifesto di Women in Plastics Italy, documenti costitutivi con cui ogni associato si impegna a essere una parte attiva in questo progetto, con valori così cruciali per il nostro futuro.
2. In che modo l'associazione promuoverà una cultura di inclusività e sostenibilità nel settore gomma-plastica?
Le nostre attività sono innumerevoli. Contiamo molto sull’educazione e la formazione, con corsi mirati che potenzino le hard e soft skills delle donne. Organizziamo mensilmente speech tematici on-line, per sensibilizzare e acculturare su argomenti di interesse generale, in linea con i nostri obiettivi. Degli esempi? Abbiamo parlato di gender-gap, di riciclo dei materiali, di attività di recruiting, di benessere psico-fisico.
Come Wips, testimoniamo attivamente l’inclusività nelle nostre aziende, incentivando buone pratiche di conciliazione e di collaborazione. Il binomio donna-plastica ci permette di rimanere concentrate su un focus che fa parte della nostra quotidianità anche professionale. Il settore di cui facciamo parte, infatti, ci percepisce già come molto presenti e dinamiche. Il nostro messaggio e il nostro attivismo stanno sensibilizzando molto anche altre nazioni: sono stata invitata, per esempio, a varie conferenze internazionali per raccontare il progetto Women in Plastics e ispirare altre donne nel settore manifatturiero globale. In questi pochi mesi, abbiamo lavorato molto anche sull’aspetto comunicativo e mediatico, per allargare il coinvolgimento e condividere le nostre iniziative.
L’inclusività è un dato di fatto: l’Associazione è aperta a tutti. Donne in qualsiasi ruolo e posizione, anche di altri settori, ma anche uomini e aziende. Chiunque voglia contribuire ad un futuro rispettoso e sostenibile può unirsi ed aiutarci.
3. Quali iniziative avete in programma per sostenere e formare le nuove generazioni di professioniste del settore?
Ci stiamo aprendo alle collaborazioni con gli istituti scolastici ed universitari.
Siamo, per esempio, ente patrocinatore del progetto Effe promosso dall’Università Bicocca di Milano e rivolto alle adolescenti. La prossima estate alcune nostre associate saranno presenti al campus di Milano per confrontarsi con le partecipanti in occasione di alcuni business lunch. Personalmente, sarò a Bari a settembre per guidare un gruppo di studentesse in un hackaton di fine campus, una competizione che le vedrà sfidarsi nella realizzazione di un business plan. Anche ad Algeri, durante un evento fieristico, abbiamo radunato alcune studentesse dell’Università di Scienze e Tecnologia, per illustrare le tecnologie e le innovazioni italiane nell’ambito dei processi dei materiali plastici: speriamo di dar seguito a questo incontro, permettendo loro di effettuare dei tirocini in Italia.
Stiamo poi veicolando borse di studio di altre associazioni.
Women in Plastics Itay è aperta, con tariffe agevolate, anche alle giovani: entrare nel nostro networking può risultare un’ottima occasione per conoscere donne di successo, farsi guidare, introdurre, supportare. Significa anche lasciarsi coinvolgere da un comparto tecnologico e sempre più innovativo, in cui orientare futuro e carriera.
Conclusione:
L’intervista con la Presidente Miriam Olivi ci ha permesso di comprendere meglio il ruolo cruciale che Women In Plastics Italy svolge nel promuovere un cambiamento positivo nel settore gomma-plastica.
Attraverso iniziative di formazione, sostegno alle nuove generazioni e promozione delle buone pratiche, l’associazione si impegna a costruire un futuro più equo e sostenibile per tutte le professioniste del settore.
Restate sintonizzati per le prossime interviste con le Vicepresidenti Erica Canaia e Clelia Petri, che approfondiranno ulteriori aspetti legati al riciclo delle materie plastiche e alle opportunità di crescita professionale nel settore delle termoplastiche.
Importazioni di plastica riciclata: una minaccia per il settore del riciclo europeo
Importazioni di plastica riciclata: una minaccia per il settore del riciclo europeo
Importazioni di plastica riciclata: una minaccia per il settore del riciclo europeo
L’industria del riciclo della plastica in Europa si trova ad affrontare una sfida crescente posta dall’importazione di materiale riciclato da paesi extra-UE. Secondo l’associazione dei riciclatori europei di materie plastiche (Plastics Recyclers Europe), questa situazione sta mettendo a dura prova il settore, con il rischio di chiusura per molti impianti di riciclo.
Uno dei principali nodi critici riguarda i controlli sulle importazioni di plastica riciclata. In alcuni casi, questi materiali importati non soddisfano gli standard di sostenibilità e sicurezza dell’UE e sono accompagnati da dichiarazioni di origine non sempre verificabili. Questo consente loro di entrare nel mercato europeo a prezzi più competitivi rispetto al materiale riciclato prodotto internamente.
I dati mostrano che le importazioni di polimeri riciclati e vergini rappresentano attualmente oltre il 20% del consumo di polimeri nell’UE, mentre la produzione interna di materiale riciclato ha registrato una diminuzione del 5%. Questo ha portato a un rallentamento nella crescita della capacità di riciclo e alla chiusura di alcuni impianti.
Per affrontare questa sfida, l’associazione dei riciclatori europei ha richiesto all’UE di valutare l’introduzione di controlli più rigorosi sulle importazioni e di considerare eventuali restrizioni per i materiali non conformi agli standard europei. L’obiettivo è quello di proteggere un settore che conta circa 850 impianti, oltre 30.000 addetti e un fatturato di oltre 9,1 miliardi di euro.
L’UE ha fissato obiettivi ambiziosi per l’economia circolare e la sostenibilità, con traguardi importanti da raggiungere entro il 2025. Per realizzare questi obiettivi, è fondamentale che il riciclo della plastica sia riconosciuto come un settore strategico e che vengano adottate misure per garantire condizioni di concorrenza eque.
Sarà interessante osservare come l’UE affronterà questa sfida, bilanciando la necessità di proteggere l’industria del riciclo interna con gli impegni verso un commercio aperto e globale. Le decisioni prese avranno un impatto significativo sul futuro dell’economia circolare e sulla capacità dell’Europa di raggiungere i suoi obiettivi di sostenibilità.
Nel 2023 l’Italia impiega il 22,9% di plastiche rigenerate
Nel 2023 l’Italia impiega il 22,9% di plastiche rigenerate
Nel 2023 l’Italia impiega il 22,9% di plastiche rigenerate
L’Italia si conferma ai vertici europei nell’utilizzo di plastica riciclata, dimostrando un forte impegno verso un’economia più circolare. Secondo il rapporto “Materie plastiche riciclate utilizzate in Italia” di IPPR – Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, nel 2023 l’industria di trasformazione nazionale ha impiegato ben 1,337 milioni di tonnellate di plastiche rigenerate in sostituzione delle plastiche vergini.
Il tasso di impiego della plastica riciclata sul totale delle materie plastiche impiegate raggiunge il 22,9%, registrando un aumento significativo del +0,8% rispetto al 2022 e del +4,1% rispetto al 2021. Questi dati confermano il ruolo di leadership dell’Italia nel riciclo della plastica a livello europeo.
I settori che fanno maggior uso di plastiche riciclate sono l’imballaggio, che rappresenta il 37% del totale, seguito dall’edilizia con il 26%. L’igiene e arredo urbano si attesta al 12%, mentre i casalinghi, il mobile e l’arredamento raggiungono il 9%. Altri settori come agricoltura, tessile e articoli tecnici rappresentano, ognuno, una quota compresa tra il 3 e il 4%.
Nonostante le sfide legate ai costi energetici e all’approvvigionamento di materie prime seconde, l’Italia continua a fare passi da gigante nella direzione di un’economia sempre più sostenibile e circolare. Il potenziale di crescita dell’uso di plastica riciclata è ancora elevato, e l’Italia si posiziona come esempio virtuoso per gli altri paesi europei.
Il rapporto completo “Materie plastiche riciclate utilizzate in Italia” di IPPR offre un’analisi approfondita dei dati e delle tendenze nel settore del riciclo della plastica, confermando il ruolo chiave dell’Italia in questo ambito.
Il sistema di deposito cauzionale (DRS): una possibile soluzione per l’Italia?
Il sistema di deposito cauzionale (DRS): una possibile soluzione per l’Italia?
Il sistema di deposito cauzionale (DRS): una possibile soluzione per l’Italia?
Negli ultimi anni, il dibattito sull’introduzione di un sistema di deposito cauzionale (DRS) per i contenitori di bevande in Italia si è intensificato. Questo sistema, già adottato in molti Paesi europei, viene spesso indicato come una soluzione efficace per migliorare il riciclo, ridurre l’inquinamento e raggiungere gli obiettivi ambientali stabiliti dall’Unione Europea. Secondo uno studio realizzato dalla società Eunomia per la campagna “A Buon Rendere”, il DRS potrebbe portare benefici significativi, ma non mancano criticità e interrogativi sulla sua applicazione nel contesto italiano.
Quali sono i benefici ipotizzati dal DRS?
Lo studio di Eunomia presenta diversi vantaggi che il DRS potrebbe garantire, tra cui:
- Miglioramento dei tassi di riciclo: il sistema permetterebbe di raggiungere un tasso di raccolta e riciclo del 90% per le bottiglie in plastica (PET) entro il 2029, in linea con gli obiettivi europei. Si stima un aumento del tasso di riciclo del PET di oltre il 32%.
- Riduzione del littering: il DRS potrebbe ridurre l’abbandono di rifiuti nell’ambiente fino al 95%, con benefici tangibili per le città, il territorio e il turismo.
- Risparmi economici: un maggiore riciclo della plastica consentirebbe all’Italia di risparmiare oltre 100 milioni di euro all’anno sulla Plastic Tax europea, che viene applicata ai materiali non riciclati.
- Riduzione delle emissioni di CO2: il miglioramento del riciclo ridurrebbe le emissioni di gas serra di oltre 600.000 tonnellate all’anno, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico.
- Riciclo di qualità: il DRS favorirebbe un riciclo “closed loop” (da bottiglia a bottiglia), migliorando la circolarità dei materiali e riducendo la dipendenza dalle materie prime vergini.
Questi risultati, uniti al fatto che il DRS è già operativo o in fase di implementazione in 22 Paesi europei entro il 2026, lo rendono uno strumento interessante per migliorare la gestione dei rifiuti in Italia.
Le criticità da considerare
Nonostante i vantaggi ipotizzati, non tutti concordano sull’introduzione del DRS in Italia. Diverse criticità emergono dal confronto tra i sostenitori e i critici del sistema:
- L’eccellenza del riciclo italiano: molti sottolineano che l’Italia è già tra i leader europei per il riciclo complessivo dei rifiuti, grazie a un sistema di raccolta differenziata consolidato. Per alcuni, l’aggiunta del DRS potrebbe risultare ridondante e costosa.
- Costi di implementazione: lo studio stima un costo annuo di 640 milioni di euro per il DRS. Sebbene gran parte di questi costi sarebbe coperta dalla vendita dei materiali raccolti e dai depositi non riscossi, resterebbe un margine di circa 80 milioni di euro da finanziare tramite i contributi EPR. Questo potrebbe avere un impatto, seppur marginale, sui consumatori e sui produttori.
- Compatibilità con i sistemi attuali: una delle principali preoccupazioni riguarda l’integrazione del DRS con la raccolta differenziata esistente. C’è il rischio che i due sistemi si sovrappongano, generando inefficienze o costi aggiuntivi per i comuni.
Un’opportunità strategica, ma da valutare con attenzione
L’introduzione del DRS in Italia potrebbe rappresentare un passo importante verso una gestione più sostenibile dei rifiuti, contribuendo a ridurre l’inquinamento e a migliorare la qualità del riciclo. Tuttavia, è fondamentale valutare attentamente i costi e le modalità di implementazione, soprattutto in un contesto già caratterizzato da alti tassi di riciclo.
Lo studio di Eunomia offre una base solida per iniziare il dibattito, ma il tema resta aperto: come integrare il DRS nel sistema italiano senza comprometterne l’efficienza? La risposta richiederà un confronto approfondito tra istituzioni, produttori e cittadini, per garantire che la scelta finale sia realmente vantaggiosa per l’ambiente e sostenibile per il Paese.
2025, l’anno del cambiamento per le bottiglie in plastica
2025, l’anno del cambiamento per le bottiglie in plastica
2025, l’anno del cambiamento per le bottiglie in plastica
Durante il 2025 assisteremo a un importante cambiamento per le bottiglie in plastica: una trasformazione che tocca non solo il design, ma soprattutto la loro composizione. Dopo l’introduzione dei “tethered caps” (i tappi legati alle bottiglie) per ridurre la dispersione dei rifiuti, ora l’Europa fissa un nuovo traguardo: integrare almeno il 25% di materiale riciclato nelle bottiglie in PET.
Questo obiettivo fa parte del Regolamento UE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, che mira a rendere il packaging più sostenibile e a favorire l’economia circolare.
Ma non finisce qui: entro il 2030, questa quota salirà al 30%, segnando un ulteriore passo avanti verso un futuro più sostenibile. Questo significa che ogni volta che utilizzeremo una bottiglia in plastica, contribuiremo a ridurre i rifiuti e a dare nuova vita ai materiali già esistenti.
Questa transizione non è solo una questione di regolamento, ma un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la plastica. Noi consumatori potremo fare scelte più consapevoli, avendo a disposizione prodotti che rispettano questi standard.
Una piccola percentuale può fare una grande differenza. Siamo pronti a vedere le bottiglie in plastica cambiare per il bene del pianeta?
L'Italia è un'eccellenza europea nel riciclo della plastica, seconda solo alla Germania
L'Italia è un'eccellenza europea nel riciclo della plastica, seconda solo alla Germania
L'Italia è un'eccellenza europea nel riciclo della plastica, seconda solo alla Germania
L’Italia si conferma leader nel riciclo degli imballaggi in plastica, posizionandosi al secondo posto in Europa, dietro solo alla Germania. Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie all’impegno di tutti, consumatori, istituzioni e aziende.
Nell’anno 2023, COREPLA ha recuperato ben 1,3 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica, riciclandone circa 750.000 tonnellate. Questo risultato ha permesso di risparmiare 533.000 tonnellate di materie prime vergini, un contributo significativo verso un’economia più sostenibile e meno dipendente dai combustibili fossili.
Tuttavia, c’è ancora margine di miglioramento.
COREPLA stima che ci sia un potenziale di oltre 300.000 tonnellate di plastica che potrebbe essere riciclata se fosse disponibile un numero maggiore di impianti. In questo senso, i progetti di economia circolare previsti dal PNRR potrebbero dare una spinta importante, incoraggiando la creazione di “distretti circolari” per riutilizzare completamente i sottoprodotti del riciclo.
L’Italia ha dimostrato di essere all’avanguardia nel riciclo della plastica, e per consolidare questa posizione di eccellenza è fondamentale continuare a investire in infrastrutture e tecnologie innovative. Solo così potremo costruire un futuro più sostenibile, riducendo l’impatto ambientale e valorizzando al massimo le risorse che abbiamo a disposizione.
Packaging in plastica riciclabile e riciclata: due alleati per un futuro sostenibile
Packaging in plastica riciclabile e riciclata: due alleati per un futuro sostenibile
Packaging in plastica riciclabile e riciclata: due alleati per un futuro sostenibile
In un mondo sempre più attento all’ambiente, i concetti di packaging in plastica riciclabile e packaging in plastica riciclata stanno diventando sempre più importanti. Ma qual è la differenza tra questi due termini? In questo articolo, esploreremo le caratteristiche di entrambi e il loro ruolo nella transizione verso un’economia circolare, in cui la plastica non è vista come un problema, ma come una risorsa preziosa.
Packaging in plastica riciclabile: una soluzione ecosostenibile
Quando parliamo di packaging riciclabile, ci riferiamo a imballaggi che possono essere separati dai rifiuti indifferenziati e reimmessi nel ciclo produttivo per creare nuova materia prima.
Ma cosa rende un imballaggio riciclabile? Dipende da tanti fattori, come le caratteristiche dei materiali utilizzati, le condizioni del mercato e quanto le persone sono abituate a riciclare.
Prima di tutto, le aziende stanno cercando di produrre imballaggi che siano già di per sé facili da riciclare. Questo approccio, chiamato “eco-design”, mira a semplificare la struttura degli imballaggi, a usare materiali compatibili con i processi di riciclo e a fornire indicazioni chiare ai consumatori per facilitare la corretta separazione dei rifiuti.
Ma non basta: la possibilità di riciclare dipende anche dalla domanda di materiali riciclati e dalla presenza di strutture adeguate per la raccolta e il trattamento dei rifiuti.
Inoltre, è fondamentale che le persone siano consapevoli e partecipino attivamente alla corretta gestione dei rifiuti, garantendo che gli imballaggi riciclabili finiscano effettivamente nel processo di riciclo.
Infine, grazie al progresso tecnologico e alla ricerca scientifica, oggi è possibile riciclare molti imballaggi che prima erano destinati alla discarica o all’incenerimento.
Pensare al fine vita degli imballaggi fin dalla loro progettazione è un passo cruciale verso un’economia circolare, in cui i materiali vengono continuamente riutilizzati e riciclati, riducendo l’impatto ambientale.
Packaging riciclato: un passo avanti verso la sostenibilità
A differenza del packaging riciclabile, il packaging riciclato è fatto con plastica già utilizzata e riciclata, che altrimenti sarebbe stata buttata in discarica o bruciata. Questa plastica può provenire da scarti di lavorazione industriale o dalla raccolta differenziata domestica.
Usare plastica riciclata nel packaging non è solo una scelta virtuosa delle aziende, ma anche un obbligo imposto dall’Unione Europea. Entro il 2025, tutti gli imballaggi in plastica nell’UE dovranno contenere almeno il 25% di plastica riciclata, percentuale che salirà al 30% entro il 2030. L’obiettivo è stimolare la domanda di plastica riciclata, promuovendo l’economia circolare e riducendo la dipendenza dalle materie prime vergini.
Un esempio virtuoso è l’RPET, cioè PET riciclato. Questo materiale si ottiene recuperando e riutilizzando PET già impiegato, riducendo così la necessità di produrre nuova plastica vergine. Il riciclo permette di abbattere le emissioni di carbonio e il consumo di energia, contribuendo a chiudere il ciclo di vita della plastica. L’RPET mantiene tutte le proprietà del PET vergine, rendendolo una soluzione ideale per il packaging eco-friendly.
Molte aziende leader stanno già utilizzando percentuali significative di plastica riciclata nei loro imballaggi, anticipando le normative europee e rispondendo alla crescente domanda dei consumatori per prodotti più sostenibili. Questa tendenza è destinata a rafforzarsi nei prossimi anni, con l’aumento della disponibilità di plastica riciclata di alta qualità e il miglioramento delle tecnologie di riciclo.
Il contributo del packaging alla transizione verso un'economia circolare
Il packaging riciclabile e il packaging riciclato rappresentano tasselli fondamentali per la transizione verso un modello di economia circolare, in cui i materiali vengono recuperati e riutilizzati continuamente, riducendo al minimo gli sprechi e prolungando il ciclo di vita dei prodotti.
L’adozione di packaging riciclabili e riciclati contribuisce alla tutela dell’ambiente e rappresenta un vantaggio competitivo per le aziende, sempre più attente alle esigenze di un mercato in evoluzione.
Riciclo meccanico e chimico delle plastiche: sinergie per un'economia circolare
Riciclo meccanico e chimico delle plastiche: sinergie per un'economia circolare
Riciclo meccanico e chimico delle plastiche: sinergie per un'economia circolare
La plastica è un materiale versatile e performante che ha saputo offrire soluzioni innovative in molteplici settori, migliorando la nostra qualità di vita. Tuttavia, proprio per la sua utilità, risulta evidente la necessità di sviluppare soluzioni efficaci per gestire i rifiuti plastici a fine vita, valorizzandoli come risorsa preziosa anziché disperderli nell’ambiente.
In questo contesto, il riciclo gioca un ruolo chiave per minimizzare l’impatto ambientale delle plastiche, riducendo al contempo il consumo di materie prime vergini e le emissioni di gas serra. Esistono due approcci principali al riciclo delle plastiche: il riciclo meccanico, più diffuso e maturo, e il riciclo chimico, ancora emergente, ma con interessanti potenzialità.
Vediamo nel dettaglio come funzionano e che vantaggi hanno questi due tipi di riciclo:
Il riciclo meccanico
Il riciclo meccanico è il metodo più comune per recuperare le plastiche. Funziona così: i rifiuti plastici vengono selezionati, triturati, lavati e fusi per creare nuova plastica. I vantaggi sono che la tecnologia è ben collaudata, i costi sono bassi e l’impatto ambientale è minore rispetto alla produzione di plastica nuova. Però ci sono dei limiti: la qualità della plastica riciclata dipende da quanto sono puliti e omogenei i rifiuti di partenza. Plastica sporca o mista può essere difficile da riciclare meccanicamente. Migliorare il design dei prodotti, la raccolta differenziata e le tecniche di selezione e pulizia può aiutare a ottenere una plastica riciclata di qualità più alta.
Il riciclo chimico
Il riciclo chimico è un nuovo metodo per riciclare le plastiche che non possono essere riciclate meccanicamente. Funziona trasformando chimicamente le lunghe catene molecolari della plastica (i polimeri) in pezzi più piccoli, come molecole, prodotti chimici o gas. Il vantaggio è che può trattare plastiche sporche o miste e produrre materiali “come nuovi” per usi di alta qualità.
Il riciclo chimico presenta ancora alcune sfide da affrontare per poter esprimere appieno il suo potenziale. Per favorirne lo sviluppo e l’adozione su larga scala, sono necessari ulteriori sforzi in termini di ricerca e innovazione, al fine di ottimizzarne i processi e renderli più efficienti sotto il profilo economico e ambientale. Inoltre, è fondamentale una collaborazione tra industria, mondo accademico e istituzioni per definire un quadro di riferimento chiaro e condiviso che ne promuova la diffusione in modo responsabile e sostenibile.
Mercati e applicazioni
Il riciclo chimico sta creando nuovi mercati per le plastiche riciclate di alta qualità. Ad esempio, per il packaging alimentare servono plastiche molto pure, più difficili da ottenere col riciclo meccanico. Anche settori come l’auto e l’elettronica sono interessati a usare plastiche da riciclo chimico per parti tecniche. L’edilizia e l’arredo urbano, che già usano tanto riciclo meccanico, possono beneficiare di più plastiche riciclate.
Si stima che al 2030 il riciclo chimico potrebbe coprire il 6-8% della domanda europea di plastiche, aggiungendosi al 18-22% del riciclo meccanico.
Insieme è meglio
Guardando all’obiettivo finale che vuole rendere la plastica una risorsa circolare preziosa per il nostro pianeta, riciclo meccanico e chimico vanno visti come alleati. Il meccanico resta il metodo principale per plastiche omogenee e usi meno esigenti: costa poco ed è già ben consolidato. Per sfruttarlo al meglio servono una buona raccolta differenziata e tecniche efficienti di selezione e pulizia. Il chimico può trattare plastiche più difficili e produrre materiali “vergini” per usi di alta gamma. Integrando i due metodi possiamo recuperare e riutilizzare il massimo delle plastiche, con l’impegno di tutti: istituzioni, aziende e cittadini.
Per arrivare a un’economia circolare delle plastiche servono approcci diversi, che lavorino insieme. Il riciclo, sia meccanico che chimico, è la chiave per trasformare i rifiuti in risorse, usare meno plastica vergine e ridurre l’impatto ambientale. L’Europa si sta impegnando con strategie ambiziose, e l’Italia può essere protagonista di questo processo, puntando su competenze, tecnologie e innovazione. Serve una visione condivisa e l’impegno di tutti per accelerare il cambiamento.