I vantaggi del Riciclo della Plastica nel 2021 in Italia

Ogni anno Corepla, il principale consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, racconta nel suo Report di Sostenibilità i risultati raggiunti l’anno precedente.

Come era già stato anticipato, la raccolta differenziata continua a crescere, sia come Comuni serviti, che come quantità di prodotto conferita da ogni cittadino.

Vediamo anche che il riciclo diventa sempre più funzionale, infatti lo scorso anno è cresciuta sensibilmente la quota di plastica destinata al riciclo, rispetto a quella conferita a recupero energetico. Nel 2021, la raccolta degli imballaggi in plastica totali, quantificati in 1.475.747 tonnellate, con un aumento del 3% rispetto al 2020, ha visto 1.020.000 tonnellate di plastica riciclata, 314.964 tonnellate destinate al recupero energetico e il restante 14,2% presso termovalorizzatori efficienti.

Questi numeri, che già a prima vista ci dicono che stiamo raggiungendo ottimi risultati nel riciclo della plastica, a livello nazionale, ma anche nel panorama europeo, ci raccontano ancora di più se letti attraverso i benefici concreti generati in ambito ambientale ed energetico.

Il riciclo di oltre 1 tonnellata di materie plastica, ci ha consentito di:

Risparmiare sulle materie prime vergini necessarie a produrre nuova plastica

Nel 2021 la materia prima vergine risparmiata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 520.000 t. Pari a 11 miliardi di flaconi in PET per detersivi da 1 l.

Risparmiare energia

Il processo di riciclo della plastica è meno energivoro di quello per la produzione di plastica vergine, di conseguenza il risparmio energetico nel 2021 è stato stimato a circa 10.867 GWh. Pari al 2,5% della produzione annua di energia primaria in Italia.

Risparmio di spazio in discarica

Nel 2021 abbiamo evitato di occupare 34.572.733 di m3 di discarica.
Pari a circa 29 discariche di media dimensione, pari a 36 volte il volume del Colosseo.

Riduzione di emissioni di CO2

Il minore impiego di energia per la produzione di nuova plastica vergine, determina anche minori emissioni di gas climalteranti in atmosfera: nel 2021 la CO2eq evitata grazie al riciclo COREPLA è stata stimata pari a 879.000 t. Pari alle emissioni prodotte da 1.017 voli A/R Roma – Tokyo.

Produzione energetica

Nel 2021, la plastica non riciclabile e destinata al recupero energetico ha prodotto nuova energia per 42 GWh, pari al consumo annuo di energia elettrica di circa 15.555 famiglie italiane.
E 86 GWh di energia termica, pari al consumo annuo di gas naturale di circa 5.823 famiglie.

Ecco come il nostro impegno quotidiano nel gestire i rifiuti in modo corretto, viene ripagato con la produzione di nuovo materiale riciclato, con il risparmio di risorse naturali, di energia e di emissioni di CO2 e con la produzione di nuovo calore e fonti energetiche.

In un’ottica più allargata e di più ampio respiro temporale, il nostro comportamento garantirà a noi e alle generazioni future di poter vivere in un pianeta più in salute, senza dover rinunciare alle comodità e al progresso portato dalla plastica.


Cosa può fare un’azienda per essere più sostenibile?

Ne abbiamo parlato al 10° Salone della CSR e dell’innovazione sociale

Negli ultimi anni sentiamo sempre più spesso parlare di sostenibilità e sviluppo sostenibile.

È sicuramente un bene che se ne parli e che questo concetto abbia ottenuto una posizione di rilievo all’interno delle agende politiche dei nostri governi, ma anche all’interno dell’opinione pubblica di noi cittadini.

Forse però non ci è sempre così chiaro cosa si intende per sostenibilità e sviluppo sostenibile, e cosa possono fare in concreto le aziende per raggiungere questi obiettivi.

I problemi ambientali e sociali sono temi complessi, che coinvolgono molte realtà e diversi aspetti del lavoro di un’azienda e trovare soluzioni efficaci per ridurre quanto più possibile l’impatto sugli ecosistemi, è un processo che tocca diversi attori sociali dalle competenze differenti.

Si è parlato di questi argomenti durante la 10° edizione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, tenutosi il 3-4 e 5 ottobre.

Il Salone è il principale evento in Italia dedicato alla sostenibilità, e offre l’importante occasione alle aziende e alle organizzazioni di confrontarsi su questi temi, di fare networking e di conoscere nuovi trend, pratiche positive e ultime novità.

Quest’anno anche Alpla Group era presente al Salone della CSR e dell’innovazione sociale e il suo Amministratore Delegato Tiziano Andreini ha tenuto una tavola rotonda, raccontando proprio attraverso quali azioni l’azienda sostenga in concreto il cambiamento in atto nel mondo della plastica.

Perché la ricerca e lo sviluppo e l’applicazione di best practices di economia circolare stanno cambiando radicalmente l’impatto che la plastica ha sull’ambiente e, operando in un settore come il packaging, la sostenibilità è parte integrante della strategia di Alpla.

Iniziamo con il vedere quali sono i comportamenti interni che un’azienda come Alpla intraprende per implementare la sua sostenibilità ambientale.

1) Una modalità è quella di gestire in modo più responsabile ed efficiente i consumi energetici all’interno dei propri impianti. Ciò permette ad Alpla di abbassare non solo i costi di produzione, ma anche l’impatto ambientale, così come impiegare fonti energetiche rinnovabili, idrico, solare, eolico, contribuisce a ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 generate dai propri processi produttivi.

A ciò si aggiungono i progetti di produzione “IN HOUSE” all’interno delle fabbriche dei clienti Alpla. Ovvero, Alpla integra le proprie linee di produzione a quelle del cliente e la produzione degli imballaggi avviene direttamente all’interno delle strutture dove poi devono essere utilizzati. In questo modo vengono drasticamente ridotti gli imballaggi secondari quali pallets, cartoni, buste di plastica e azzerato il trasporto su gomma, con un notevole vantaggio sull’impatto ambientale.

2) Allo stesso tempo Alpla lavora proattivamente, dal punto di vista delle tecnologie e dei materiali, per fare in modo che entro il 2025 tutti gli imballaggi da loro prodotti siano riciclabili al 100%.

Infatti, per ciò che concerne lo sviluppo di nuovi imballaggi, vengono seguiti i principi del “design 4 recycling”, che significa progettare confezioni che siano facilmente riciclabili e che impieghino quantitativi di plastica ridotti, pur mantenendo inalterate le loro caratteristiche e funzionalità.

3) Abbiamo visto che il concetto di riciclo fa parte delle linee guida produttive di Alpla, ma è anche un settore all’interno del quale Alpla investe.

Dispone infatti di impianti di riciclaggio di proprietà, che permettono all’azienda di mantenere le plastiche dentro un ciclo virtuoso in cui ai materiali viene data nuova vita.

Durante la produzione del PET riciclato, per intenderci quello delle bottiglie, si produce solo un decimo delle emissioni di gas serra rispetto a quanto accade con il materiale vergine, ed è soprattutto sull’R-PET e nella trasformazione ‘bottle-to-bottle’, che Alpla punta, con la recente apertura dello stabilimento di riciclaggio PET di Anagni che ha richiesto un investimento di 6,5 milioni di euro.

Qui vengono riciclate bottiglie di plastica e trasformate in resina post consumo, che viene quindi utilizzata per produrre nuovamente delle bottiglie. Una vera e propria strategia close the loop.

L’attenzione di Alpla verso la plastica riciclata, e le sue strategie produttive, vanno d’altronde di pari passo con le normative europee, che ci chiedono, entro il 2025, di utilizzare per imballaggio il 25% di plastica riciclata, e il 30% entro il 2030.

Ma per Alpla, la sostenibilità si persegue anche fuori dai processi produttivi.

Alpla è da anni promotrice dell’economica circolare: è stata una delle prime sottoscrittici di Ellen MacArthur Foundation, uno dei più importanti enti internazionali che si occupa appunto di economia circolare e sostenibilità, e che accompagna imprese e realtà legate all’istruzione all’interno dei processi di transizione ecologica.

Questa visione aziendale viene concretizzata da Alpla anche con la promozione di iniziative esterne di sensibilizzazione ed educazione sul corretto riciclo della plastica.

Uno di questi progetti è proprio ‘La Plastica è Cambiata’, che sui social e attraverso questo blog cerca di sfatare alcuni dei falsi miti e di dare informazioni utili su questo materiale.

Alla base del progetto vi è la consapevolezza di come un uso sostenibile ed ecologicamente giusto della plastica e degli imballaggi plastici, che negli anni si sono evoluti a livello di materiali e tecnologie produttive, costituisca il fondamento per assicurare che le generazioni future possano vivere in un ambiente sano e sempre più evoluto dal punto di vista del benessere sociale e individuale.

Oltre a ciò, Alpla ha avviato un progetto di educazione alla sostenibilità rivolto ai bambini della scuola primaria con l’obiettivo di avviare un percorso per una maggiore consapevolezza sulla plastica, promuovendo così un costante impegno al riciclo e al riuso per arrivare a considerare la plastica come risorsa sostenibile per il futuro.

Naturalmente questa è la fotografia di come opera l’azienda Alpla, ma speriamo di avervi dato un’idea più chiara di come un’impresa può agire secondo i valori della sostenibilità, sia attraverso i processi aziendali e di produzione interni, ma anche attivando all’esterno dell’azienda progetti che vadano a migliorare l’ecosistema sociale e l’ambiente sui quali impatta l’impresa stessa.


Quanto pesa l’industria del riciclo della plastica in Italia?

Recentemente è stato pubblicato il rapporto di Assorimap, l’Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori di materie plastiche, realizzato da Plastic Consult, in cui è presentato lo stato dell’industria italiana del riciclo meccanico delle materie plastiche, relativamente all’anno 2021.

Abbiamo parlato spesso dell’importanza del riciclo e di come questo continui a crescere nel nostro Paese.

Sicuramente osservare la situazione anche dal punto di vista delle aziende che operano in questo settore permette di avere una fotografia ancora più chiara del contesto nazionale.

Inoltre riteniamo che sia importante conoscere lo stato del riciclo anche per il valore economico del suo comparto industriale, con le relative ricadute in termini di fatturato e di occupazione.

Di seguito quindi vi riportiamo i dati principali e l’interessante analisi fatta da Assorimap.

Iniziamo con il dire che l’Italia ha un primato nel riciclo.

L’industria del riciclo meccanico delle materie plastiche vale circa 1 miliardo di euro.

Rispetto al 2020, nel 2021, il volume del materiale riciclato è cresciuto del 17%, arrivando a 800mila tonnellate.

A questo è conseguito, nel 2021, un aumento del 67% per il fatturato delle imprese.

Un aumento di valore così notevole è dovuto in parte alla crescita del volume del materiale riciclato, ma anche a un incremento elevato dei prezzi di vendita.

Le aziende attive nel riciclo meccanico delle plastiche post-consumo su territorio nazionale sono 80 con circa 4.300 addetti, e sono dislocate principalmente nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est

Quali materiali vengono riciclati principalmente? 

Vengono riciclati principalmente i polietileni, che rappresentano circa il 50% del totale, a seguire il PET con un quarto del totale, polipropilene e misti poliolefnici intorno al 10% e infine i polimeri rimanenti come PS, EPS, PVC e poliammidi.

Dove vengono utilizzate le materie riciclate prodotte da queste industrie?<

Il settore dell’imballaggio genera la domanda principale, infatti quasi il 40% dei prodotti è impiegato in questo ambito.

Segue il settore dell’edilizia e delle costruzioni, e infine le aziende produttrici di articoli casalinghi e per il giardinaggio.

Qual è lo sviluppo previsto per l’industria del riciclo meccanico delle plastiche post-consumo?

L’evoluzione dell’opinione pubblica è sempre più attenta al riciclo e all’acquisto di prodotti creati con materiali riciclati.

Di pari passo con essa procedono le normative, che sia a livello nazionale che di Comunità Europea, chiedono di adottare comportamenti responsabili e di raggiungere traguardi precisi in termini di riciclo e di impiego di prodotti riciclati.

Assorimap elenca le principali decisioni che impatteranno sul settore:

  • L’Europa ha dato obiettivi precisi di «riciclo effettivo» degli imballaggi plastici, nei numeri di: 50% al 2025 e 55% al 2030;
  • La direttiva comunitaria SUP (Single Use Plastic) prevede di arrivare nel 2025 al 77% di raccolta di bottiglie in PET, e di un utilizzo minimo di contenuto riciclato del 25%. Nel 2030 la raccolta dovrà raggiungere il 90% e i riciclati di PET al 30%;
  • In Italia, la Plastic Tax, che dovrebbe entrare in vigore prossimamente, prevede il pagamento di una tassa sui MACSI (Manufatti a Consumo Singolo, tutti gli imballaggi o gli oggetti «a perdere»). Questa tassa sarà notevolmente ridotta se verranno impiegati anche materiali riciclati nella loro produzione.
  • La Plastic Tax europea invece verrà applicata sugli imballaggi plastici a fine vita non riciclati. 

In conclusione, sia gli obiettivi dati, sia gli oneri da pagare altrimenti, vanno nella direzione di incentivare ampiamente il riciclo delle plastiche da imballaggio e l’utilizzo di materiale riciclato nella produzione di nuovi oggetti. 

Questo implica sicuramente benefici in termini ambientali, ma anche un ulteriore sviluppo, per gli anni a venire, dell’industria del riciclo italiana.

Anzi, alla luce di queste prospettive, Assorimap afferma che ad oggi, risultano addirittura insufficienti le disponibilità di imballaggi e più in generale di manufatti plastici a fine vita da avviare a riciclo.


Riduzione della Plastica: quando pochi grammi fanno la differenza

Nel mondo degli imballaggi si compiono costantemente passi in avanti nella ricerca di prodotti a minor impatto ambientale. Ma spesse volte queste novità non arrivano nemmeno alla conoscenza dei consumatori.

Oppure, se i media ne parlano, sono progressi che sono difficili da comunicare, perché è complicato far comprendere l’ampia portata di questi cambiamenti.

Un esempio chiarificatore di questa situazione è la diminuzione della plastica negli imballaggi.

Da diversi anni a questa parte, le aziende stanno adottando politiche di riduzione del peso dei packaging, sia eliminando parti superflue, sia abbassando la grammatura della plastica.

Parliamo di pochi grammi a oggetto, differenze che sono praticamente impossibili da percepire da parte del consumatore.

Eppure queste riduzioni hanno un impatto molto importante nell’ambito della sostenibilità ambientale.

È una strategia di prevenzione che consente di risparmiare tonnellate di plastica vergine, con una serie di ricadute positive su tutto il ciclo di produzione.

Il primo beneficio, come abbiamo visto, è quello di salvaguardare materia prima: la mancata produzione di plastica nuova ci permette di risparmiare le relative risorse naturali, non rinnovabili, che vengono impiegate per produrla.

Meno plastica in partenza, vuol dire anche un minor dispendio di energia, con un conseguente abbattimento dell’impronta di CO2, che sarebbe stata emessa in fase di produzione.

Confezioni più piccole o più leggere comportano anche un’ottimizzazione in fase di trasporto e una minore necessità di carburante, con un’ulteriore diminuzione di emissioni di CO2.

E sempre facendo riferimento a imballaggi più piccoli, pensiamo anche allo spazio risparmiato nelle nostre case, nei nostri bidoni, negli impianti di smaltimento e nelle discariche.

In conclusione, quei pochi grammi di plastica risparmiata a confezione senza che ce ne accorgiamo, hanno su ampia scala benefici davvero molto importanti per l’ambiente.

Vediamo alcuni esempi nel concreto.

  • Le buste dei surgelati, 25 anni fa, pesavano 12,7 grammi.
    Oggi pesano 7,5 grammi.
    Il risparmio è del 37,5% di plastica.
    5,2 grammi in meno a confezione, che su scala globale e nell’utilizzo nel corso di anni, ha portato a un risparmio di migliaia di tonnellate di plastica vergine.
    Dati Corepla

  • Un vasetto di yogurt, 25 anni fa, pesava 5,8 grammi.
    Oggi pesa 4,8 grammi.
    Il risparmio di plastica è del 17%
    Dati Corepla

  • Le bottiglie da mezzo litro in PET, dal 2000 al 2011, sono passate da un peso di 16,9 grammi a 9,89 grammi.
    Il risparmio di plastica è pari al 47,7%.
    Questo processo di alleggerimento delle bottiglie ha permesso di risparmiare circa 1,5 miliardi di kg di plastica.
    Dati International Bottled Water Association (Ibwa)

Questi che abbiamo citato sono solo alcuni esempi, per mostrarvi quanto la plastica è cambiata e sta continuando a cambiare. Anche se a volte non ce ne accorgiamo.

Speriamo con i nostri approfondimenti di farvi conoscere le novità e i progressi che migliorano ogni giorno l’impatto ambientale della plastica e che consentono a noi consumatori di beneficiare della caratteristiche di questo importante materiale, guardando anche alla salute del nostro pianeta.


5 suggerimenti per ottimizzare la gestione della plastica

Siamo ormai tornati quasi tutti dalle ferie, più riposati e carichi di energie.

Per molte persone settembre è il mese che segna l’inizio dell’anno nuovo: durante le vacanze abbiamo fatto bilanci e riflessioni e siamo pronti a ripartire con progetti nuovi e buoni propositi.

Perché non dedicare una parte di questi prossimi cambiamenti a cercare di migliorare ancora la gestione della plastica all’interno delle nostre vite?

Piccole novità, da introdurre nella tua routine quotidiana, facili da seguire e dai notevoli benefici per te e per il Pianeta.

Proviamo a darti 5 suggerimenti:

1) La differenziata in ufficio

A casa nostra siamo sicuramente attrezzati per separare nel modo corretto i nostri rifiuti.

Ma siamo così ben organizzati anche sul nostro luogo di lavoro?

Spesso i piccoli uffici, i negozi, gli studi non sono dotati degli strumenti per gestire la raccolta differenziata, ma ti assicuriamo che è davvero semplice introdurla.

Proponi di acquistare i contenitori per separare i rifiuti, ne esistono di tantissimi tipi, anche poco costosi e che occupano poco spazio.

Così sarà più semplice conferire in modo corretto le bottiglie di plastica e le vaschette alimentare che spesse volte contengono il pranzo.

Una scelta che farà piacere all’ambiente, ma anche ai colleghi!

2) Premiare i comportamenti virtuosi

Abbiamo raccontato più volte nel corso degli ultimi mesi, sui nostri canali, iniziative lodevoli da parte di varie aziende, che hanno adottato soluzioni di packaging virtuose. Preferendo la plastica riciclata all’utilizzo di plastica vergine, riducendo il peso della plastica utilizzata, impegnandosi attivamente nello studio di imballaggi ottimizzati per il riciclo, e altro ancora.

Come consumatori abbiamo il potere di premiare con le nostre scelte di acquisto questo impegno.

In questo modo utilizzeremo prodotti meno impattanti sul pianeta, e allo stesso tempo daremo un segnale importante, anche alle altre aziende, che saranno spronate nell’impegnarsi ad adottare soluzioni altrettanto virtuose.

3) Mettiamo da parte la plastica che non può essere riciclata

Sappiamo che attualmente la raccolta differenziata in Italia si applica unicamente agli imballaggi.

Per cui, utensili, giocattoli, parti di oggetti in plastica, vanno conferiti nell’indifferenziata.

Il nostro consiglio è quello di non avere fretta di gettare questi oggetti nella spazzatura.

Raccoglili in un contenitore dedicato, potrebbero diventare gli elementi per un’attività creativa da fare con i tuoi bambini, oppure essere trasformati in recipienti, vasi, e perfino gioielli di recupero.

Abbiamo parlato diverse volte di riciclo creativo, sicuramente sui nostri canali social potrai trovare qualche spunto utile!

4) Il calendario intelligente del ritiro della plastica

In diverse città ha ormai preso piede la raccolta porta a porta dei rifiuti: questo sistema implica che i ritiri siano effettuati in giorni specifici, e quindi da parte nostra è necessaria una piccola attività di organizzazione per depositare i rifiuti secondo le modalità richieste dal nostro Comune.

Per rendere più semplice questa gestione, possiamo affidarci agli assistenti virtuali che ormai spesso abbiamo in casa: il noto Alexa, ma anche i suoi colleghi di Google ed Apple, e chiedere loro di impostare un avviso ripetitivo per ricordarti quando portare giù la plastica. 

5) Non buttare nell’indifferenziata ciò che può essere riciclato

Naturalmente questo problema si presenta quando siamo fuori casa, per strada o in un parco, dove magari troviamo solo cassonetti generici.

È un peccato conferire nell’indifferenziata l’involucro della merendina o la bottiglietta d’acqua vuota, confezioni che invece grazie al riciclo avrebbero la possibilità di essere nuovamente trasformati in materiale riutilizzabile.

Porta con te una piccola borsa pieghevole, ce ne sono alcune che stanno davvero nel pugno di una mano, e conserva la tua spazzatura fino ad arrivare a un contenitore per la raccolta della plastica, dove potrai differenziarla nel modo corretto.

Queste sono solo alcuni consigli, che speriamo siano semplici e facili da implementare nella tua quotidianità. Sicuramente i benefici per te e per l’ambiente saranno importanti.

Tu hai altri suggerimenti da condividere su strategie per gestire al meglio la plastica nella vita di tutti i giorni?


Diverse tipologie di plastica, diversi usi, diversa differenziazione

Le materie plastiche sono davvero numerose e varie per composizione e caratteristiche.

Possiamo dire che nascono da catene di polimeri, che possono essere puri o miscelati con additivi per ottenere le funzionalità necessarie.

Una prima classificazione suddivide le materie plastiche in:

  • Termoplastiche: riscaldate diventano malleabili e possono essere modellate e quindi tornare rigide con il raffreddamento. Tale processo può essere ripetuto più volte.
    A questo gruppo appartengono la maggior parte delle plastiche.

 

  • Termoindurenti: anche in questo caso, se riscaldate possono essere modellate della forma desiderata, ma una volta indurite, se riscaldate nuovamente non tornano più malleabili, ma si carbonizzano.
    A questo gruppo appartengono principalmente le resine.

 

  • Elastomeri: presentano elevata deformabilità ed elasticità.  

In questa sede vogliamo approfondire un tipo di classificazione che è particolarmente utile a noi consumatori, per l’attività di differenziazione e riciclo.

Il sistema americano detto SPI (Society of the Plastics Industry), infatti, classifica i polimeri plastici in base alla loro riciclabilità, ed è presente su tutti i prodotti in plastica, con il simbolo di un triangolo e al suo interno un numero corrispondente al tipo di materia plastica.

Questa classificazione arriva fino al numero 7: i primi sei numeri identificano materie plastiche riciclabili, mentre il numero 7 è apposto su materiali non differenziabili.

Vediamo nello specifico questi 7 numeri e a quali plastiche fanno riferimento.

  • 1: PET

Di questa tipologie di plastica fanno parte la quasi totalità di bottiglie di acque e bibite.

È un materiale facilmente riciclabile, con numerosi cicli di riciclo, visto che mantiene intatte le sue caratteristiche a lungo.

 

  • 2: HDPE

Polietilene ad alta densità. 

È un tipo di plastica dura e resistente che viene usata per diversi scopi, tra cui: cavi e tubi, bottiglie per il latte, flaconi di detersivo, tappi delle bottiglie, mobilio di plastica.

È facilmente riciclabile.

 

  • 3: PVC

Polivinilcloruro. 

È il polimero con cui sono fatti i dischi in vinile, e molti altri materiali, come: tubi per l’edilizia, cavi elettrici, pavimenti vinilici, coperture per capannoni e camion.

 

  • 4: LDPE

Polietilene a bassa densità.

È un materiale leggero e flessibile ed è impiegato per produrre sacchetti di plastica e pellicole per gli imballaggi.

 

  • 5: PP

Polipropilene. 

Scoperto dall’italiano Giulio Natta, è usato per produrre molti oggetti di uso comune, dai barattoli ai giocattoli per i bambini. 

 

  • 6: PS

Polistirene, o comunemente più conosciuto come Polistirolo.

Molto usato negli imballaggi e come isolante acustico.

Le altre plastiche, che rimangono fuori da questa classificazione, sono polimeri che non appartengono alle categorie sopra citate, o che nascono dalla combinazione delle precedenti.

Speriamo di avervi aiutato nel riconoscere il tipo di plastica di cui è composto ciò che usiamo tutti i giorni.

Ricordiamo sempre che, in Italia, è possibile conferire nella raccolta differenziata solo la plastica da imballaggio, per le altre tipologie è opportuno contattare il proprio Comune per ricevere le istruzioni su come smaltirle al meglio.


I giovani e il futuro della plastica

Oggi i temi ambientali sono al centro delle agende politiche e dell’attenzione mediatica.

Ma dobbiamo ammettere che non è sempre stato così.

Le generazioni più anziane, che sono cresciute durante gli anni ’60 e ’70, sono state travolte da una rivoluzione dei consumi quasi inaspettata, che si è sviluppata in modo molto rapido e che ha visto l’entrata sul mercato di moltissimi prodotti fatti in plastica.

La sorpresa e l’entusiasmo per un benessere fino a quel momento sconosciuto, hanno sicuramente offuscato l’attenzione sulle ricadute negative di un utilizzo indiscriminato della plastica sul Pianeta.

Ed è anche per questo motivo che l’arrivo di questo nuovo materiale sul mercato di massa non è stato accompagnato da una corretta educazione alla sua gestione e da politiche adeguate in termini di impiego e di riciclo.

Oggi quelle generazioni, rappresentate dai nostri genitori o dai nostri nonni, sono quelle che più faticosamente si sono dovute impegnare nell’adattarsi a nuovi modelli di comportamento, più attenti all’impatto della plastica sull’ambiente. 

La generazione dei giovani adulti invece si è formata con queste tematiche, e possiamo dire che ha ben adattato la propria vita a un utilizzo più consapevole della plastica.

È proprio questa generazione che ha portato in primo piano la necessità di creare comunità più sostenibili e che si sta impegnando, nei diversi settori chiave, per progredire nella ricerca, per creare innovazione, per strutturare processi migliori e meno impattanti sul Pianeta.

Ma è sotto gli occhi di tutti che è sicuramente la Generazione Z, quella più coinvolta dai temi di eco-sostenibilità. 

Ne fanno parte il popolo di Greta Thunberg e dei FridaysForFuture, sono ragazzi preoccupati per l’esaurirsi delle risorse del Pianeta e per i cambiamenti climatici. 

Sono attenti alle energie rinnovabili, alla salvaguardia degli ecosistemi e sono guidati da modelli di consumo rispettosi dei mondi animale e vegetale.

Hanno interiorizzato comportamenti virtuosi, come il riciclo, la riduzione di ciò che è superfluo, l’importanza dell’economia circolare, e sono valori che non solo portano avanti in prima persona, ma che ricercano anche nelle loro figure di riferimento e nei brand che seguono.

La Generazione Z dà un grande valore all’impegno attivo dei marchi in tema di sostenibilità ambientale, di impiego di materie prime riciclate e di riduzione di emissione di CO2.

E questo prospetta su tutti un futuro più roseo, garantendo che rimarrà alta la soglia di attenzione all’ambiente e costante la ricerca in tale senso.

Ma possiamo ritenerci soddisfatti?

È bene puntare sempre più avanti, e per quanto le generazioni dei giovani oggi si dimostrino così consapevoli e attente in termini di sostenibilità, non dimentichiamoci di coloro i quali saranno i ‘prossimi’ giovani, e quindi i bambini!

I bambini rappresentano sempre il nostro futuro perché saranno i responsabili del mondo di domani.

È per questo che è necessario educare, giocando, fin dalla primissima età, alla gestione consapevole della plastica.

L’esempio più grande viene sempre dai comportamenti che si vedono messi in atto in famiglia, per cui se un bambino osserva i genitori che svolgono una corretta raccolta differenziata, si impegnano a riciclare, privilegiano scelte rispettose, queste pratiche verranno interiorizzate fino dall’infanzia.

Ma anche la scuola ha un ruolo importante nell’informazione e nella formazione di giovanissimi individui.

È per questo che ALPLA promuove nelle scuole laboratori specifici, che educano i bambini su cosa sia la plastica e su come vada trattata, per far sì che diventi una risorsa utile per noi e per il Pianeta.

Il futuro della plastica e il futuro del Pianeta sono nelle loro mani.


Il Riciclo della Plastica cresce anche nel 2021

Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, ha pubblicato i primi dati sulla raccolta della plastica, relativi all’anno 2021, durante l’Assemblea del Consorzio svoltasi a Milano l’11 maggio 2022.

I dati raccontano una performance positiva e in continuo miglioramento anno su anno.

I risultati sono particolarmente apprezzabili, tenendo conto della situazione complessiva, che ha visto il 2021 come un anno complesso, caratterizzato da difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, e da un generale aumento dei costi delle risorse e dell’energia.

Vediamo insieme qualche numero:

  • La raccolta differenziata degli imballaggi in plastica continua a crescere: + 3% rispetto al 2020. In volume la plastica raccolta è stata di 1.475.747 tonnellate.

Questo significa che ogni italiano, in media, ha differenziato 24,9 kg di plastica.

I tassi di crescita sono stati particolarmente positivi nelle regioni con le performance peggiori durante gli scorsi anni, portando a un comportamento in termini di raccolta differenziata, pressoché omogeneo tra tutte le regioni italiane. 

Le più virtuose sono: Sardegna e Umbria, rispettivamente con 34 e 32 kg per abitante.

Questi risultati sono frutto sicuramente di un servizio di raccolta e riciclo capillare in tutto il Paese (il 96% dei Comuni ha infatti un sistema di raccolta differenziata), ma anche di campagne di sensibilizzazione continue che hanno reso i cittadini consapevoli e particolarmente attenti al giusto conferimento dei loro rifiuti.

Vediamo ora come è stata recuperata la plastica raccolta, ovvero quanta di essa è stata avviata a riciclo e quanta a recupero energetico.

  • Nel 2021 sono state riciclate 1.020.000 tonnellate di plastica, provenienti prevalentemente da raccolta differenziata urbana.
    Nel 2020 erano state riciclate 900.000 tonnellate di imballaggi plastici.

684.615 tonnellate di rifiuti da imballaggio in plastica sono stati gestiti da Corepla, ai quali vanno aggiunte 299.000 tonnellate riciclate da operatori industriali indipendenti e provenienti dalle attività commerciali e industriali.

Fuori da questo conteggio, ma comunque indicativi ai fini del risultato complessivo, potremmo aggiungere ulteriori 71.000 tonnellate gestite dai consorzi autonomi Sistema PARI e Conip.

  • Nel 2021 sono state conferite a recupero energetico 314.964 tonnellate di imballaggi plastici.

Di questo gruppo fanno parte quegli imballaggi che ancora non possono essere riciclati e che vengono quindi destinati a produrre energia, al posto di utilizzare combustibili fossili. 

Corepla ha destinato questi rifiuti per l’85,8% a cementifici (47,3% in Italia e 38,5% all’estero) e per il 14,2 presso termovalorizzatori efficienti.

Interessante, anche in questo caso, il confronto con il 2020, quando è stato conferito a recupero energetico un volume maggiore di rifiuti: 377.807 tonnellate di imballaggi plastici.

Una propensione maggiore al riciclo è infatti sempre auspicabile, visto i grandi benefici che porta con sé.

A chiudere questi primi dati sull’andamento del 2021, riportiamo il commento del Presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo, che ricalca il nostro augurio, ovvero che pur tenendo conto dei buoni risultati ci sia ancora la spinta a migliorare: 

“I numeri emersi oggi attestano che la strada è quella giusta; ora però è necessario uno sforzo ulteriore da parte di tutti per mantenere l’eccellenza che abbiamo raggiunto in termini di percentuale di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica e di avvio a riciclo. Noi continueremo a mettere a disposizione del Paese la nostra competenza ed esperienza per costruire sui traguardi di oggi, gli ambiziosi obiettivi di domani”.


Il Riciclo non va in vacanza: buone pratiche per l’estate

L’estate ormai è arrivata e noi siamo in ferie o in procinto di partire.

In questo periodo i nostri ritmi si allentano, la nostra routine quotidiana si modifica, ma c’è un aspetto sul quale è bene mantenere alta l’attenzione: il riciclo della plastica.

Anche in vacanza, infatti, non dimentichiamoci di differenziare i nostri rifiuti.

Possiamo quasi dire: soprattutto durante l’estate! Quando la nostra vita si svolge per la maggior parte all’aria aperta e a contatto con la natura, non lasciamo tracce sgradevoli del nostro passaggio.

Bastano poche abitudini semplici, ma di grande impatto per la salute del Pianeta e in grado di preservare la bellezza dei luoghi in cui ci troviamo.

Ti lasciamo 5 semplici consigli per gestire senza stress il riciclo della plastica anche in estate.

1) Informati sulle regole per la raccolta differenziata

Oramai la quasi totalità dei comuni è attrezzata per la raccolta differenziata della spazzatura, e quindi anche dei rifiuti in plastica.

È però vero che ogni località ha le sue modalità di raccolta.

Chiedi, prima di partire, quali siano le regole da seguire al tuo albergatore, al proprietario della casa che affitti, o direttamente al Comune dove soggiornerai.

2) Usa i cestini della raccolta differenziata

Molte aree turistiche, come spiagge, aree pic nic, percorsi di trekking, sono dotate di cestini per la raccolta differenziata.

Non in tutti i posti è così però, più ci addentriamo nella natura e nelle zone meno battute, più è complicato organizzare il ritiro dei rifiuti e più sarà difficile trovare dei contenitori per la nostra immondizia.

Non è così grave: basta raccogliere la spazzatura che hai prodotto e portarla con te nel centro abitato più vicino, dove avrai modo di smaltirla agevolmente.

3) Riduci gli imballaggi

Se portarsi a casa i rifiuti non ti sembra la prospettiva migliore, quando sei in procinto di partire per un’escursione o una gita, cerca di ridurre al minimo gli imballaggi.

Evita di portarti piatti e bicchieri di plastica, trasferisci l’acqua in borracce e utilizza contenitori riutilizzabili per il tuo pranzo.

Viaggerai più leggero e non avrai il pensiero di non sapere dove mettere le confezioni vuote.

4) Aiuta l’ambiente e raccogli ciò che trovi

Quanto è spiacevole trovarsi in mezzo a un bosco, su una spiaggia isolata, a nuotare nelle acque trasparenti, e vedere abbandonati rifiuti di ogni tipo?

Sarà sicuramente capitato anche a te!

Fai un gesto poco impegnativo, ma dal grande risultato: raccogli la spazzatura che trovi e portala via con te, insieme ai tuoi rifiuti.

Ti ringrazierà l’ambiente e ti sentirai soddisfatto di aver fatto qualcosa di bello per gli altri.

5) Ricorda cosa puoi riciclare

Ormai saprai che va nella raccolta differenziata solo la plastica da imballaggio, quindi via libera a confezioni alimentari, bottigliette, flaconi di crema solare, shampoo, cosmetici, reti, sacchetti e buste di plastica…

Mentre invece dovrai ricordarti di mettere nell’indifferenziata: giocattoli in plastica rotti, braccioli e salvagenti, oggetti vari.

In ogni caso, non abbandonare mai i tuoi rifiuti nella natura.

Questi semplici comportamenti consapevoli consentono alla plastica di entrare a far parte di un circolo virtuoso, che la trasforma in nuove risorse, riducendo la produzione di materiale vergine.

Evita, inoltre, che la plastica finisca dispersa nell’ambiente, e possa raggiungere i fiumi e il mare, andando ad accrescere il problema dell’inquinamento delle acque.

Le nostre azioni possono fare molto per l’ambiente e per permetterci di continuare a utilizzare la plastica, riducendo il suo impatto sul Pianeta.


Le Microplastiche: cosa sono e da dove vengono?

Sentiamo spesso parlare dai media di ‘microplastiche’, che invadono i nostri oceani e arrivano addirittura a essere presenti nel nostro organismo.

Queste notizie creano sicuramente in noi uno stato d’allarme, ed è per questo motivo che crediamo sia giusto e utile affrontare il tema in modo più chiaro e completo possibile.

Iniziamo con il dire che le microplastiche, per definizione sono: frammenti di plastica di dimensioni comprese tra 1 micrometro (1 milionesimo di metro) e 5 millimetri. 

Esistono anche le nanoplastiche, che sono particelle ancora più piccole, inferiori a 1 micrometro.  

Ma da dove arrivano le microplastiche?

La credenza comune può far pensare che derivino dal deterioramento dei rifiuti generici di plastica, mentre in realtà non è proprio così. Sappiamo, infatti, che:

  • il 35% delle microplastiche proviene dal lavaggio di capi sintetici.
  • Il 30% dall’attrito degli pneumatici delle auto sull’asfalto.
  • Il 24% dalle polveri di inquinamento delle città.

Se analizziamo la situazione considerando la regione di provenienza delle microplastiche, possiamo dire che da Cina, India e Asia, arrivano principalmente a causa dei lavaggi di tessuti sintetici.

Nord America ed Europa invece producono microplastiche soprattutto dallo sfregamento degli pneumatici.

Abbiamo già delle possibili soluzioni da mettere in atto per contrastare le microplastiche?

Le microplastiche che si trovano nell’acqua di lavaggio delle fibre sintetiche possono essere intercettate in modo efficace dai sistemi di filtraggio, proprio come accade per l’acqua potabile, dove non sono presenti le microplastiche.

Per quanto riguarda le microplastiche derivate dall’uso delle nostre automobili e dall’inquinamento delle nostre città, è più difficile attuare azioni risolutive, ma sarebbe importante iniziare a parlarne e a dedicare loro la giusta attenzione.

A quali plastiche appartengono le microplastiche?

È stato studiato che la maggior parte delle microplastiche è fatta prevalentemente di PE polietilene e PP polipropilene. 

Sono effettivamente i materiali plastici maggiormente diffusi, ed è quindi ragionevole che anche le microplastiche appartengano principalmente a queste tipologie.

L’altra grande questione che interessa le microplastiche è il dibattito sulla loro tossicità, ovvero: sono dannose per la nostra salute?

Molto spesso, gli articoli che fanno riferimento alle microplastiche, le presentano come pericolose, ma nella realtà scientifica, non ci sono scritti e posizioni univoche su questo punto.

Alcuni studi sulla tossicità delle microplastiche ingerite dai pesci sono stati condotti in circostanze portate all’estremo, che rendono davvero difficile il verificarsi in natura di quei fattori, ad esempio facendo ingerire ai pesci quantità di microplastiche enormemente superiori a quelle che potrebbero ingurgitare negli oceani, oppure tipi di plastiche di cui non sono formate le microplastiche, o ancora composte da particelle di dimensioni sbagliate.

Possiamo dire che molte tipologie di plastiche, usate per il contatto con gli alimenti o l’uso personale, devono sottostare a rigidi protocolli di sicurezza, che rende la presenza di sostanze nocive minima e comunque ben al di sotto dei limiti consentiti.

Psicologicamente è difficile accettare come non dannoso, qualcosa che entra nel nostro corpo e che non sia anch’esso organico. 

Ma a un esame più attento, si trovano già nel nostro organismo, particelle non ‘naturali’, come ad esempio le polveri sottili. O al contrario, ingeriamo elementi tranquillamente presenti in natura, ma comunque ugualmente dannosi, come le sostanze cancerogene presenti in alcuni alimenti.

Sicuramente rimane valida una premessa: che le fonti di microplastica devono essere ridotte. Gli imballaggi in plastica devono essere raccolti e riciclati, e in nessun caso dovrebbero essere gettati nell’ambiente a decomporsi.

Nel mondo e in Europa la questione delle microplastiche è all’attenzione delle agende politiche, che si impegnano a mettere in atto strategie per aumentare i tassi di riciclaggio dei rifiuti di plastica.

Inoltre, sono in esame nuove misure per diminuire il rilascio delle microplastiche da parte dei tessuti, degli pneumatici, delle pitture e dei mozziconi di sigaretta.

Per un futuro dove la plastica sia sempre più una risorsa a ridotto impatto sul nostro Pianeta.

FONTI DATI

  • Chris DeArmitt, nel suo libro ‘Il paradosso della plastica’