Gli obiettivi dell’Europa in materia di plastica

In materia di plastica la Comunità Europea funge da cabina di regia per procedere verso un’economia circolare sempre più efficace e integrata nelle realtà dei vari Stati che la compongono.

Proprio perché è un argomento importante e soprattutto un obiettivo comune, non sono i Paesi che autonomamente definiscono le proprie politiche in termini di riciclo e impatto ambientale, ma è l’Europa che fornisce le linee guida da seguire e detta alcuni target specifici da raggiungere in un determinato lasso di tempo.

Sono processi a medio e lungo termine, che hanno bisogno di continuità e che devono essere uguali per tutti gli Stati membri, per poter garantire il successo del piano e i benefici previsti in termini ambientali.

Abbiamo infatti più volte ricordato che la gestione della plastica dovrebbe valicare i confini nazionali, per il bene dell’ambiente e di noi tutti.

Vediamo insieme, nel concreto, quali sono le normative che riguardano le materie plastiche promulgate dalla Comunità Europea.

Partiamo dalle premesse espresse dall’Europa

La Comunità Europea è consapevole dell’importanza della plastica sotto molteplici punti di vista. 

La plastica è un materiale che ha permesso avanzamenti e sviluppi decisivi in molti settori chiave, da quello medicale all’alimentare, dall’automotive all’elettronico, dal settore industriale a quello edile.

Inoltre è un comparto aziendale che genera un fatturato importante nelle economie di vari Paesi e che dà lavoro a un numero cospicuo di persone.

Considerando questi punti di forza, ai quali è difficile rinunciare, la Comunità Europea vuole però rendere più sostenibile la produzione, la gestione e lo smaltimento delle plastiche. Ha infatti identificato diverse aree di intervento per creare valore, rendere meno impattante la plastica e inserirla all’interno di un virtuoso processo di economica circolare.

In quest’ottica a marzo 2020 l’Europa ha adottato il Circular Economy Action Plan, un documento con diverse misure per procedere sempre più rapidi verso una necessaria transizione ecologica.

Le proposte riguardano tutte le tipologie di rifiuti, non solo la plastica, e comprendono azioni in diversi ambiti, dal potenziamento di prodotti sostenibili, a una maggiore sensibilizzazione dei consumatori verso tematiche green, a normative più precise per l’impiego di specifici materiali.

L’Europa, per cercare di porre un freno ai cambiamenti climatici vuole raggiungere la carbon neutrality, ovvero la produzione zero emissioni di CO2, entro il 2050.

Inoltre è impellente la necessità di ridurre drasticamente il bisogno di risorse prime e di passare a un’economia completamente circolare e sostenibile.

Naturalmente per fare ciò è necessario riconvertire il comparto industriale, di modo che sia capace di gestire una nuova impostazione produttiva, continuando a creare occupazione e valore.

Per accelerare ulteriormente questo processo, la Comunità Europea ha proposto nuove regole a novembre 2022 che riguardano proprio la gestione degli imballaggi e dei loro rifiuti. 

Le parole chiave dell’Europa sono riutilizzo e riciclo della plastica, con un occhio attento alla progettazione alla produzione degli imballaggi che deve rispondere a determinate caratteristiche di sostenibilità.

L’Europa desidera diminuire la quantità di rifiuti da imballaggio, riducendo gli imballaggi inutili e promuovendo invece imballaggi riutilizzabili. Inoltre vuole che entro il 2030 tutti gli imballaggi sul mercato siano riciclabili.

Desidera in secondo luogo creare valore attorno alla materia riciclata e abbattere l’utilizzo di nuove risorse, aumentando l’uso della plastica riciclata negli imballaggi.

Gli obiettivi proposti sono i seguenti.

  • Ogni Stato dell’Unione Europea deve ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite per del 15% rispetto al 2018 entro il 2040. 
  • Le aziende dovranno pensare una determinata percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili. 
  • Saranno vietate alcune forme di imballaggio superflue e inutili.  
  • Gli imballaggi dovranno essere progettati secondo criteri utili per un corretto e facile riciclaggio.
  • Gli imballaggi di plastica dovranno essere prodotti in parte con materia riciclata. 

Tutte queste misure mirano ad adeguare le imprese e la società a un futuro che ha bisogno di sempre maggiore sostenibilità e attenzione all’ambiente.

È confortante pensare che in questo panorama l’Italia sta progredendo di pari passo con gli obiettivi europei, mostrandosi il primo Stato dell’Unione per riciclo e sul podio per l’utilizzo di materia riciclata. Questi indicatori, assieme ad altri, ci posizionano in testa nella classifica europea per l’economia circolare. Un traguardo di cui andare fieri.


Raccolta Differenziata della Plastica: falla bene!

La raccolta differenziata della plastica, e dei rifiuti in generale, è il primo passo fondamentale per consentire alla nostra spazzatura di essere inserita all’interno del processo di riciclo. Farla bene è quindi importante, per questo cerchiamo di seguito di darvi più informazioni utili possibili per fare una corretta raccolta differenziata e per rispondere a eventuali dubbi sul conferimento.

Noi italiani siamo dei bravi riciclatori.

L’ultimo Rapporto di Sostenibilità relativo al 2021 pubblicato da Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, riporta risultati, in termini di differenziazione dei rifiuti, molto buoni e incoraggianti.

Nel 2021 il 98% della popolazione italiana ha usufruito del servizio di raccolta differenziata, e sono state raccolte 1.475.747 tonnellate di imballaggi in plastica, con un aumento del 3% rispetto al 2020.

In media ogni italiano differenzia 24,9kg di imballaggi di plastica all’anno.

Le differenze regionali sulla propensione alla raccolta differenziata si sono assottigliate di anno in anno, e nel 2021 anche le Regioni che nel 2020 avevano una bassa raccolta pro capite hanno incrementato fortemente i loro risultati. 

Questi sono ottimi dati, ma dove allora si può ancora migliorare?

Sempre Corepla indica anche che nella raccolta differenziata sono stati rinvenuti materiali conferiti per errore pari al 9,5% del totale.

Questa frazione di rifiuti non in plastica o in plastica che non è riciclabile, può essere gestita in modo più corretto, con l’aiuto di un’informazione adeguata al consumatore, anche perché va a incidere sull’importo della tassa sui rifiuti, la TARI, che paghiamo annualmente.

Ecco allora alcune semplici indicazioni per rendere facile la raccolta differenziata e per rispondere a quelli che pensiamo possano essere i dubbi più comuni.

1) Solo Plastica da Imballaggi

In Italia, la raccolta differenziata della plastica, riguarda solamente gli imballaggi.

Ovvero tutti quegli oggetti che servono a contenere qualcosa.

Quindi via libera a conferire nel bidone della plastica: confezioni di detersivi, cosmetici, farmaci, vaschette alimentari, pellicola trasparente, sacchetti e scatole che contengono abiti e prodotti di vario tipo, pluriball e imballaggi protettivi.

Non vanno conferiti nella raccolta differenziata gli oggetti in plastica di diverso tipo.

No quindi a giocattoli, utensili da cucina, grucce, decorazioni, piccoli elettrodomestici, etc…

Quando dovete smaltire questo tipo di rifiuti, contattate il vostro Comune, perché potrebbero comunque essere destinati a una seconda vita, portandoli all’isola ecologica.

2) Separare è sempre meglio

Gli imballaggi in plastica sono progettati per essere sempre più performanti in fase di riciclo, quindi facili da smaltire. 

Possiamo però ancora trovare confezioni che usano diversi tipi di materiali, come carta e plastica insieme, come ad esempio i brick del latte in tetrapack con tappo in plastica. In questo caso è sempre meglio separare e conferire ogni materiale nel bidone appropriato.

Sembra noioso, ma in realtà è un’operazione solitamente molto veloce e… utile!

Quando dovete smaltire questo tipo di rifiuti, contattate il vostro Comune, perché potrebbero comunque essere destinati a una seconda vita, portandoli all’isola ecologica.

3) Non è necessario lavare gli imballaggi

Non sprechiamo acqua quando non è necessario.

Non serve lavare le confezioni prima di gettarle nella raccolta differenziata.

È sufficiente svuotarle del prodotto residuo. Sarà poi il centro di riciclaggio che provvederà al loro lavaggio.

4) Appiattire per la lunghezza

È consigliato schiacciare gli imballaggi per salvare spazio nei bidoni (anche in quelli casalinghi), ma è meglio appiattirli per il senso della lunghezza.

In questo modo lasciamo più superficie disponibile per il sistema di selezione ottico che utilizzano gli impianti di riciclaggio per separare i diversi tipi di plastica.

4) Chiudere con i tappi

È bene, dopo aver appiattito la bottiglia, richiuderla con il proprio tappo. In questo modo sarà meno facile che vada ‘perso’ durante la raccolta e lo smistamento dei rifiuti.

Ecco, queste sono le poche regole per fare una corretta raccolta differenziata.

Siamo convinti che l’informazione, indicazioni chiare e l’abitudine, aiutino il consumatore a gestire la plastica in modo più consapevole.

Un rifiuto trattato correttamente, ha un impatto ambientale notevolmente ridotto. Se lo facciamo tutti, il beneficio che offriamo al nostro Pianeta diventa davvero importante.   


La Bottiglia di Plastica in PET è meglio del Vetro

Le bottiglie di plastica in PET, e ancora meglio quelle realizzate in PET riciclato, sono più sostenibili delle bottiglie in vetro, sia di quelle a perdere che di quelle da restituire su cauzione.

Siamo sicuri che questa affermazione sorprenderà molti di voi lettori.

La contestazione che riceviamo più frequentemente sotto ai nostri post, e che sentiamo ripetere più spesso anche offline, è che la plastica andrebbe sostituita con il vetro.

Questa sembra essere la soluzione più quotata dall’opinione pubblica per contrastare i problemi di inquinamento ambientale e marino generati dallo scorretto conferimento dei rifiuti plastici.

La plastica è innegabilmente uno dei materiali più utilizzati per il packaging e soprattutto per il confezionamento alimentare e del beverage, sappiamo ormai che le sue caratteristiche la rendono perfetta per questo impiego.

È un fatto che, soprattutto nei paesi dove mancano un corretto trattamento dei rifiuti, le infrastrutture per avviare a riciclo la plastica e soprattutto politiche di educazione all’importanza del riciclo, la plastica finisca nelle discariche, o che, peggio, venga abbandonata nell’ambiente e arrivi fino alla acque oceaniche. Andando così a creare e ad alimentare un problema di inquinamento marino e del suolo, giustamente molto sentito. 

È diventato quindi urgente trovare una soluzione a questa situazione, ma sostituire le confezioni di plastica con il vetro, è davvero la scelta giusta?

 

Sembrerebbe in realtà di no.

Considerando le diverse fasi del ciclo di vita di entrambi i materiali, studi scientifici come Plastic or glass: a new environmental assessment with a marine litter indicator for the comparison of pasteurized milk bottles (autori: Roberta Stefanini, Giulia Borghesi, Anna Ronzano, Giuseppe Vignali. Anno 2020), mostrano come l’impatto sul pianeta sia notevolmente minore per le bottiglie in PET e in PET riciclato. 

Quando parlano di ‘impatto sul pianeta’, questi studiosi considerano diversi aspetti ambientali: il riscaldamento globale, la riduzione dello strato di ozono, l’acidificazione terrestre, la scarsità di risorse fossili, il consumo di acqua e la tossicità cancerogena per l’uomo, e per tutti sembra che le bottiglie in PET e in PET riciclato siano una soluzione più sostenibile del vetro.

Cerchiamo di approfondire meglio come è stata condotta questa analisi e quali sono i risultati che mostra.

Lo studio sopra citato si è concentrato sulla comparazione tra le bottiglie in PET e le bottiglie in vetro utilizzate per contenere 1 litro di latte. L’analisi ha considerato l’intero ciclo di vita del prodotto e del processo di produzione, considerando quindi l’impatto ambientale dall’estrazione della materia prima necessaria, alla fabbricazione, alla distribuzione e utilizzo del prodotto, fino al suo smaltimento finale.

Il vetro risulta più impattante in fase di produzione, poiché richiede alte temperature per la fusione e la lavorazione. Questo forse è il fatto più noto alla maggior parte di noi.

La ricerca però ha considerato anche la possibilità di riciclare o riutilizzare il vetro, e quella di riciclare il PET.

Da qui arriva il dato più interessante e per molti di voi inaspettato: è risultato, infatti, che la sterilizzazione e l’asciugatura a cui devono essere sottoposte le bottiglie di vetro per essere nuovamente utilizzate, sono fasi molto impattanti, senza parlare del suo riciclaggio, che implica la fusione del vetro e la formazione di una nuova bottiglia, con largo consumo di calore ed energia.

È quindi conveniente in termini ambientali riutilizzare le bottiglie di vetro?

Sicuramente è più utile rispetto a riciclarle, ma la ricerca mostra che a confronto, incrementare il riciclo delle bottiglie in PET, porta un beneficio molto maggiore: una bottiglia di vetro dovrebbe essere riutilizzata 20 volte per equiparare i benefici di riciclare il PET (cosa difficile da realizzarsi, visto che il riuso della bottiglia di vetro si esaurisce mediamente dopo 8 cicli).

Ad incidere negativamente sulla sostenibilità della bottiglia in vetro, contribuiscono inoltre il suo peso e la sua fragilità. 

Il primo si riflette su trasporti più pesanti e frequenti, con emissioni maggiori di CO2 nell’atmosfera; il secondo sulla necessità di più packaging secondario utilizzato per imballare le bottiglie di vetro. 

E per quanto riguarda l’inquinamento ambientale da plastica o da vetro?

Secondo le statistiche la presenza di bottiglie di plastica abbandonate è maggiore rispetto a quelle di vetro, e per quanto riguarda la capacità di degradarsi di questi due materiali, una bottiglia in PET impiega circa 400 anni e una bottiglia di vetro circa 4.000 anni.

Le conclusioni dello studio tengono a sottolineare che l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente o il loro sbagliato conferimento, dipendono da un nostro comportamento, e non dalle caratteristiche del materiale o del prodotto fatto di plastica. 

Considerati tutti questi fattori, i risultati della ricerca scientifica presa in esame mostrano come le bottiglie di PET riciclato siano le più sostenibili, seguite dalle bottiglie di PET, al terzo posto dalle bottiglie in vetro riutilizzabili e per ultime dalle bottiglie in vetro a perdere.

Questa conclusione apre le porte a interessanti riflessioni collaterali, su come sia più utile investire nel riciclo della plastica e nei materiali plastici riciclati, piuttosto che pensare a una loro sostituzione con il vetro.

Inoltre, su come rendere consapevoli le persone sull’importanza del riciclo, educarle a gestire la plastica in maniera consapevole, e perfino incentivarle a un corretto conferimento dei rifiuti, siano le soluzioni più efficaci per ridurre l’inquinamento dei nostri mari.

Come diciamo spesso anche noi, con i nostri comportamenti possiamo rendere la plastica una risorsa preziosa. 

FONTI DATI

Plastic or glass: a new environmental assessment with a marine litter indicator for the comparison of pasteurized milk bottles. Autori: Roberta Stefanini, Giulia Borghesi, Anna Ronzano, Giuseppe Vignali. Anno 2020


Cos’è il Greenwashing e come riconoscerlo

Negli ultimi tempi assistiamo sempre più spesso a campagne di comunicazione aziendali che mettono in luce aspetti di sostenibilità e traguardi ecologici raggiunti, mentre dall’altra parte ascoltiamo una parte dell’opinione pubblica additarle come colpevoli di greenwashing.

Ma sappiamo cos’è davvero il greenwashing? 

Le aziende che parlano di sostenibilità stanno sempre cercando di darsi una parvenza green per scopi meramente commerciali?

Come possiamo riconoscere chi pratica greenwashing e come tutelarsi?

Iniziamo dal principio e diciamo che con ‘greenwashing’ si intende un ecologismo di facciata, attuato attraverso strategie di marketing e attività pubblicitarie, che enfatizzano sull’ecosostenibilità di un’azienda, anche quando questa non la è per niente.

È una pratica ingannevole e per questo è sanzionata dallo Iap (l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) e dall’antitrust.

Ma proprio perché è un comportamento grave è utile saperlo riconoscere con chiarezza, senza rischiare di cadere nel comportamento opposto e catalogare come greenwashing ogni comunicazione che punta sui valori ambientali di un’azienda.

• Il greenwashing c’è quando promuove attività e comportamenti fasulli.

Ad esempio, se un’organizzazione afferma di aver ridotto le proprie emissioni, mentre non è così, oppure se un’azienda pubblicizza di utilizzare plastica riciclata per le proprie confezioni e invece non ce n’è traccia, o ancora se un’istituzione comunica di aver adottato processi più sostenibili per la gestione di un determinato aspetto e invece non ha fatto nulla di tutto questo, siamo senza ombra di dubbio davanti a un caso di greenwashing.

• Il greenwashing avviene anche quando la comunicazione punta su un solo aspetto, magari marginale, per assicurarsi l’epiteto di azienda o organizzazione ecosostenibile.

Ad esempio se un’azienda si professa attenta all’ambiente per aver introdotto rifornimenti d’acqua plastic free per i suoi dipendenti, mentre le sue linee produttive sono tutt’altro che sostenibili, anche questo è un caso di greenwashing.

• Inoltre, possiamo parlare di greenwashing quando viene impostata una comunicazione vaga e approssimativa, o ancora quando vengono utilizzate illegittimamente immagini e simboli che rimandano chiaramente a un ambito ecologista.

In conclusione, quando si vuole parlare di valori e di politiche ambientali, è bene farlo innanzitutto se ci sono dei fatti a sostegno di queste posizioni, e inoltre mostrando dati, aspetti concreti, informazioni veritiere e verificabili.

La comunicazione ambientale deve essere chiara, precisa e accertabile.

Ricordiamo anche che esistono alcune certificazioni nazionale e internazionali che vengono date alle aziende e alle organizzazioni se rispettano determinati indicatori ambientali e che provano la loro reale sostenibilità.

Queste ci aiutano a riconoscere con più sicurezza le realtà che investono davvero per rendere gli aspetti del loro operare più ecologici.

Per chi invece si autoproclama impresa green con troppa leggerezza?

Come abbiamo visto, il rischio è di essere sanzionati per pubblicità ingannevole, e ci sono passate già diverse aziende, alcune delle quali molto note.

Ma perché, se ormai esiste una regolamentazione chiara e i controlli ci sono, le aziende cadono ancora nell’errore del greenwashing?

Perché, fortunatamente, i consumatori sono sempre più attenti all’ecologia e hanno imparato a dare le loro preferenze a chi ha tra i suoi valori anche quello della sostenibilità.

Le imprese, in questo modo, associandosi a concetti legati all’ambiente, sperano di migliorare sempre di più la propria reputazione tra l’opinione pubblica, e di conseguenza, di aumentare i loro profitti.

Nonostante oggi la parola ‘greenwashing’ sia usata all’ordine del giorno, è una pratica iniziata diversi anni fa, e infatti se ne parla dal 1996.

Sicuramente il greenwashing è un’attività da condannare, perché ha come obiettivo quello di raggirare i consumatori, ma anche perché come effetto secondario ha quello di rendere poco credibili anche le comunicazioni che green lo sono davvero.

Sarebbe interessante e utile dare il giusto risalto a chi davvero fa scelte ecologiche, perché venga premiato dalle nostre scelte e perché venga preso ad esempio da altre aziende, senza che il dubbio del greenwashing aleggi sopra a questo genere di notizie, diminuendone la loro efficacia. 


Quest’anno a Natale scopri il Riciclo Creativo della plastica!

Il Natale si sta avvicinando a grandi passi, e con lui il pensiero di rendere bella e accogliente la nostra casa per le feste.

Quest’anno però ti proponiamo un’idea che potrebbe essere nuova per te: lascia da parte l’acquisto di nuove decorazioni natalizie e prova a realizzarle tu con il riciclo creativo dei rifiuti in plastica che hai in casa.

Ogni dicembre abbiamo il desiderio di acquistare nuove palline per l’albero, una diversa ghirlanda, dei centrotavola di Natale…, per rimpiazzare vecchi addobbi rovinati, o semplicemente perché desideriamo qualcosa di nuovo. Ricordiamo però che questi oggetti sono quasi sempre realizzati in plastica non riciclabile, e che inoltre costano anche un bel po’.

Se vuoi provare a impattare meno sull’ambiente e sulle tue tasche, ti proponiamo quest’anno alcune semplici idee per dare vita a decorazioni natalizie riciclate, semplici e divertenti da fare anche con i bambini.

Il riciclo creativo è una delle fasi che consentono ai nostri rifiuti di trovare una seconda vita, prima di essere smaltiti e di finire a occupare spazio in discarica.

Vediamo insieme alcune decorazioni in plastica riciclata da fare a casa.

1) Ghirlande

Preparare delle belle ghirlande da sistemare sulla porta di casa è più semplice di quanto si possa pensare.

Possiamo realizzarne dal gusto più tradizionale o di moderne e coloratissime.

Una soluzione è quella di ritagliare il fondo di una bottiglia, sagomandola a forma di fiore, e di colorarla con uno spray dorato o verde bottiglia. Ripetere questa operazione più volte finché non abbiamo ‘fondi’ sufficienti per creare una ghirlanda della circonferenza che desideriamo.

Infine, forare i ‘fondi’ al centro e infilarli all’interno di un cerchio di filo metallico preformato.

Chiudi la nostra ghirlanda con un fiocco rosso, o alcune pigne raccolte in giardino e l’addobbo è pronto!

Possiamo realizzare una versione di corona sicuramente meno convenzionale, ritagliando sottili strisce di plastica da qualunque oggetto non utilizziamo più, meglio se riusciamo a dare loro una forma a ricciolo. Coloriamole in colori accesi, come fucsia, giallo, blu, verde brillante, rosa e incolliamole su un cerchio di polistirolo preformato. Applichiamo qua e là qualche pallina di polistirolo che abbiamo glitterato, per rendere ancora più ricca la nostra ghirlanda che non passerà sicuramente inosservata!

Fonte: PourFemme 

2) Centrotavola

Ti proponiamo due decorazioni da realizzare usando la metà superiore di semplici bottiglie trasparenti.

Nel primo caso creeremo delle campane con all’interno delle ambientazioni natalizie.

Prendiamo come base un dischetto di legno o anche solo un cartoncino tagliato rotondo. Sistemiamoci sopra un po’ di muschio e delle figure in miniatura che riproducono alberi, Babbo Natale, pacchetti regalo, e infine chiudiamo la nostra composizione con la bottiglia di plastica tagliata, proprio come se fosse una campana di vetro.

Ultimo tocco: per mimetizzare il tappo della bottiglia, incollaci tutto attorno un nastrino rosso, o dello spago colorato.

Sempre la parte superiore delle nostre bottiglie di plastica potrà diventare una suggestiva lampada, per illuminare soffusamente la tavola.

Intagliamo, con un taglierino, delle stelline attorno alla bottiglia di plastica. Coloriamo poi la superficie di un colore coprente, che può essere rosso scuro, verdone, oro, a seconda del nostro gusto. A questo punto arrotoliamo una matassina di luci a led e sistemiamola sotto alla nostra campana. La luce che filtrerà dalle sue stelline e creerà un effetto magico.

3) Decorazioni per l’albero

Una prima decorazione per il nostro albero a tema riciclo creativo, l’abbiamo già creata preparando la nostra ghirlanda tradizionale.

Infatti, i fondi delle bottiglie sagomate a fiore e dipinte poi in oro, sono anche perfette per essere appese all’albero.

Se vogliamo dare forma a dei simpatici pupazzi di neve, possiamo raccogliere i tappi colorati delle nostre confezioni di detersivo e infilarli su palline di polistirolo, da decorare come più amiamo: disegnando facce, colorandole o scrivendo dolci messaggi d’auguri.

Saranno delle divertenti palline da sistemare sul nostro albero.

Queste sono solo alcune delle cose che si possono realizzare con i rifiuti in plastica che abbiamo in casa.

Speriamo di averti dato l’idea per approfondire l’argomento e lo stimolo per scegliere quest’anno un Natale all’insegna del riciclo!


Consigli per un Natale a minor impatto ambientale

Il Natale è uno dei periodi dell’anno più amati e attesi, ma non possiamo nascondere che dal punto di vista ambientale sia anche uno dei più impattanti.

A dicembre avviene una vera e propria esplosione dei consumi: grandi acquisti, merci che compiono lunghi viaggi per arrivare fino a noi, decorazioni, alto consumo di energia, grandi quantità di cibo portate in tavola… con una conseguente alta percentuale di rifiuti prodotti.

Solo per quanto riguarda la plastica, il Waste Watcher, il primo Osservatorio nazionale sugli Sprechi, stima che nel modo, durante il periodo natalizio, vengano gettate 125.000 tonnellate di imballaggi in plastica.

Certamente le feste sono un momento di felicità e condivisione ed è giusto goderne al massimo, ma con qualche piccolo consiglio possiamo ridurre un po’ il nostro impatto sul pianeta, e questo è un grande regalo che facciamo a noi stessi e al futuro di tutti.

1) Riutilizzo

Il riutilizzo è uno step importante per ridurre l’impatto ambientale della plastica e permetterle di inserirsi all’interno di una reale economia circolare.

Gli addobbi natalizi sono solitamente realizzati in plastica, e soprattutto in plastica non riciclabile nella raccolta differenziata urbana. 

Cerchiamo quindi di riutilizzare quelli dell’anno scorso.

Siamo sicuri che le nostre cantine e i nostri garage siano zeppi di scatole con festoni, palline, ghirlande e centritavola.

Basterà sistemarli in casa in modo diverso e avremo la sensazioni di avere degli addobbi nuovi, senza però aver speso un euro per acquistarli!

2) Riciclo Creativo

Se proprio desideriamo rinnovare i nostri addobbi, pensiamo alla soluzione del riciclo creativo!

Senza saperlo, abbiamo in casa, e spesse volte proprio nella nostra spazzatura, moltissimo materiale per creare da noi decorazioni per la tavola, palline per l’albero, ghirlande da appendere.

Diamo una nuova vita alla plastica che abbiamo già utilizzato e che stiamo per gettare via.

È anche un’attività divertente e formativa da fare assieme ai nostri bambini. 

3) Riduzione

Proviamo a ridurre i nostri acquisti. Ne beneficeranno l’ambiente, ma anche il nostro portafoglio.

È più conveniente puntare sulla qualità dei nostri regali che sulla quantità.

Scegliere un regalo con attenzione, pensando alla persona a cui è destinato, e sceglierlo in modo che duri nel tempo e che non venga gettato o abbandonato dopo poco tempo, è un metodo vincente per rendere felice i nostri amici e fare una scelta consapevole per l’ambiente.

4) Scelte consapevoli

Come consumatori abbiamo la possibilità di scegliere.

Possiamo indirizzare i nostri consumi verso prodotti che siano riciclabili, o prodotti in plastica riciclata.

Esistono oggi intere linee di giocattoli realizzati utilizzando la plastica riciclata, che sono belli, sicuri e funzionali.

Così come esistono aziende che si impegnano concretamente per essere maggiormente sostenibili, e alle quali possiamo dare la nostra preferenza negli acquisti. 

5) Raccolta Differenziata

Anche seguendo i consigli sopra, sicuramente al termine del Natale, avremo comunque generato dei rifiuti.

Gestiamoli nel modo più corretto e ricicliamoli!

Separiamo gli imballaggi dei nostri regali: le scatole di plastica, i sacchetti trasparenti porta indumenti, il pluriball, il polistirolo che troviamo all’interno delle scatole vanno nella raccolta differenziata della plastica.

Allo stesso modo, le confezioni alimentari, le vaschette in plastica delle gastronomie, i piatti e i bicchieri di plastica, sono facilmente riciclabili e vanno conferiti nel bidone della plastica.

Così come esistono aziende che si impegnano concretamente per essere maggiormente sostenibili, e alle quali possiamo dare la nostra preferenza negli acquisti. 

Con questi consigli ci siamo concentrati sugli aspetti legati alla gestione del materiale plastico, perché è la materia che trattiamo, ma potete scegliere di adottare comportamenti più consapevoli anche per gestire altri aspetti delle festività natalizie.

Potete scegliere mezzi meno inquinanti per i vostri spostamenti e i viaggi, e cercare di ridurre al minimo lo spreco alimentare a seguito di pranzi e cenoni.

Le soluzioni sono tante e davvero poco impegnative per trascorrere un Natale bello, fastoso e sostenibile.


Che cosa si produce con la Plastica Riciclata?

Abbiamo parlato diffusamente della pratica virtuosa del riciclo della plastica.

Sappiamo oramai che noi italiani siamo bravi riciclatori: globalmente ricicliamo il 79% dei rifiuti, risultato che ci pone come primi in Europa e che ci vede superare l’obiettivo dato a livello comunitario e fissato al raggiungimento del riciclo del 70% dei rifiuti entro il 2030.

Siamo consapevoli che il riciclo della plastica comporta numerosi benefici e rende più sostenibile questo importante materiale. È il sistema grazie al quale possiamo rimettere in circolo la plastica a fine vita, altrimenti destinata alle discariche. E che ci permette di salvaguardare risorse naturali e di risparmiare l’energia necessaria per produrre nuovo materiale vergine.

Abbiamo anche visto come l’industria italiana del riciclo sia un comparto importante all’interno della nostra economia, in termini di fatturato e di persone impiegate, e di quanto sia un settore in crescita.

Ma sappiamo come viene utilizzata la plastica riciclata?

Dopo che la plastica viene da noi differenziata, arriva agli impianti di riciclaggio e comincia il suo iter che la porterà a essere trasformata in fiocchi di materia riciclata, come viene impiegata?

In che forma la ritroviamo nel nostro quotidiano, negli oggetti di uso comune? 

Iniziamo con il dire che la domanda di plastica riciclata è in aumento, e che più del 18% delle plastiche utilizzate dalle aziende italiane per produrre oggetti è costituito da plastica riciclata.

Tanti sono i settori che impiegano plastica riciclata: da quello edile all’arredamento, dall’oggettistica all’automotive, dall’agricoltura al tessile, e naturalmente dalle aziende di imballaggi che la utilizzano per la produzione di nuovi packaging.

Non tutte le plastiche però vengono riservate alla creazione degli stessi oggetti, infatti la loro destinazione dipende dal tipo di polimero di provenienza.

Ad esempio, il PET riciclato è molto utilizzato per produrre nuove bottiglie da impiegare nell’industria del beverage. Possiamo dire che è uno dei pochi materiali plastici che, anche da riciclato, trova lo stesso uso, seguendo il sistema del bottle-to-bottle.

L’R-PET dà vita anche a fibre tessili utilizzate per la produzione di divise da lavoro ignifughe, abbigliamento tecnico e sportivo e comuni capi di vestiario sostenibili.

L’HDPE, che viene riciclato dalle confezioni dei nostri detersivi e dei saponi, viene utilizzato per realizzare i tubi delle condutture e delle fognature, ma anche per la produzione di oggetti vari e di arredi urbani.

Dal polietilene riciclato nascono soprattutto sacchetti di vari tipi e per diversi scopi.

Mentre gli articoli che troviamo in plastica riciclata e che sono destinati agli animali, alla casa e al giardinaggio, come pattumiere, vasi, cassette, sono principalmente fatti in polipropilene riciclato.

Vediamo insieme qualche applicazione concreta dei materiali plastici riciclati.

La panchina nuova del vostro parco preferito potrebbe essere stata realizzata con 25 Kg di plastiche miste.

La seduta della vostra sedia di design potrebbe essere stata fabbricata con 10 flaconi di plastica (HDPE).

Il cestino del supermercato in cui riponete la spesa potrebbe essere nato da 23 bottiglie di plastica (PET).

La tomaia delle ballerine che indossate potrebbe essere stata prodotta con 40 bottiglie (PET).

La vostra cucina potrebbe essere stata realizzata con 1.000 bottiglie in PET.

Potremmo andare avanti ancora nell’elenco e aggiungere indumenti, utensili, componenti, rivestimenti delle automobili, materiali isolanti, piccole costruzioni…

La cosa che ci auguriamo, ma che è già realtà visto le tendenze delle industrie coinvolte, è che l’offerta di oggetti prodotti con plastica riciclata continuerà ad aumentare negli anni a venire, con importanti benefici per tutti noi.

FONTI DATI

Report Assorimap sul riciclo meccanico delle materie plastiche. Dati 2021


I vantaggi del Riciclo della Plastica nel 2021 in Italia

Ogni anno Corepla, il principale consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, racconta nel suo Report di Sostenibilità i risultati raggiunti l’anno precedente.

Come era già stato anticipato, la raccolta differenziata continua a crescere, sia come Comuni serviti, che come quantità di prodotto conferita da ogni cittadino.

Vediamo anche che il riciclo diventa sempre più funzionale, infatti lo scorso anno è cresciuta sensibilmente la quota di plastica destinata al riciclo, rispetto a quella conferita a recupero energetico. Nel 2021, la raccolta degli imballaggi in plastica totali, quantificati in 1.475.747 tonnellate, con un aumento del 3% rispetto al 2020, ha visto 1.020.000 tonnellate di plastica riciclata, 314.964 tonnellate destinate al recupero energetico e il restante 14,2% presso termovalorizzatori efficienti.

Questi numeri, che già a prima vista ci dicono che stiamo raggiungendo ottimi risultati nel riciclo della plastica, a livello nazionale, ma anche nel panorama europeo, ci raccontano ancora di più se letti attraverso i benefici concreti generati in ambito ambientale ed energetico.

Il riciclo di oltre 1 tonnellata di materie plastica, ci ha consentito di:

Risparmiare sulle materie prime vergini necessarie a produrre nuova plastica

Nel 2021 la materia prima vergine risparmiata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 520.000 t. Pari a 11 miliardi di flaconi in PET per detersivi da 1 l.

Risparmiare energia

Il processo di riciclo della plastica è meno energivoro di quello per la produzione di plastica vergine, di conseguenza il risparmio energetico nel 2021 è stato stimato a circa 10.867 GWh. Pari al 2,5% della produzione annua di energia primaria in Italia.

Risparmio di spazio in discarica

Nel 2021 abbiamo evitato di occupare 34.572.733 di m3 di discarica.
Pari a circa 29 discariche di media dimensione, pari a 36 volte il volume del Colosseo.

Riduzione di emissioni di CO2

Il minore impiego di energia per la produzione di nuova plastica vergine, determina anche minori emissioni di gas climalteranti in atmosfera: nel 2021 la CO2eq evitata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 879.000 t. Pari alle emissioni prodotte da 1.017 voli A/R Roma – Tokyo.

Produzione energetica

Nel 2021, la plastica non riciclabile e destinata al recupero energetico ha prodotto nuova energia per 42 GWh, pari al consumo annuo di energia elettrica di circa 15.555 famiglie italiane.
E 86 GWh di energia termica, pari al consumo annuo di gas naturale di circa 5.823 famiglie.

Ecco come il nostro impegno quotidiano nel gestire i rifiuti in modo corretto, viene ripagato con la produzione di nuovo materiale riciclato, con il risparmio di risorse naturali, di energia e di emissioni di CO2 e con la produzione di nuovo calore e fonti energetiche.

In un’ottica più allargata e di più ampio respiro temporale, il nostro comportamento garantirà a noi e alle generazioni future di poter vivere in un pianeta più in salute, senza dover rinunciare alle comodità e al progresso portato dalla plastica.


Cosa può fare un’azienda per essere più sostenibile?

Ne abbiamo parlato al 10° Salone della CSR e dell’innovazione sociale

Negli ultimi anni sentiamo sempre più spesso parlare di sostenibilità e sviluppo sostenibile.

È sicuramente un bene che se ne parli e che questo concetto abbia ottenuto una posizione di rilievo all’interno delle agende politiche dei nostri governi, ma anche all’interno dell’opinione pubblica di noi cittadini.

Forse però non ci è sempre così chiaro cosa si intende per sostenibilità e sviluppo sostenibile, e cosa possono fare in concreto le aziende per raggiungere questi obiettivi.

I problemi ambientali e sociali sono temi complessi, che coinvolgono molte realtà e diversi aspetti del lavoro di un’azienda e trovare soluzioni efficaci per ridurre quanto più possibile l’impatto sugli ecosistemi, è un processo che tocca diversi attori sociali dalle competenze differenti.

Si è parlato di questi argomenti durante la 10° edizione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, tenutosi il 3-4 e 5 ottobre.

Il Salone è il principale evento in Italia dedicato alla sostenibilità, e offre l’importante occasione alle aziende e alle organizzazioni di confrontarsi su questi temi, di fare networking e di conoscere nuovi trend, pratiche positive e ultime novità.

Quest’anno anche Alpla Group era presente al Salone della CSR e dell’innovazione sociale e il suo Amministratore Delegato Tiziano Andreini ha tenuto una tavola rotonda, raccontando proprio attraverso quali azioni l’azienda sostenga in concreto il cambiamento in atto nel mondo della plastica.

Perché la ricerca e lo sviluppo e l’applicazione di best practices di economia circolare stanno cambiando radicalmente l’impatto che la plastica ha sull’ambiente e, operando in un settore come il packaging, la sostenibilità è parte integrante della strategia di Alpla.

Iniziamo con il vedere quali sono i comportamenti interni che un’azienda come Alpla intraprende per implementare la sua sostenibilità ambientale.

1) Una modalità è quella di gestire in modo più responsabile ed efficiente i consumi energetici all’interno dei propri impianti. Ciò permette ad Alpla di abbassare non solo i costi di produzione, ma anche l’impatto ambientale, così come impiegare fonti energetiche rinnovabili, idrico, solare, eolico, contribuisce a ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 generate dai propri processi produttivi.

A ciò si aggiungono i progetti di produzione “IN HOUSE” all’interno delle fabbriche dei clienti Alpla. Ovvero, Alpla integra le proprie linee di produzione a quelle del cliente e la produzione degli imballaggi avviene direttamente all’interno delle strutture dove poi devono essere utilizzati. In questo modo vengono drasticamente ridotti gli imballaggi secondari quali pallets, cartoni, buste di plastica e azzerato il trasporto su gomma, con un notevole vantaggio sull’impatto ambientale.

2) Allo stesso tempo Alpla lavora proattivamente, dal punto di vista delle tecnologie e dei materiali, per fare in modo che entro il 2025 tutti gli imballaggi da loro prodotti siano riciclabili al 100%.

Infatti, per ciò che concerne lo sviluppo di nuovi imballaggi, vengono seguiti i principi del “design 4 recycling”, che significa progettare confezioni che siano facilmente riciclabili e che impieghino quantitativi di plastica ridotti, pur mantenendo inalterate le loro caratteristiche e funzionalità.

3) Abbiamo visto che il concetto di riciclo fa parte delle linee guida produttive di Alpla, ma è anche un settore all’interno del quale Alpla investe.

Dispone infatti di impianti di riciclaggio di proprietà, che permettono all’azienda di mantenere le plastiche dentro un ciclo virtuoso in cui ai materiali viene data nuova vita.

Durante la produzione del PET riciclato, per intenderci quello delle bottiglie, si produce solo un decimo delle emissioni di gas serra rispetto a quanto accade con il materiale vergine, ed è soprattutto sull’R-PET e nella trasformazione ‘bottle-to-bottle’, che Alpla punta, con la recente apertura dello stabilimento di riciclaggio PET di Anagni che ha richiesto un investimento di 6,5 milioni di euro.

Qui vengono riciclate bottiglie di plastica e trasformate in resina post consumo, che viene quindi utilizzata per produrre nuovamente delle bottiglie. Una vera e propria strategia close the loop.

L’attenzione di Alpla verso la plastica riciclata, e le sue strategie produttive, vanno d’altronde di pari passo con le normative europee, che ci chiedono, entro il 2025, di utilizzare per imballaggio il 25% di plastica riciclata, e il 30% entro il 2030.

Ma per Alpla, la sostenibilità si persegue anche fuori dai processi produttivi.

Alpla è da anni promotrice dell’economica circolare: è stata una delle prime sottoscrittici di Ellen MacArthur Foundation, uno dei più importanti enti internazionali che si occupa appunto di economia circolare e sostenibilità, e che accompagna imprese e realtà legate all’istruzione all’interno dei processi di transizione ecologica.

Questa visione aziendale viene concretizzata da Alpla anche con la promozione di iniziative esterne di sensibilizzazione ed educazione sul corretto riciclo della plastica.

Uno di questi progetti è proprio ‘La Plastica è Cambiata’, che sui social e attraverso questo blog cerca di sfatare alcuni dei falsi miti e di dare informazioni utili su questo materiale.

Alla base del progetto vi è la consapevolezza di come un uso sostenibile ed ecologicamente giusto della plastica e degli imballaggi plastici, che negli anni si sono evoluti a livello di materiali e tecnologie produttive, costituisca il fondamento per assicurare che le generazioni future possano vivere in un ambiente sano e sempre più evoluto dal punto di vista del benessere sociale e individuale.

Oltre a ciò, Alpla ha avviato un progetto di educazione alla sostenibilità rivolto ai bambini della scuola primaria con l’obiettivo di avviare un percorso per una maggiore consapevolezza sulla plastica, promuovendo così un costante impegno al riciclo e al riuso per arrivare a considerare la plastica come risorsa sostenibile per il futuro.

Naturalmente questa è la fotografia di come opera l’azienda Alpla, ma speriamo di avervi dato un’idea più chiara di come un’impresa può agire secondo i valori della sostenibilità, sia attraverso i processi aziendali e di produzione interni, ma anche attivando all’esterno dell’azienda progetti che vadano a migliorare l’ecosistema sociale e l’ambiente sui quali impatta l’impresa stessa.


Quanto pesa l’industria del riciclo della plastica in Italia?

Recentemente è stato pubblicato il rapporto di Assorimap, l’Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di materie plastiche, realizzato da Plastic Consult, in cui è presentato lo stato dell’industria italiana del riciclo meccanico delle materie plastiche, relativamente all’anno 2021.

Abbiamo parlato spesso dell’importanza del riciclo e di come questo continui a crescere nel nostro Paese.

Sicuramente osservare la situazione anche dal punto di vista delle aziende che operano in questo settore permette di avere una fotografia ancora più chiara del contesto nazionale.

Inoltre riteniamo che sia importante conoscere lo stato del riciclo anche per il valore economico del suo comparto industriale, con le relative ricadute in termini di fatturato e di occupazione.

Di seguito quindi vi riportiamo i dati principali e l’interessante analisi fatta da Assorimap.

Iniziamo con il dire che l’Italia ha un primato nel riciclo.

L’industria del riciclo meccanico delle materie plastiche vale circa 1 miliardo di euro.

Rispetto al 2020, nel 2021, il volume del materiale riciclato è cresciuto del 17%, arrivando a 800mila tonnellate.

A questo è conseguito, nel 2021, un aumento del 67% per il fatturato delle imprese.

Un aumento di valore così notevole è dovuto in parte alla crescita del volume del materiale riciclato, ma anche a un incremento elevato dei prezzi di vendita.

Le aziende attive nel riciclo meccanico delle plastiche post-consumo su territorio nazionale sono 80 con circa 4.300 addetti, e sono dislocate principalmente nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est

Quali materiali vengono riciclati principalmente? 

Vengono riciclati principalmente i polietileni, che rappresentano circa il 50% del totale, a seguire il PET con un quarto del totale, polipropilene e misti poliolefnici intorno al 10% e infine i polimeri rimanenti come PS, EPS, PVC e poliammidi.

Dove vengono utilizzate le materie riciclate prodotte da queste industrie?<

Il settore dell’imballaggio genera la domanda principale, infatti quasi il 40% dei prodotti è impiegato in questo ambito.

Segue il settore dell’edilizia e delle costruzioni, e infine le aziende produttrici di articoli casalinghi e per il giardinaggio.

Qual è lo sviluppo previsto per l’industria del riciclo meccanico delle plastiche post-consumo?

L’evoluzione dell’opinione pubblica è sempre più attenta al riciclo e all’acquisto di prodotti creati con materiali riciclati.

Di pari passo con essa procedono le normative, che sia a livello nazionale che di Comunità Europea, chiedono di adottare comportamenti responsabili e di raggiungere traguardi precisi in termini di riciclo e di impiego di prodotti riciclati.

Assorimap elenca le principali decisioni che impatteranno sul settore:

  • L’Europa ha dato obiettivi precisi di «riciclo effettivo» degli imballaggi plastici, nei numeri di: 50% al 2025 e 55% al 2030;
  • La direttiva comunitaria SUP (Single Use Plastic) prevede di arrivare nel 2025 al 77% di raccolta di bottiglie in PET, e di un utilizzo minimo di contenuto riciclato del 25%. Nel 2030 la raccolta dovrà raggiungere il 90% e i riciclati di PET al 30%;
  • In Italia, la Plastic Tax, che dovrebbe entrare in vigore prossimamente, prevede il pagamento di una tassa sui MACSI (Manufatti a Consumo Singolo, tutti gli imballaggi o gli oggetti «a perdere»). Questa tassa sarà notevolmente ridotta se verranno impiegati anche materiali riciclati nella loro produzione.
  • La Plastic Tax europea invece verrà applicata sugli imballaggi plastici a fine vita non riciclati. 

In conclusione, sia gli obiettivi dati, sia gli oneri da pagare altrimenti, vanno nella direzione di incentivare ampiamente il riciclo delle plastiche da imballaggio e l’utilizzo di materiale riciclato nella produzione di nuovi oggetti. 

Questo implica sicuramente benefici in termini ambientali, ma anche un ulteriore sviluppo, per gli anni a venire, dell’industria del riciclo italiana.

Anzi, alla luce di queste prospettive, Assorimap afferma che ad oggi, risultano addirittura insufficienti le disponibilità di imballaggi e più in generale di manufatti plastici a fine vita da avviare a riciclo.